Fermare le riammissioni in Slovenia e disporre l’immediato ingresso sul territorio dello Stato italiano del cittadino 27enne di origine pakistana che ne aveva fatto richiesta nella veste di richiedente asilo, affinché venga registrata la sua domanda di protezione internazionale: il Tribunale civile di Roma, sezione per i diritti della persona e immigrazione, ha condannato il ministero dell’Interno a pagare le spese di giudizio e a prendere in esame la domanda di asilo del ricorrente.
Nell’ordinanza del tribunale, si analizza la natura giuridica dell’Accordo bilaterale fra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla riammissione delle persone alla frontiera, firmato a Roma il 3 settembre 1996, evidenziando in primo luogo che non essendo stato ratificato dal Parlamento l’esecuzione dell’Accordo non poteva comportare deroghe a disposizione normative interne e internazionali di natura anche costituzionale. Si evidenzia poi come le modalità di esecuzione dell’Accordo, così come illustrate anche dal ministero dell’Interno in risposta a una interrogazione parlamentare, violino numerose norme interne e internazionali anche di rango costituzionale, in particolare le garanzie previste a tutela dei richiedenti asilo e la procedura per il trasferimento dei richiedenti asilo tra i paesi dell’Unione Europea (cosiddetto Regolamento di Dublino III), oltre a comportare la violazione dell’obbligo di non respingimento, previsto dagli articoli 3 CEDU, 4 e 19 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e dall’art 19 del decreto legislativo numero 286/1998.
Le reazioni del mondo politico alla sentenza non sono tardate. «La decisione del Tribunale di Roma di considerare illegali le riammissioni in Slovenia dei migranti è paradossale. Vediamo continuamente altri Paesi europei come la Francia respingere i migranti a Ventimiglia e a Bardonecchia o l’Austria al Brennero e l’Italia non potrebbe respingere i migranti verso la Slovenia? Siamo al controsenso – dichiara l’europarlamentare e coordinatore regionale Lega Friuli Venezia Giulia, Marco Dreosto -. Cosa dovrebbe fare la polizia di confine che, con pochi mezzi a disposizione, fa già il suo massimo? Limitarsi a fare da taxi ai migranti rintracciati sul Carso Triestino o nell’Udinese? Al contrario, bisogna rafforzare i controlli ai confini, permettere i respingimenti e, come ho personalmente richiesto ufficialmente questa settimana al Parlamento europeo, rafforzare i confini esterni dell’Ue, istituendo dei centri di controllo e prevedere un sistema di rimpatri serio ed effettivo per chi non ha il diritto di ricevere lo status di rifugiato».
«E’ una sentenza che rischia di trasformare il Friuli Venezia Giulia nel campo profughi d’Europa e che sancisce il principio che è vietato difendere confini interni ed esterni dell’Europa: così non può funzionare e mi auguro che a Roma si intervenga in tempi celeri per opporsi a questa decisione e si trovino soluzioni ancora più efficaci per contrastare il traffico illecito di esseri umani – afferma l’assessore regionale alla sicurezza, Pierpaolo Roberti -. Mi chiedo come si possa anche solo immaginare che Slovenia e Croazia non possano essere considerati Paesi non sicuri. Mi auguro – aggiunge Roberti – che la politica tutta prenda posizione a difesa dei nostri uomini e donne della Polizia di stato che, dalle inverosimili ricostruzioni emerse dalle carte, vengono descritti come responsabili di atti illeciti e violenze. La Regione sa da che parte stare e si schiera con le Forze dell’ordine, esempio di spirito di servizio alle istituzioni e alle comunità».
Sulla portata della sentenza interviene anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «incomprensibile ordinanza del Tribunale ordinario di Roma che dichiara illegittima la prassi delle riammissioni in Slovenia adottata dal Viminale in attuazione dell’accordo bilaterale con la Slovenia sul respingimento degli immigrati clandestini colti a pochi chilometri dal confine di Stato. Ancora una volta la magistratura entra a gamba tesa vanificando addirittura accordi internazionali dell’Italia e quindi incidendo sulla sovranità nazionale. Il Viminale resista: le frontiere debbono essere difese, la magistratura non può scientemente far diventare un colabrodo le nostre frontiere. La prassi improvvisamente contestata dalla magistratura, peraltro adottata da quasi tutte le nazioni europee, è l’unico modo per fronteggiare l’immigrazione incontrollata e gestita dai trafficanti di essere umani».
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