La Commissione agricoltura del Senato ha approvato il disegno di legge che prevede, tra le altre misure, l’introduzione di un marchio per il Bio italiano per contrassegnare tutti i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana che potranno essere valorizzati sul mercato con l’indicazione “biologico italiano” e come tali protetti contro tutte le usurpazioni, imitazioni e evocazioni.
Una prima approvazione che giunge in un periodo che vede il record dei consumi di prodotti alimentari Bio grazie alla riscoperta delle famiglie della cucina casalinga, che taglia la soglia dei 3,3 miliardi di euro.
La prima approvazione del provvedimento rappresenta, secondo Coldiretti, «un passo importante verso la tutela dei consumatori e delle vere produzioni “Made in Italy”». La proposta prevede anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti. Il Ddl rivede inoltre anche il sistema delle sanzioni per renderle finalmente efficaci contro le frodi del settore e quello dei controlli per garantire la terzietà dei soggetti incaricati. Si va infine ad equiparare tutte le previsioni di agevolazione e sostegno al metodo dell’agricoltura biodinamica che contraddistingue imprese e prodotti in base a caratteristiche differenziate di sostenibilità.
La possibilità di riconoscere i prodotti di origine nazionale – sottolinea la Coldiretti – rafforza la posizione di vertice dell’Italia che è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80.643 gli operatori coinvolti (+2%) mentre anche le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%) con percentuali a due cifre per il Trentino (+31,3%) e il Veneto (+25,4%). Ma è il Mezzogiorno a guidare la classifica delle superfici, con il record della Sicilia su oltre 370.000 ettari, a seguire la Puglia con 266.000 ettari e la Calabria che sfiora i 208.000 ettari. Al centro le prime tre regioni per superfici a Bio sono il Lazio con 144.000 ettari, la Toscana con oltre 143.000 e le Marche con più di 104.000. Mentre al Nord la classifica è guidata dall’Emilia Romagna con 166.000 ettari, dalla Lombardia con 56.000 ettari e dal Piemonte con quasi 51.000.
L’incidenza della superficie biologica in Italia ha raggiunto nel 2019 il 15,8% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) a livello nazionale, e questo posiziona l’Italia di gran lunga al di sopra della media UE, che nel 2018 si attestava all’8%, e a quella dei principali Paesi produttori come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%). A livello regionale – evidenzia la Coldiretti – in Calabria più 1 campo su 3 è Bio (36,4%) mentre in Sicilia si sfiora il 26% del totale, ma percentuali a due cifre al Sud si registrano anche in Puglia (20,7%), Basilicata (21%), Campania (13,1%), Abruzzo (11,4%) e Sardegna (10,2%). Valori alti anche nelle regioni del centro Italia con il Lazio (23,2%), le Marche (22,2%), la Toscana (21,7%) e l’Umbria (13,9%). Al Nord la maggior incidenza del Bio si rileva in Emilia Romagna con il 15,4% e in Liguria con il 11,2% mentre Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Piemonte sono ampiamente sopra il 5%, la Lombardia sfiora il 6% e Valle d’Aosta e Veneto sono al 6,2%.
Questa crescita impetuosa ha un contrappasso costituito dall’invasione di prodotti biologici importati da Paesi extracomunitari, con un incremento complessivo del 13,1% delle quantità totali nel 2019 rispetto all’anno precedente, per un totale di ben 210 milioni di chili di cui quasi 1/3 dall’Asia. I cereali, le colture industriali e la frutta fresca e secca sono le categorie di prodotto biologico più importate, con un’incidenza rispettivamente del 30,2%, 19,5% e 17,0%. I tassi di crescita delle importazioni Bio più rilevanti si sono avuti per la categoria di colture industriali (+35,2%), di cereali (16,9%) e per la categoria che raggruppa caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%).
Una vera e propria invasione che rende ancora più urgente dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici italiani, oltre che per rafforzare i controlli sui cibi Bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli Europei.
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