Aumento dell’Iva dal 10 al 22% per le marine nautiche: l’Italia rischia la desertificazione

Bini: «salvaguardare Iva ridotta per marine nautiche sia in Friuli Venezia Giulia che in Italia». Ordine del Giorno in Conferenza delle Regioni.

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Il porto turistico di San Rocco a Muggia (Trieste).

Salvaguardare l’aliquota Iva ridotta per le marine nautiche e scongiurare l’innalzamento della stessa dal 10% al 22% così come previsto nel testo di conversione del decretoAgosto” che, se non emendato, rischia di aprire nuovamente alla fuga dei diportisti italiani verso i porti più accoglientifiscalmente parlando – di Slovenia, Croazia, Montenegro e persino della stessa Francia.

L’assessore regionale alle attività produttive e turismo del Friuli Venezia Giulia, Sergio Emidio Bini, ha proposto un ordine del giorno durante la riunione del tavolo Turismo della Conferenza delle Regioni. 

«Nella legge di conversione del decretoAgosto” le marine nautiche vengono escluse di fatto dal riconoscimento di struttura turistica permanente – ha spiegato Bini – provocando l’applicazione dell’Iva al 22% anziché al 10%, eventualità che vedrebbe i gestori delle nautiche obbligati a ritoccare i listini vanificando gli sforzi fatti fino ad oggi per risollevare la filiera della nautica da diporto». 

Come ha ricordato Bini, proprio in Friuli Venezia Giulia nel 2012 nacque la legge sulle marine nautiche, cui hanno fatto seguito le normative di altre regioni, tra cui Emilia Romagna, Sardegna e Liguria, infine estesa nel 2014 a tutto il territorio nazionale, per ricondurre questa tipologia di struttura nautica alla categoria della ricettività all’aria aperta, assimilata ai campeggi. 

«In questo modo – ha evidenziato Bini – erano state risollevate le sorti di un settore messo in ginocchio dai provvedimenti di tartassazione adottati dal governo Monti, che spinsero migliaia di imbarcazioni a lasciare le coste italiane in favore di quelle slovene e croate». Con il risultato che le perdite economiche, anche fiscali, furono multipli del gettito che s’immaginava di incassare.

Secondo Bini, «la norma si pone in contrasto con la competenza esclusiva regionale in materia turistica e con una vasta giurisprudenza fiscale, ma anche se così non fosse bisognerebbe intervenire subito nella legge di Stabilità 2021 per correggere la disposizione e non incorrere nel rischio reale di rimettere in grave difficoltà economica e occupazionale un intero comparto». 

L’iniziativa del Friuli Venezia Giulia, che raccoglie l’appello sollevato da Assomarinas, associazione italiana dei porti turistici, è stata sottoscritta anche dalla Regione Liguria e infine accolta all’unanimità dal coordinamento Turismo della Conferenza delle Regioni che ora predisporrà l’ordine del giorno da inviare al Governo per cercare di aggiustare in corsa la rotta verso il disastro. 

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