Disagio psicologico: per la Cciaa Fvg c’è anche quello degli imprenditori

«Non solo di studenti in “Dad”. Gli imprenditori sono esasperati dalla continua girandola di aperture e chiusure».

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La pandemia da Covid-19 causa disagio psicologico non solo negli studenti costretti alla “Dad”, la didattica a distanza, anche presso le migliaia di imprenditori costretti a confrontarsi quotidianamente con la girandola di divieti e conseguenti aperture e chiusura delle loro attività.

«Gli esperti vedono solo il disagio psicologico degli studenti in “Dad”, ma nessuno pensa a quello di imprenditori e loro collaboratori» sottolinea Unioncamere del Friuli Venezia Giulia, raccogliendo l’allarme «degli imprenditori più colpiti» dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. 

Secondo le Camere regionali «nel momento in cui l’attenzione di tutti è puntata sul disagio psicologico degli studenti, ci stupiamo che nessuno degli esperti abbia speso una sola parola di preoccupazione per l’esasperazione interiore a cui sono arrivati tantissimi imprenditori: è ora che si aprano gli occhi e si agisca a tutela anche dell’impatto psicologico che pesa sulle nostre Pmi, in balia da ormai quasi un anno di decreti e ordinanze, in una continua altalena di aperture e chiusure improvvise e zero chiarezza». Senza trascurare il fatto che nella scorsa crisi finanziaria sono stati centinaia gli imprenditori che si sono suicidati perché incapaci di affrontare la situazione delle loro attività messe in crisi dalla carenza di liquidità.

Per i presidenti delle Cciaa di Pordenone-Udine, Giovanni Da Pozzo, e Venezia Giulia, Antonio Paoletti, «sono troppi gli imprenditori che non ce la fanno più. Vediamo già emergere i primi sintomi, i primi casi di disobbedienza, proteste e manifestazioni. Come sistema camerale regionale unito ci stiamo impegnando a far emergere il peso causato dall’impossibilità di lavorare o dal trovarsi a operare in condizioni totalmente precarie e prive di prospettiva» causa decisioni esterne all’impresa.

Per il vicepresidente della Cciaa di Pordenone-Udine e presidente di Confindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, «siamo di fronte a un vero e proprio dramma psicologico. Purtroppo, si sottovaluta la profonda condizione di difficoltà in cui si sono venuti a trovare gli imprenditori e l’alto numero di suicidi che già si sono registrati, in Italia e nel resto del mondo. Se questi esercenti, albergatori, ristoratori, tassisti, titolari di palestre e centri benessere dovessero fare ricorso al Tar invocando un disagio piscologico, troverebbero altrettanta accoglienza e considerazione?» Bella domanda, ma senza adire le forche caudine della magistratura amministrativa, dovrebbe essere compito di un governo serio e affidabile dare le risposte che si attendono gli imprenditori. Proprio quello che in Italia non sta accadendo.

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