Nuova tegola dall’Unione europea sulla classificazione dei territori comunitari a rischio Covid–19, specie ora che si registrano variazioni decisamente più forti e pericolose del virus originale, secondo cui la “zona rossa” di un rosso decisamente più scuro di quello finora utilizzato fiorirebbe praticamente in tutta l’euroarea.
Ad anticipare la proposta di nuova classificazione è stato il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, che ha diffuso una simulazione della nuova mappa del contagio in Ue realizzata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). In Italia il provvedimento colpirebbe in particolare il NordEst, scatenando le reazioni dei governatori regionali.
Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto e Alto Adige sarebbero i quattro territori italiani a colorarsi di rosso scuro e ad essere sottoposti all’obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell’Ue.
«Purtroppo, le valutazioni si basano soprattutto sull’incidenza settimanale (sui positivi ogni 100.000 abitanti), senza mettere questo dato in correlazione ai numeri di test effettuati, ovvero il numero test ogni 100.000 abitanti – afferma il governatore altoatesino, Arno Kompatscher -. Seguendo questa logica una regione che non effettua test non avrebbe problemi, perché avrebbe un’incidenza di zero». La giunta altoatesina valuterà possibili misure e un eventuale invito a usare mascherine Ffp2.
I governatori di Veneto (Luca Zaia), Emilia Romagna (Stefano Bonaccini) e Friuli Venezia Giulia (Massimiliano Fedriga), in una nota congiunta, sfanno sapere che «imporre ai cittadini delle nostre Regioni l’obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell’Unione europea, così come previsto per le realtà colorate di “rosso scuro”, significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi».
Intanto, sul fatto che fino ad oggi l’Alto Adige, classificato al livello nazionale “zona rossa”, abbia stabilito localmente di comportarsi come “zona gialla” sfruttando le competenze autonomistiche nel silenzio complice del governo BisConte, arriva la reazione del deputato Bellunese di Forza Italia, Dario Bond, che utilizza l’ironia in una questione dannatamente seria: «il governo sa che oltre alla “zona rossa”, “arancione” e “gialla” esiste anche la “zona Alto Adige”? E sa che a Bolzano fanno quello che vogliono? Delle due l’una: o il Covid-19 è talmente scaltro da riconoscere i confini delle Autonomie speciali tale da fermarsi prima di entrare in territorio altoatesino; oppure siamo di fronte all’ennesima stortura che crea figli e figliastri, con danni enormi soprattutto per i territori contermini come per il Bellunese».
Secondo Bond «nell’ordinanza del 5 gennaio, rafforzata con atto del 15 gennaio, viene espressamente previsto di tenere aperti i bar, con servizio al tavolo, con il risultato che per gli altoatesini è possibile cenare al ristorante, previa la prenotazione. Ma Bolzano non è in “zona rossa”? Lo trovo assurdo, soprattutto per i territori Bellunesi confinanti con l’Alto Adige che da sempre vivono questa concorrenza sleale dell’Autonomia speciale e che adesso avvertono con maggiore forza differenze quanto mai anacronistiche e impossibili da digerire».
«Se esiste la “zona Alto Adige” – conclude Bond – nonostante i numeri di contagi e indici Rt tali da rendere Bolzano “zona rossa”, vuol dire che tutto quello che stiamo sopportando per superare il virus è inutile».
E le polemiche sulla classificazione dei territori agitano anche il Trentino, da sempre “zona gialla” con l’obiettivo di arrivare a breve in “zona bianca” senza più alcun limite: anche qui sta emergendo il possibile inghippo utilizzato dal governo provinciale per alleggerire i casi positivi. Infatti, da quanto sta emergendo, in Trentino, a differenza dalle altre regioni, i test molecolari verrebbero svolti sui casi positivi all’antigenico non nel giro di 24-48 ore al massimo, ma mediamente dopo 10 giorni, con il risultato che chi è risultato positivo all’antigenico, in attesa della conferma al test molecolare, non è sottoposto ad alcun vincolo, con la possibilità di trasformarsi in un potenziale veicolo diffusivo della pandemia. Una pratica che, secondo i critici all’operato del governo provinciale, avrebbe evitato al Trentino di peggiorare la propria classificazione da “zona gialla” ad “arancio” o anche “rossa”.
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