Friuli Venezia Giulia e Alto Adige sono le aree italiane in “rosso scuro” nella mappa dei contagi da Covid-19 appena pubblicata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornata al 28 gennaio che fa scattare il divieto di uscita dai territori e l’obbligo di quarantena per 14 giorni.
In Italia le aree definite come ad alto contagio – in “rosso scuro” in cui il virus circola a livelli molto elevati, con il tasso di notifica dei casi superiore a 500 ogni 100.000 persone. – rimangono solo due rispetto alle quattro iniziali, con Veneto ed Emilia Romagna portate in zona “rosso”. Aumentano le aree rosse penisola iberica (Spagna e Portogallo), l’Irlanda, i paesi baltici, alcune zone della Francia, Olanda e Svezia, la Germania dell’Est e la Cechia.
La nuova classificazione Ecdc è criticata duramente dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «è vergognoso che il Ecdc abbia oggi aggiornato la mappa dei contagi da Covid-19 in Europa, collocando il Friuli Venezia Giulia fra le aree in rosso scuro. Si tratta di un territorio che in Italia non è mai stato nemmeno in zona “rosso”. Chiediamo al Governo di intervenire subito a livello europeo per chiedere la correzione di questa mappatura che prendendo in considerazione un unico parametro, penalizza esclusivamente chi è in grado di fare molti tamponi».
Fedriga è convinto che «questo meccanismo di valutazione della diffusione della pandemia produca danni gravissimi all’immagine dell’intero NordEst con pesanti ripercussioni in particolare sul nostro comparto turistico. Non possiamo accettare una mappatura che non poggi su dati scientifici condivisi. Per questo – ha concluso Fedriga – chiediamo all’esecutivo nazionale di agire immediatamente in difesa delle Regioni italiane».
La gestione dei test per l’indagine sul Covid-19 sono al centro della richiesta delle minoranze del Consiglio provinciale di Trento di istituire una commissione consiliare d’indagine su come la giunta provinciale abbia gestito l’emergenza Covid-19. Pd, Europa Verde, Onda Civica, 5 Stelle e Patt, partiti di opposizione in Consiglio provinciale a Trento, hanno depositato una proposta di mozione dove la premessa ricorda che nel novembre 2020, «a seguito della decisione di considerare i tamponi antigenici come sufficienti per porre diagnosi di Covid-19 con verifica del molecolare 10 giorni dopo, erano sorti dubbi sulla possibile incongruenza tra i conteggi ufficiali e la reale diffusione della pandemia sul territorio provinciale». I consiglieri segnalano inoltre le differenze emerse tra i dati comunicati dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) e quelli resi pubblici dai sindaci dei comuni trentini, relativi ai test molecolari e antigenici effettuati sulla propria popolazione. Per questo il 4 dicembre scorso le minoranze avevano presentato una proposta di risoluzione discussa e approvata in aula, che impegnava la Giunta e il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti (Lega), a fornire numeri trasparenti e dettagliati.
«Risoluzione che – continua la mozione – il 21 gennaio scorso otteneva dall’esecutivo una risposta parziale e incompleta. Intanto la stampa, anche nazionale, aveva evidenziato dubbi e presunte incongruenze rispetto al numero dei contagiati effettivi e al numero di quelli ufficialmente conteggiati dall’amministrazione provinciale. Vista la risposta della Giunta, le opposizioni avevano depositato il 22 gennaio una formale richiesta di accesso agli atti. Nei giorni scorsi, inoltre, alcuni organi di informazione hanno divulgato i dati dell’Apss, secondo i quali nel mese di novembre non sarebbero stati dichiarati, nel numero dei contagi, 13.300 individui, rispetto ai 5.900 comunicati ufficialmente dalla Provincia».
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