“Come l’orchidea nel cemento” è il primo libro della scrittrice e giornalista udinese Annalisa Anastasi, pubblicato con la casa editrice indipendente, non a pagamento, Dialoghi. Si tratta del viaggio interiore dell’autrice verso la più profonda autoconsapevolezza, un percorso compiuto per sé stessa, da condividere con gli altri.
Attraverso le pagine di un diario e differenti tipologie di linguaggio, l’autrice racconta di forza interiore e resilienza, di come una persona possa sbocciare al meglio anche grazie alla propria fragilità. Di seguito l’intervista per conoscere meglio Annalisa Anastasi.
Come nasce “Come l’orchidea nel cemento”?
“Come l’orchidea nel cemento” nasce dalla condivisione di alcuni pensieri sui social, a cui seguivano messaggi in posta privata di svariate persone, molte non conosciute, che si immedesimavano in quei sogni, cadute e ostacoli.
Che significato ha il titolo?
L’orchidea ha bisogno di cura per esprimersi nel suo splendore. Il cemento rappresenta la società che, spesso, ne limita le potenzialità, tuttavia le “piccole orchidee” riescono a trovare il modo, con determinazione e resilienza, per emergere anche in situazioni difficili.
A chi è rivolto il libro?
Il libro è rivolto a tutti; parla, tra le altre cose, anche della scoperta della mia alta sensibilità, un tratto genetico che riguarda il 20% della popolazione a livello mondiale. Quando trattiamo certi temi, erroneamente, pensiamo possano riguardare solo le donne, ma è importante, per me, trasmettere il messaggio che pure gli uomini hanno una sensibilità e non devono essere giudicati quando decidono di manifestarla. Un uomo che piange non è meno uomo, anzi, è un essere umano ed è quello che conta.
Cosa significa essere altamente sensibili?
In primo luogo parliamo di studi recenti. Tanti di noi si sono sentiti a lungo sbagliati o non compresi dagli altri per le proprie caratteristiche. Ricordo ancora l’estate del 2019 quando molte delle mie domande hanno trovato risposta attraverso alcuni libri e video in rete: è stato un momento di pura emozione e di liberazione.
Negli ipersensibili predomina l’emisfero destro del cervello, vale a dire l’aspetto emozionale, intuitivo e istintivo. Abbiamo una forte sensibilità nei confronti del nostro dolore e di quello altrui e, da piccoli, ci sentiamo sempre fuori posto, in un’epoca che non ci rispecchia.
Perché parlare di questo tema?
Il mio desiderio era quello di divulgare un messaggio a cui tenevo in modo particolare, che può essere condiviso e stimolare un confronto e un dibattito. Sono assolutamente convinta che, oltre alle materie previste, a scuola sia opportuno educare alle emozioni, anche come forma di prevenzione al bullismo. I social hanno incrementato i rischi per i nostri ragazzi; il giudizio è, spesso, immediato e crudele. Dobbiamo fornire ai nostri figli gli strumenti affinché non si sentano sbagliati, perché nella diversità si trovano le potenzialità di ognuno di noi.
Cosa consiglia a chi vorrebbe pubblicare un libro?
In primo luogo di documentarsi bene sulla casa editrice o l’agente letterario a cui si desidera mandarlo. Io ho pubblicato con una casa editrice non a pagamento; è anche un modo per mettersi alla prova.
Il mio libro è stato valutato da un comitato di lettura e, dopo alcuni mesi, mi hanno risposto. Si deve considerare che queste realtà ricevono un quantitativo molto elevato di manoscritti ogni giorno, quindi non bisogna avere fretta.
Prossimi obiettivi?
Continuo a scrivere, soprattutto di notte, quando mio figlio Ettore dorme (ha quattro anni). Ho avviato un podcast che si chiama “L’incantesimo del bruco” e si può ascoltare gratuitamente su Anchor e Spotify, con l’obiettivo di raccontare storie di vita e di cadute. Non credo nella perfezione che, spesso, viene veicolata attraverso i social. Dobbiamo iniziare a mostrare ai nostri giovani cosa viene prima del successo e che non esistono persone vincenti che non siano inciampate parecchie volte. Non credo nella fortuna, ma nell’impegno.
Infine, ho un blog che si chiama “Una mamma per reporter” in cui racconto storie di talento e di entusiasmo, in particolare di donne, e di disabilità non percepita come limite. Esistono un sacco di famiglie, nel nostro Paese, che svolgono un lavoro meritorio di collante sociale e creano reti per colmare, in alcuni casi, il vuoto istituzionale.
Dove si può trovare il libro?
Online, anche sul sito di Edizioni Dialoghi (https://www.edizionidialoghi.it/come-lorchidea-nel-cemento), oppure si può ordinare in qualsiasi libreria.
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