«La metalmeccanica friulana è un comparto variegato e complesso, inserito e protagonista nelle filiere internazionali – afferma Sergio Barel, presidente di COMET, il cluster della metalmeccanica Friulana, un comparto di 3.850 imprese che rappresentano il 48% dell’industria regionale e impiegano quasi 60.000 lavoratori -. È un settore che merita la giusta attenzione da parte delle istituzioni regionali: niente deve essere dato sempre per scontato, ma continuamente alimentato, dalla formazione agli istituti di secondo grado, dagli eccellenti ITS alle Università, dalla ricerca e sviluppo con i parchi regionali, fino agli investimenti in innovazione e alla spinta alla digitalizzazione in ottica 4.0 fortemente voluta e animata dalle imprese».
La metalmeccanica è a tutti gli effetti una delle eccellenze del manifatturiero regionale, ma anche dell’Italia: secondo l’ultimo rapporto a cura di Info Data – Il Sole 24Ore per Repower (giugno 2020) la metalmeccanica, con 43.000 imprese e 898.000 addetti contribuisce direttamente al PIL nazionale per il 3,9%. Non solo: secondo un’elaborazione Prometeia su dati GTI nella filiera metallurgico-meccanica sono preponderanti i prodotti a elevata complessità, a conferma che la metalmeccanica va considerata a tutti gli effetti una delle eccellenze del nostro Paese.
«In Friuli Venezia Giulia la metalmeccanica è costituita da un comparto di aziende che si confrontano con un contesto competitivo unico, che deve fare i conti con la propria storia, le proprie risorse e competenze – prosegue Barel -. Un settore da sempre caratterizzato da eccezionali doti di resilienza che hanno permesso un’evoluzione tutt’altro che darwiniana – come accaduto in altri contesti produttivi – ma piuttosto contraddistinta dall’attitudine al cambiamento intesa come abilità e volontà di fornire delle risposte alle trasformazioni del mercato, della tecnologia, della domanda. La storica vocazione all’export di una regione di confine ha sicuramente rafforzato queste caratteristiche».
Un distretto con un’elevata complessità interna, fatta di omogeneità settoriale contrapposta a specializzazioni produttive con molteplici settori di sbocco. Cosa significa? Significa che la produttività della metalmeccanica regionale non è affatto fine a sé stessa, lavora invece in modo trasversale e plurisettoriale, al servizio dell’edilizia, dell’automotive, dell’agroalimentare, dell’elettrodomestico, del settore energetico, del siderurgico, del navale e aerospaziale, del farmaceutico, ma anche del tessile, della logistica, dell’ingegneria civile e dell’arredo, solo per citarne alcuni.
«È la congenita capacità di guardare lontano – sottolinea Barel – che ha permesso alla metalmeccanica friulana di acquisire valore non solo attraverso l’ampiezza dello spettro produttivo, ovvero la molteplicità di fasi produttive che presidiano le imprese, ma anche mediante il tipo di attività presidiate».
A conferma di ciò, dallo studio redatto dal Cluster COMET in collaborazione con le università di Udine e di Trieste, un dato risulta lampate ovvero quello legato alla progettazione e della co–progettazione, un’attività focale per l’85,3% delle aziende della metalmeccanica friulana, che conferma come la capacità progettuale sia considerata una delle competenze del subfornitore “evoluto”, colui che nel rispondere ad una richiesta del committente, è in grado di aggiungere la propria intelligenza progettuale al fine di migliorare i prodotti dei clienti o di rendere più efficiente il processo produttivo.
La corsa ai mercati esteri interessa le imprese di tutti i settori e di tutte le dimensioni aziendali anche se, come comprensibile, con diverso grado di intensità. Se tra i produttori di macchinari ed attrezzature la percentuale di esportatori supera l’85% delle imprese, nel settore della componentistica meccanica e dei prodotti in metallo si attesta comunque ad un valore al 63,7%. E l’internazionalizzazione coinvolge persino le micro-imprese (0,5-2 mln di fatturato): sono più della metà le aziende internazionalizzate (50,7%).
Si tratta con tutta evidenza di un dato che testimonia come gli effetti della globalizzazione dei mercati nel lungo termine, e della crisi economica nel medio, hanno avuto sulle imprese del territorio. Un’altra conferma della presenza di una chiara visione strategica e della costante ricerca di allineamento tra le opportunità e le minacce provenienti dal contesto competitivo ed i punti di forza e di debolezza dell’impresa.
La propensione all’export, è una caratteristica riscontrabile anche su scala nazionale, dove, sempre secondo quanto rilevato da Info Data – Il Sole 24Ore, il 44% del valore della produzione dell’industria metalmeccanica italiana prende la via dei mercati internazionali, Stati Uniti e Germania in primis. Lo scoppio del Coronavirus ha però influito sulla riduzione degli ordini provenienti dal mercato domestico e internazionale.
Tra gennaio e aprile 2020 la quota di esportazioni è calata del 17%, con un picco negativo del 46,3% solo ad aprile. Un quadro che porta al crollo della fiducia delle imprese – secondo l’ISTAT – e prospetta un futuro incerto sul fronte degli ordinativi interni ed esteri, ma soprattutto fa supporre un risultato negativo sulla disponibilità della liquidità necessaria per far fronte alle esigenze operative.
«In questo contesto di incertezza sia a livello nazionale che regionale, il principale punto di forza delle imprese del territorio è la solidità delle competenze e delle tecnologie, valorizzate da produzioni di qualità, di altissima precisione e una vocazione alle tecnologie digitali sempre più impattante – afferma Barel -. Competenze del fare, del concepire, ma anche dell’innovare, per migliorare efficienza e qualità. Un approccio di tipo applicativo, piuttosto che esplorativo, perché guidato dall’esistenza di una precisa opportunità di mercato. Innovazione che inizia ad estendere i propri confini oltre la mera applicazione tecnologica e si sta avventurando nel campo dei modelli di business. I dati sulla volontà di adottare le tecnologie digitali abilitanti dell’Industry 4.0 sono in netta crescita, e questa attitudine deve essere agevolata con azioni di supporto alle imprese mirate e verticali. La filiera della meccanica è la più ampia base di attività digitalizzabili in regione per cui potremo dire che non c’è digitalizzazione concreta se la filiera meccanica non la traina».
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