Tribunale di Verona: i cambi di partito degli eletti non cancellano i patti di finanziamento

Gli accordi privati di sovvenzione sottoscritti dagli eletti con il partito non vengono meno con il cambio di casacca.

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infiltrazioni criminali

Da Verona arriva la prima sentenza che interviene su un “tema caldissimo” nei rapporti fra molti eletti e nominati e i partiti o movimenti che li hanno candidati e portati ad uno scranno: il rispetto dei patti di finanziamento sottoscritti prima dell’elezione.

Fai parte di un movimento politico? Firmi un accordo per contribuire al suo finanziamento attraverso la retrocessione di una percentuale dei compensi derivanti dalla tua attività pubblica? Beh, questo impegno vale anche se cambi movimento nell’arco del mandato. Lo dice a chiare lettere una pronuncia del Tribunale di Verona (Sezione terza civile, Giudice Dott. Massimo Vaccari, n. 10346/2019 R.G.) che farà giurisprudenza mettendo chiarezza a tantissimi casi aperti in Italia tanto a livello locale che a livello nazionale. 

Il Tribunale scaligero ha confermato la validità del decreto ingiuntivo richiesto dal Movimento civicoVerona Pulita” e dal suo fondatore, avvocato Michele Croce, già presidente di Agsm Verona, nei confronti di Edi Maria Neri, di professione giudice di pace, che a seguito delle elezioni comunali di Verona del 2017 era stata nominata assessore alla Legalità, Trasparenza e Anticorruzione in quota al movimento. Neri aveva sottoscritto, così come tutti i rappresentanti di “Verona Pulita” che avevano ottenuti incarichi pubblici, i patti di finanziamento che prevedevano il versamento al movimento del 20% dei compensi ottenuti.

Per diversi mesi, l’assessore Neri aveva adempiuto al suo impegno, salvo poi cessare ogni versamento a causa della sua uscita da “Verona Pulita”. Alle richieste del movimento, Neri aveva opposto un rifiuto motivandolo col cambio intercorso di rappresentanza politica. 

Così, al decreto ingiuntivo emesso il 24 dicembre 2019 dal Tribunale, Neri aveva presentato opposizione che il giudice ha rigettato scindendo in maniera chiara la libertà di opinione, e quindi la piena possibilità di cambiare idee e movimento politico anche se eletti in una formazione diversa, con la massima libertà d’azione politica, dal necessario rispetto di una libera e volontaria promessa di pagamento, imponendo conseguentemente a Neri di versare a “Verona Pulita” gli “arretratipiù interessi e spese legali.

Non solo. Il Tribunale di Verona ha anche escluso l’applicazione della c.d. “Legge Spazzacorrotti” (L. n. 3/2019) ai movimenti civici come “Verona Pulita” che si siano presentati alle elezioni amministrative nei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, liberando le liste civiche dai vincoli di pubblicità ed oneri contabili pesantissimi previsti per i partiti nazionali.

«Questa sentenza stabilisce un principio fondamentale e pone un freno ai “cambi di casacca” che stanno diventando una costante della politica italiana – commenta il fondatore di “Verona Pulita”, Croce -: viene salvaguardata la libertà di pensiero e la massima agibilità politica, ma si fissa anche un limite, una responsabilità nei confronti dei movimenti politici cui si aderisce. Cambiare idea è lecito, usare la politica come un taxi che si prende e si lascia dove si vuole, no. È buon senso, ed oggi lo ha stabilito anche la Giustizia».

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