La fiducia ai minimi tra le famiglie trentine nel mese di novembre a causa del contesto economico di crisi determinato dalla seconda ondata dell’emergenza sanitaria di Covid-19. Il valore dell’indice del clima di fiducia in Trentino si è attestato a -20,1%, in linea con quello nazionale (-20,4%), ma inferiore di 3 punti a quello del NordEst (-17,3) e di 1,3 punti a quanto registrato nell’Ue (-18,8%).
Tra i risultati emersi dall’indagine, realizzata dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento nel mese di novembre, si distingue un’alta percentuale di pareri negativi (52%) sulla situazione economica generale della provincia di Trento nei prossimi 12 mesi, mentre il giudizio a un anno sulla situazione economica della propria famiglia appare complessivamente meno negativo, con poco più di un quarto (28,7%) degli intervistati che prevede un peggioramento, da lieve a significativo.
Il riscontro di un alto numero di valutazioni negative rispetto al contesto economico generale o familiare si traduce in una diminuzione sensibile delle previsioni di acquisto di beni durevoli (elettrodomestici, prodotti elettronici e mobili) pari al 27,3%, mentre per un ulteriore 17,6% la contrazione della spesa sarà più contenuta.
Si tratta di un atteggiamento che rientra in una più ampia propensione al risparmio per ragioni precauzionali, considerata opportuna dal 52,8% dei consumatori intervistati, anche se solo il 23,7% di loro afferma di poter effettivamente generare risparmio nei prossimi 12 mesi.
Generano preoccupazione anche i giudizi espressi in merito alla disoccupazione, tanto che oltre il 50% ritiene che un altr’anno crescerà il numero delle persone senza lavoro, e quelli sulla situazione finanziaria familiare, che per il 55% degli intervistati è appena sufficiente a coprire le spese correnti.
«Ci sono due indicazioni che emergono dall’indagine e che mi hanno colpito in modo diretto – sottolinea il presidente della Camera di Trento e di Confcommercio Imprese Trentino, Gianni Bort -. La prima è il forte divario esistente tra coloro che giudicano stazionaria, o addirittura migliorata, la condizione economica della loro famiglia (78%) e quelli che la vedono peggiorata (22%), un distacco che, se non riequilibrato con interventi statali adeguati e urgenti, rischia di inasprirsi e di costituire un elemento di disuguaglianza grave per un Paese democratico. La seconda è la bassa propensione ai consumi per i prossimi mesi, che mi sollecita un richiamo al senso di responsabilità rivolto alle famiglie che sono state meno colpite dalla crisi, perché sostengano l’economia con l’acquisto di beni e servizi, possibilmente trentini”.
La differenza della condizione economica tra i due gruppi sociali e la conseguente fiducia ai minimi è legata soprattutto al fatto che in Trentino gran parte della popolazione è legata ai servizi pubblici, mentre una minoranza è legato al rischio d’impresa o alla professione, con quest’ultimi pesantemente trascurati dagli indennizzi da Covid-19, tanto che molte imprese ed attività rischiano di chiudere nelle prossime settimane, ampliando ulteriormente la già pesante crisi economica.
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