Bankitalia certifica il crollo del turismo italiano

Grido di allarme degli operatori di settore. Bocca (Federalberghi): «nel 2020 perse 236 milioni di presenze, Governo intervenga per evitare il fallimento di migliaia di aziende». Bond: «il sistema montagna è a terra».

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turismo italiano dolomiti
Le Dolomiti innevate, una delle principali mete del turismo italiano invernale.

Anche dati di Bankitalia certificano il disastro che si è abbattuto sul turismo italiano, e gli operatori del settore lamentano all’unisono per l’ennesima volta una situazione drammatica denunciata da tempo e rischia di tramutarsi in una catastrofe anche per i conti pubblici. 

Ad ottobre, secondo i dati diffusi da Bankitalia, le spese dei viaggiatori stranieri in Italia, pari a 1.193 milioni, risultano inferiori del 70,4%, quelle dei viaggiatori italiani all’estero (572 milioni) del 75,5%; l’avanzo della bilancia dei pagamenti turistica è stato di 620 milioni di euro (era di 1.697 milioni nello stesso mese dell’anno precedente). 

«L’improvvisa e drastica contrazione dei flussi turistici – rileva Bankitalia – avrà significativi impatti sul Pil nazionale e conseguenze serie sulle imprese del settore e del suo indotto». Assicura la forte attenzione del governo BisConte al settore il sottosegretario al Turismo, Lorenza Bonaccorsi: «fin dall’inizio della pandemia siamo stati al fianco dei lavoratori e delle imprese che, più di altri settori, hanno sofferto gli effetti economici di questa emergenza. Il Mibact ha stanziato, nel corso dei mesi, oltre 11 miliardi di euro per sostenere il comparto». 

Gli operatori turistici sono insoddisfatti: «la gente è spaventata e gli imprenditori sono rassegnati, sono due cose davvero tremende e il governo BisConte deve invertire tutto questo velocemente – afferma il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca -. Abbiamo enorme preoccupazione anche sul 2021. Continuiamo ad appesantire i conti pubblici di debito cattivo e quando finirà l’emergenza ci troveremo con un rapporto debito-Pil al 160% e con la crescita zero del Paese». 

Il Centro studi di Federalberghi evidenzia come nel 2020 il settore abbia registrato una perdita di 236 milioni di presenze (-54,1% rispetto al 2019) e di 13,5 miliardi (-55%) di fatturato del comparto ricettivo. 

«Da marzo a dicembre – afferma il presidente di Astoi Confindustria, Pier Ezhaya – noi tour operator e agenzie di viaggi stimiamo perdite superiori al 90%. Ma, un po’ polemicamente, dico che anche il governo BisConte ha “aiutato” ad avere questi dati così negativi. In altri Paesi europei sono stati aperti dei corridoi turistici che hanno permesso alle aziende di aiutarsi con le proprie forze. Noi abbiamo avuto tutto chiuso. Capiamo la pandemia, ma non capiamo perché da Francoforte e da Parigi si può andare alle Maldive e dall’Italia no». 

«Il settore, non fatturando niente, si sta spegnendo e sta morendo – afferma Luca Patanè, presidente di Confturismo Commercio e di Fto (Federazione Turismo Organizzato) -, il governo ha messo in campo qualche incentivo ma le aziende vanno sostenute ma immediatamente. Basta annunci e promesse, basta aspettare, il Governo ha preso degli impegni che vanno onorati subito, altrimenti queste aziende chiuderanno». 

Sulla programmazione e sugli investimenti mirati del “New Generation EU” chiede di puntare Assoturismo Confesercenti: «il momento – spiega il presidente Vittorio Messina – è particolarmente delicato, con l’apertura della crisi di governo, serve grande senso di responsabilità da parte di tutti per traghettare il Paese fuori dalla crisi». 

Rilancia Marina Lalli, presidente di Federturismo Confindustria: «esiste un vaccino e almeno tutti i vaccinati possono essere dotati di un passaporto sanitario o patente di viaggio, che consenta di girare in modo più libero e tutti quelli che ancora purtroppo non hanno avuto accesso al vaccino, possono comunque con i tamponi rapidi essere messi in grado di muoversi». 

Non va meglio il settore termale come spiega Massimo Caputi, presidente di Federterme: «il settore, oltre agli aiuti in fase emergenziale, ha bisogno di misure per favorire il rilancio della domanda interna e di un progetto di sviluppo del turismo sanitario in Italia, di cui il termalismo può rappresentare uno dei segmenti fondamentali». 

«Il disavanzo di spesa turistica internazionale – dice Ivana Jelinic di Fiavet – si farà sentire ancora di più nel 2021. Bisognerà necessariamente trovare metodi diversi per tutelare nello stesso tempo sanità e economia. Occorrono aperture di corridoi tra Paesi e passaporto sanitario».

Appone il cartello “fine” sulla stagione invernale 2020-21 il deputato azzurro bellunese, Dario Bond: «adesso è davvero finita: la stagione invernale è andata senza alcuna possibilità. Ed è ingiustificabile il silenzio sul fronte degli indennizzi, perché la fotografia della montagna è quanto mai drammatica. Tenere gli impianti chiusi fino a fine febbraio significa morte certa per la montagna. A Belluno, le attività della parte alta della provincia sono in netta sofferenza già da tempo: da qui al 15 febbraio la situazione può solo peggiorare. E dopo il 15, aprire sarebbe un costo senza ritorno, non certo un beneficio. In pratica, tutto il sistema montagna è a terra e – lo dice anche Federalberghi – l’inverno 2020-2021 è irrimediabilmente compromesso. A questo punto, cosa manca ancora per avere indennizzi in grado di far sopravvivere la filiera del turismo e le famiglie che vivono in montagna?» Bella domanda, cui spetta al governo BisConte ed in particolare al ministro Dario Franceschini dare al più presto una risposta che fino ad ora è mancata.

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