Strategia sulla biodiversità: Confagricoltura incontra a Bruxelles la delegazione Lega

Dreosto: «condivisione sulla biodiversità e sulle modifiche da proporre».

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strategia sulla biodiversità

Importante incontro al Parlamento europeo tra gli europarlamentari della Lega e Confagricoltura. Cristina Tinelli, rappresentante dell’Organizzazione agricola a Bruxelles, ha espresso una serie di proposte emendamentive per la modifica di alcuni punti della nuova strategia sulla biodiversità. 

Tinelli ha evidenziato l’importanza di una regia locale, che renda applicabili le linee guida della Strategia a livello territoriale, coinvolgendo i portatori di interessi, non solo agricoltori, ma anche cacciatori, pescatori, raccoglitori e proprietari terrieri. 

«La natura va gestita per il mantenimento della biodiversitá con una gestione sostenibile, inoltre la Commissione europea non può continuare ad imporre determinati metodi produttivi senza il supporto di dati scientifici, inoltre serve reciprocità e coerenza con le altre politiche adottate» ha puntualizzato Tinelli riferendosi alla PAC, la Politica agricola comune.

L’eurodeputato friulano Marco Dreosto, relatore del dossier della strategia sulla biodiversità per il gruppo ID, nel suo intervento ha ringraziato Confagricoltura per aver esposto una serie di problematiche ampiamente condivise. Dreosto ha ribadito l’importanza di supportare in maniera adeguata gli agricoltori che rinunciano ad una parte dei propri terreni, riconvertendoli in aree ad elevata biodiversità come prati stabili, siepi, zone boscate, al fine di supportare la perdita di reddito dell’imprenditore agricolo ed evidenziando che i ripristini ambientali dovrebbero essere a carico anche degli amministratori pubblici e di altri soggetti privati e ricomprendere anche superfici non agricole. 

Questo punto chiave, peraltro condiviso dalla referente di Confagricoltura, trova contezza nell’emendamento integrativo proposto da Dreosto alla Commissione, con cui chiede l’emanazione di misure di sostegno volte ad incentivare la riconversione di immobili e infrastrutture inutilizzate e fatiscenti in aree naturali: «immobili abusivi o sequestrati dallo Stato, capannoni inagibili e abbandonati che risultano oltretutto onerosi in termini fiscali, potrebbero essere riconvertiti in aree verdi». Secondo Dreosto, «incentivare il recupero delle aree urbane abbandonate o degradate ponendo dei limiti alla cementificazione risulterebbe strategico non solo per evitare di sottrarre terreni coltivabili all’agricoltura ed aumentare zone verdi, ma anche per migliorare l’aspetto dei luoghi dal punto di vista paesaggistico».

Rimane ancora irrisolta la questione dell’utilizzo di terreni agricoli per l’installazione di impianti fotovoltaici che precludono per almeno 20 anni la coltivazione a destinazione alimentare. «Anche in questo caso è necessario privilegiare l’utilizzo dei terreni agricoli a favore delle pratiche agronomiche, mentre l’installazione dei pannelli fotovoltaici deve essere prioritariamente indirizzata verso i tetti degli edifici ad uso produttivo e amministrativo/pubblico» conclude Dreosto.

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