Ristoranti e bar di Confcommercio Trentino: «Fateci riaprire o sarà mobilitazione»

In Trentino continua la chiusura di bar e ristoranti, mentre in Alto Adige, grazie ad una decisione in Autonomia della Provincia, si riapre il 7 gennaio. Dura reazione degli operatori trentini all’ipotesi di prolungamento delle restrizioni dopo il 6 gennaio.

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montagna penalizzata

Il settore dei ristoranti e bar è ormai ridotto allo stremo dai continui e ripetuti provvedimenti di chiusura o di apertura ridotta decisi dal governo BisConte per fronteggiare la seconda ondata del contagio da Covid-19. 

Migliaia di aziende in ginocchio, che hanno accettato di compiere sacrifici immani a fronte della promessa di “salvare il Natale”, poi puntualmente disattesa nei fatti dal governo BisConte con il “decreto Natale” che ha cancellato tutto il fatturato del mese di dicembre, Natale e Capodanno compresi, dando un’ulteriore mazzata ad un comparto fondamentale per l’economia tutta.

«I dati scientifici ci dicono che le chiusure di ristoranti e bar decise dal Governo non hanno portato nessun risultato positivo in termini di diminuzione dei contagi o di ostacolo alla circolazione del virus – commenta Marco Fontanari, presidente dell’Associazione Ristoratori del Trentino nonché vice presidente di Confcommercio Trentino -. L’unica drammatica conseguenza è stata mandare sull’orlo della chiusura oppure, in molti casi, del fallimento migliaia di aziende che avevano creduto nelle promesse di chi ci governa ma che ora, con la prospettiva della conferma delle attuali restrizioni, tutte o quasi a carico solo della nostra categoria, non sono più disposte a restare in silenzio. Dalla nostra base associativa arrivano richieste di proteste eclatanti, di mobilitazione generale, ormai la misura è colma. Diciamo basta a provvedimenti assunti la sera o il giorno prima della scadenza del precedente decreto, in spregio alla necessità delle imprese di programmare i rifornimenti ed i turni di lavoro del personale. Basta alla chiusura serale di ristoranti e bar, molti dei quali proprio da quella fascia giornaliera traggono il proprio sostentamento finanziario. Assurdo – ribadisce Fontanari – anche solo pensare di farci riaprire il 7 e l’8 gennaio e poi farci richiudere il 9 ed il 10. Lavorando a singhiozzo nessuna azienda può restare in piedi e la clientela non arriva perché disorientata e frastornata».

Un messaggio forte ed inequivocabile diretto a chi ha il compito ed il dovere di garantire a tutta la popolazione uguali doveri ma anche uguali diritti, tra i quali c’è anche, garantito dalla Costituzione vigente, il diritto al lavoro di tutti, imprenditori compresi.

«Diciamo basta a provvedimenti vessatori, a restrizioni che si sono rivelate inefficaci, certificando proprio nel periodo di queste festività la loro inefficacia per limitare il contagio – dichiarano ancora Fontanari e la presidente dell’Associazione Pubblici Esercizi del Trentino, Fabia Roman -. Ora il governo lasci riaprire ristoranti e bar, che hanno dimostrato di poter garantire le condizioni di sicurezza sanitaria mettendo in campo gli investimenti ed i protocolli necessari, che svolgono un insostituibile servizio in favore dei milioni di lavoratori che quotidianamente lavorano fuori sede. Dopo gli oltre due mesi di chiusura nella primavera scorsa, le aperture a singhiozzo dell’autunno che hanno penalizzato il fatturato delle nostre aziende e la mazzata della chiusura serale di dicembre, non accetteremo ulteriori restrizioni perché è ormai chiaro a tutti che non è sono i nostri locali il luogo dove maggiormente si propaga il contagio».

Fontanari e Roman fanno richieste chiare: «da chi ci governa, a Trento come a Roma, ci attendiamo una programmazione chiara e tempestiva, degli interventi congrui e ragionevoli da mettere in campo per garantire la ripartenza delle attività economiche. Inoltre, ribadiamo che servono ristori immediati ed adeguati per compensare i mancati fatturati di questi ultimi mesi; serve anche che tutti siano chiamati alla responsabilità. Tutti i cittadini, non soltanto gli imprenditori della ristorazione ma anche di tutto il terziario, il settore più colpito dalle restrizioni messe in campo, devono contribuire per uscire quanto prima dall’emergenza, il cui peso finora è gravato soltanto sulle spalle delle imprese colpite dalle chiusure e sui loro dipendenti costretti alla cassa integrazione o alla mancata assunzione, che ha provocato la perdita della capacità di spesa delle famiglie dei nostri dipendenti, anche loro penalizzati rispetto ad altre categorie, al contrario, finora mai coinvolte. Equità sociale, pari dignità e solidarietà per uscire da questa emergenza, sociale ed economica oltre che sanitaria. La pazienza è finita, subito fatti concreti altrimenti sarà mobilitazione generale».

Se in Trentino si attende la svolta, questa arriva per l’Alto Adige grazie ad una fuga in avanti della Provincia che ha deciso, a partire dal 7 gennaio, la riapertura dell’intero settore commerciale nonché ristoranti e bar. La decisione si deve al presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher, e all’assessore provinciale all’economia (e segretario della Svp), Philipp Achammer, in accordo con l’Unione commercio turismo servizi Alto Adige che con il suo presidente, Philipp Moser, plaude alla fuga in avanti: «siamo molto soddisfatti di questa coraggiosa decisione della Giunta provinciale. Ora il commercio altoatesino può tornare a garantire orari certi di apertura. E questo è tanto più importante visto che, con il 16 gennaio, prenderanno il via i saldi invernali. Dopo tanti sforzi, i commercianti avevano un estremo bisogno di certezza nella programmazione».

Il provvedimento altoatesino concede a ristoranti e bar di riaprire con limiti di orario più ampi: «specialmente i ristoranti, con la serrata totale durante le festività natalizie e le chiusure serali di dicembre, hanno segnato gravi perdite di fatturato – sottolinea Moser -. Ora, finalmente, i ristoranti potranno riaprire anche alla sera fino alle 22.00, e la gastronomia potrà lavorare anche al fine settimana. In questo modo non sarà solo ripristinata l’offerta per clienti e ospiti, ma anche assicurato un regolare introito per migliaia di collaboratori».

Soddisfatto della decisione anche Manfred Pinzger, presidente dell’Hgv: «si tratta di un segnale importante e atteso per tutte le imprese del settore enogastronomico. Apprezziamo la decisione della Provincia, quando nel resto d’Italia la riapertura di bar, ristoranti e gastronomie sembra ancora molto lontano».

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