Estendere gli ammortizzatori sociali ai professionisti

Tre emendamenti “segnalati” nella Finanziaria 2021 vanno nella direzione dell’istituzione di un sostegno al reddito dei lavoratori autonomi in caso di crisi o di malattia.

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Continua ad avanzare la proposta di equità e di pari trattamento tra i lavoratori volta all’istituzione di ammortizzatori sociali per i lavoratori autonomi, specie per i professionisti con Partite Iva che, in una situazione di crisi generalizzata come quella indotta dalla pandemia da Covid-19, si sono trovati loro malgrado in una situazione di difficoltà economica, con il crollo dei fatturati causa la chiusura obbligata di interi comparti o il divieto di svolgere determinate attività, ad iniziare dal turismo e dal tempo libero.

Una nota congiunta di Confprofessioni, Acta, CNA Professioni, Confassociazioni e Confcommercio Professioni afferma che «dall’esame dei lavori parlamentari sulla legge di bilancio 2021 rileviamo come la proposta di introdurre un ammortizzatore sociale per i professionisti in Partita Iva iscritti alla gestione separata dell’INPS sia stata avanzata in tre emendamenti, dichiarati ammissibili e inseriti tra i cosiddettisegnalati”. In tutti e tre i casi viene fatto proprio dai parlamentari firmatari un modello di ammortizzatore sociale (denominato ISCRO) che si ispira alla proposta di DDL sul lavoro autonomo recentemente approvata all’unanimità dalle parti sociali in sede CNEL. Il testo degli emendamenti è conforme alla proposta condivisa in seno alla Consulta del lavoro autonomo del CNEL, con l’intento di allargare le tutele ai lavoratori autonomi professionali in Partita Iva».

Per le cinque categorie del lavoro autonomo «l’approvazione della proposta di riforma al vaglio del Parlamento consentirebbe di ridurre il grave deficit di garanzie sociali che colpisce i lavoratori autonomi ogni qual volta si trovano a dover fronteggiare cali significativi degli incarichi o la perdita delle commesse e sarebbe un segnale di grande attenzione nei confronti del mondo del lavoro autonomo e professionale».

«Si aggiunga che i professionisti, in particolare, come sancito dalla generalità degli studi e delle ricerche, giovani e donne, sono i soggetti più colpiti dagli effetti della crisi pandemica. Si presenta quindi l’occasione – conclude la nota – di iniziare a intraprendere un percorso che parta da questo primo intervento per ragionare insieme su una riforma coerente con l’esigenza di offrire con rapidità ed efficienza a una platea ampia e diffusa di professionisti l’accesso ad ammortizzatori sociali volti a fronteggiare situazioni straordinarie in momenti drammatici come quello che stiamo vivendo. Auspichiamo pertanto che Parlamento e Governo, anche attraverso l’approvazione della proposta in esame, si facciano carico delle grandi difficoltà dei lavoratori autonomi del nostro Paese».

C’è da sperare che l’estensione dell’ammortizzatore riguardi tutti i lavoratori autonomi, compresi pure quelli iscritti alle casse previdenziali privatizzate, non solo quelli alla gestione separata Inps, che in occasione della prima tornata della pandemia sono stati trattati dal governo BisConte come dei paria, inizialmente esclusi da tutto, salvo poi essere ammessi all’elemosina delle due dazioni da 600 euro e di quella da 1.000, ma esclusi, a differenza di quelli iscritti all’Inps, dal fondo perduto. Quasi che essere avvocati, commercialisti, giornalisti (categoria negletta a torto considerata solo come soggetti dipendenti, quando la quasi totalità degli iscritti all’Ordine è fatto da lavoratori autonomi), medici e via discorrendo fossero degni solo di doveri e non anche di diritti, soprattutto quando la loro condizione dipende da decisioni superiori del governo.

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