Aeroporti italiani, nel 2020 persi 140 milioni di passeggeri

Un calo del 72,6% sul 2019. Il Polo Aeroportuale del NordEst ha chiuso il 2020 in flessione del 76,8% rispetto al 2019.

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Gli aeroporti italiani chiudono il 2020 con soli 53 milioni di passeggeri contro i 193 milioni del 2019: un calo drammatico per gli scali nazionali che perdono in un anno 140 milioni di viaggiatori, ovvero il 72,6% del traffico.

Secondo i dati elaborati da Assaeroporti, a causa della pandemia da Covid-19 e delle conseguenti restrizioni alla libera circolazione tra Stati, nel 2020 in Italia non hanno volato 7 passeggeri su 10 e ad essere maggiormente penalizzate sono state le destinazioni extra-UE, che segnano un –81,2%. Altrettanto netto il calo del traffico UE, -77,5%, mentre più contenuto, ma comunque significativo, quello dei voli domestici, -61,3%. Inoltre, le rotte nazionali, che nel 2019 rappresentavano il 33% del traffico complessivo, nel 2020 raggiungono un peso di circa il 50%.

Forte anche la contrazione dei movimenti aerei, pari al -57,2%, mentre il traffico merci si attesta ad un -23,7%. Un calo, quest’ultimo, meno marcato in ragione del ruolo chiave rappresentato dal cargo aereo durante la pandemia: in primis per consentire la distribuzione in tutte le aree geografiche del Paese di dispositivi e apparecchiature mediche e in secondo luogo per l’incremento dell’e-commerce. A differenza del segmento passeggeri, il traffico cargo nei mesi successivi al primo confinamento (da luglio in poi) ha progressivamente ridotto il divario rispetto al 2019 attestandosi nel mese di dicembre 2020 a -10,6%.

«I risultati del 2020 confermano le fosche previsioni di un anno disastroso per gli aeroporti italiani – commenta il presidente di Assaeroporti, Fabrizio Palenzona -. Il Governo si è mosso su sollecitazione di Assaeroporti, che ha trovato nel ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, un’interlocutrice attenta e sensibile, e ha messo in campo misure sia di natura economica per la compensazione dei danni subiti dai gestori aeroportuali, sia in materia di ammortizzatori sociali. La situazione rimane però pesantissima. Da parte loro i gestori hanno realizzato importanti investimenti, soprattutto a favore della sicurezza dei viaggiatori. Per la ripartenza è necessario accelerare l’erogazione delle risorse già stanziate a favore degli aeroporti e prevedere la proroga della cassa integrazione per tutelare i livelli occupazionali. Non vanno perse – conclude Palenzona – le opportunità offerte dal “Recovery Fund”, tenuto conto che gli aeroporti sono strategici per la ripresa dell’economia, del turismo e per la connettività del Paese».

La pandemia, oltre ad una perdita di volumi di traffico, ha determinato nel 2020 un drastico calo della connettività aerea, vale a dire il numero di rotte disponibili e la frequenza dei collegamenti di un Paese con il resto del mondo. I dati diffusi da ACI Europe nell’Airport Industry Connectivity Report 2020 indicano che in Europa gli indici di connettività hanno registrato una contrazione superiore a quella del traffico passeggeri. In particolare, in Italia, in soli sei mesi, da aprile a settembre 2020, la connettività degli aeroporti italiani si è ridotta di quasi il 90% rispetto al 2019, a conferma del fatto che la timida ripartenza registrata nei mesi estivi non ha comportato una uguale ripresa della connettività. Secondo le più recenti stime di Eurocontrol, lo scenario maggiormente realistico colloca nel 2026 il pieno recupero dei volumi di traffico registrati nel 2019.

Scendendo a livello del NordEst, il sistema aeroportuale che fa perno sugli scali di Venezia (SAVE), Treviso (AER TRE), Verona e Brescia (Catullo) ha registrato un calo superiore a quello medio nazionale, con -76,8%, con un complessivo di 4.307.796 passeggeri, con Treviso che ha conseguito un calo maggiore (-85,8%), seguito da Brescia (-77,2%), Venezia (-75,8%) e Verona (-71,4%). 

La riduzione del volume di passeggeri del Polo è stata molto condizionata dal fatto che storicamente il traffico degli aeroporti del Polo del NordEst è alimentato in maggior misura dai mercati internazionali (nel 2019 il mercato domestico aveva rappresentato il 35% del totale, contro una media nazionale del 46%).

Il settore cargo del Polo ha gestito 80.629 tonnellate di merce, registrando una riduzione minore in termini percentuali rispetto ai passeggeri pari al -15,4%, grazie all’attività di spedizionieri/corrieri espressi quali DHL (a Venezia e Brescia), UPS (a Venezia), Fedex (a Venezia) e, su Brescia, di Poste Italiane.

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