Settore suinicolo, riunito il tavolo interregionale Emilia Romagna-Lombardia

Gli assessori Mammi e Rolfi: «un patto di filiera per uscire dal momento critico».

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settore suinicolo

Uno dei settori zootecnici più importanti della filiera agroalimentare come il settore suinicolo è in forte tensione sia per la crisi dei consumi che per i focolai di peste suina africana che stanno interessando gli allevamenti tedeschi che si tema possa arrivare anche in Italia. 

«Lombardia ed Emilia Romagna vogliono affrontare in maniera decisa le criticità del settore suinicolo, uno dei comparti zootecnici più importanti della filiera agroalimentare italiana. Abbiamo riunito il tavolo interregionale per stabilire i contenuti di un documento che sottoporremo a tutti gli attori: un vero e proprio patto di filiera al quale saranno vincolati gli aiuti economici regionali» hanno detto gli assessori regionali all’agricoltura di Emilia Romagna (Alessio Mammi) e di Lombardia (Fabio Rolfi) a margine del tavolo interregionale sul comparto che svoltosi in videoconferenza.

Il settore suinicolo negli ultimi mesi è sotto pressione a livello europeo. La situazione di stallo e il conseguente crollo dei prezzi è stato causato principalmente da due fattori: la peste suina africana arrivata in Germania che ha causato il blocco delle importazioni di carni da parte dei maggiori Paesi importatori (Cina in primis) con conseguente surplus di carne sul mercato europeo e le misure Covid-19 con la conseguente chiusura dei canali Ho.Re.Ca. e la perdita di buona parte delle vendite al banco.

«Ora è tempo di intervenire per uno sviluppo sostenibile della filiera suinicola nazionale – aggiungono Mammi e Rolfi -. Bisogna partire dal rafforzamento delle forme organizzative tra gli allevatori, promuovere una forma efficace di collaborazione strategica dell’intera filiera, studiare una diversificazione dei prodotti per renderli più appetibili agli occhi dei consumatori e raccontare i passi avanti fatti in termini di sostenibilità e benessere animale, investendo ulteriormente in questa direzione».

«Nel concreto – proseguono Mammi e Rolfi -, bisogna attuare strumenti come il sistema di qualità nazionale, che possano differenziare e valorizzare le destinazioni delle carni suine fresche diverse da quelle dei prodotti Dop e utilizzare le risorse del Piano di sviluppo rurale per un rinnovamento delle strutture, in modo da migliorare sia il benessere animale che la sostenibilità ambientale degli allevamenti».

Rolfi e Mammi condividono sullo scenario operativo: «vogliamo valorizzare tutta la carne e non solo le parti dedicate alla produzione del prosciutto, per uscire da una logicaprosciuttocentrica” e agevolare così la redditività del comparto. Bisogna costruire inoltre una vera e propria organizzazione interprofessionale che valorizzi tutte le componenti di questa disaggregata filiera, e lavorare concretamente a una Ocm zootecnia per il rilancio del settore in un’ottica concreta e condivisa».

Per sostenere il settore, «a livello economico le regioni chiedono al governo di inserire nella legge di Bilancio 2021 l’aumento della percentuale di compensazione Iva fino al 10% per i produttori suinicoli – chiudono gli assessori all’agricoltura di Lombardia ed Emilia Romagna -. Serve un intervento immediato a “burocrazia zero” per un settore che sta alla base della “Dop economy” dell’agroalimentare italiano e che sta soffrendo più di altri gli effetti della crisi. Intendiamo inoltre avanzare una richiesta al ministro Bellanova per indirizzare al settore i saldi residui dei bandi nazionali, integrandoli con risorse aggiuntive per far fronte alle esigenze».

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