Con un indice Rt tra i più alti d’Italia, superiore a 1, l’Alto Adige nuovamente in confinamento a partire da lunedì 8 febbraio, con decisa riduzione della mobilità e delle attività commerciali. Indice superiore a 1 anche per il b.
L’elevato valore registrato in provincia di Bolzano e la scoperta del primo caso di variante inglese ha consigliato la giunta provinciale guidata da Arno Kompatscher ad un drastico intervento riportando l’Alto Adige nuovamente in confinamento: «ora serve il rispetto delle regole e la solidarietà di tutti per poter riaprire tra tre settimane, altrimenti tutti gli sforzi saranno inutili. Purtroppo le varianti del Covid-19 hanno sconvolto la tabella di marcia per l’uscita dalla pandemia. Anche Roma teme un’accelerata a livello nazionale».
L’assessore altoatesino alla salute, Thomas Widmann, ha ribadito che la situazione negli ospedali «è abbastanza tesa, ma ancora sotto controllo. La pressione sta comunque lentamente aumentando. Serve un patto tra gli altoatesini, rispettando le regole e riducendo i contatti nel tempo libero».
Parlando delle limitazioni che saranno introdotte con la nuova ordinanza, Kompatscher ha sottolineato che «le norme da sole non bastano, serve l’impegno di tutti a rispettare le regole anche nella propria vita privata. È una questione di solidarietà, soprattutto nei confronti di chi paga il prezzo più alto a causa delle chiusure. Solo così possiamo uscire da questa situazione e guardare con più speranza ad un futuro che, grazie ai vaccini, possa consentire un graduale ritorno alla normalità».
Le scuole medie e superiori torneranno alla didattica a distanza a partire da lunedì 8 febbraio, mentre da giovedì 10 febbraio sarà il turno delle scuole elementari. La settimana successiva gli istituti saranno chiusi per le vacanze di Carnevale, e al rientro (lunedì 22 febbraio) riprenderanno le lezioni in presenza per scuole elementari e scuole medie. I ragazzi delle scuole superiori, invece, dovranno seguire per un’ulteriore settimana le lezioni con la modalità della didattica a distanza.
«I numeri ci dicono che i protocolli di sicurezza applicati nelle scuole funzionano – ha commentato l’assessore alla scuola italiana Giuliano Vettorato -. La scelta di chiudere è una scelta obbligata dai dati sui contagi, che purtroppo non stanno calando. La didattica a distanza ripartirà, forte della positiva esperienza maturata in questi mesi».
L’assessore alla scuola tedesca e all’economia, Philipp Achammer, dopo aver assicurato che per le aziende saranno previsti anche dei ristori provinciali, in aggiunta a quelli nazionali, ha sottolineato che «abbiamo cercato il più possibile di tenere aperte le attività lavorative e di garantire la didattica in presenza. Negli ultimi giorni le condizioni di base sono cambiate, e questa decisione è stata inevitabile. La chiusura parziale degli esercizi commerciali e la didattica a distanza nelle scuole per le prossime tre settimane ritengo che sia una soluzione accettabile».
E’ stato ribadito che potranno rimanere aperte le attività commerciali individuate come necessarie dai codici ATECO, che quelle produttive e artigiane potranno proseguire a patto che vi sia un test periodico dei collaboratori e che all’interno dei territori comunali sarà consentita l’attività motoria, ma sempre in forma individuale ed evitando ogni tipo di assembramento.
In seno alla giunta provinciale si apre una spaccatura tra i due assessori della Lega: se Vettorato è favorevole al nuovo confinamento, viceversa l’assessore Massimo Bessone è contrario e tanto è bastato all’esponente di Fratelli d’Italia, Alessandro Urzì, a rilanciare chiedendo le sue dimissioni o una verifica di maggioranza, sostenendo come «il metodo usato da Kompatscher è intollerabile, con annunci attraverso la stampa, ma sono intollerabili anche le decisioni che lo hanno preceduto. La scelta ostinata, anche da parte delle delegazione leghista, di usare criteri diversi da quelli nazionali vestendoci di giallo quando eravamo classificati rossi (e rossi scuri dall’Europa), o vestendoci di rosso quando avremmo potuto essere gialli ha creato le premesse di questa situazione disastrosa e del fallimento della via altoatesina di cui porta la responsabilità anche il governo Pd/Cinque Stelle che non vi si è opposto con i ricorsi alla Corte costituzionale che andavano fatti a tempo debito. Una decisione ideologica – sottolinea Urzì – di differenziarci che ha creato caos fra gli operatori economici e i cittadini, che ha fatto perdere ristori nazionali e non ha fatto arrivare quelli locali».
La decisione di porre l’Alto Adige nuovamente in confinamento ha fatto scattare la piccata protesta di Unione – Confcommercio Alto Adige che per bocca del suo presidente, Philipp Moser, la bolla come «una decisione totalmente priva di senso».
«La chiusura di alcune attività che non rappresentano assolutamente un hotspot, come nel novembre dello scorso anno, ha dimostrato di non portare assolutamente a nulla, e rifarlo ora non ne aumenterà l’efficacia – sottolinea Moser -. Perché riproporre nuovamente un provvedimento con la piena consapevolezza che – come dimostrato in autunno – non servirà a niente? Il commercio è completamente a terra. E inoltre non ci sono finanziamenti a compensazione. Sono attese forti reazioni delle aziende in tutta la provincia, e qualcosa si sta preparando».
L’Unione è contraria a questo nuovo confinamento: «al suo posto chiediamo misure più severe, come controlli e ulteriori misure di protezione. Le aziende devono rimanere aperte per quanto possibile e continuare a lavorare! Anche con regole e controlli più severi. La situazione è grave non solo per il sistema sanitario, ma anche per le aziende e i loro collaboratori, che vi si trovano coinvolti senza alcuna colpa».
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