Il Covid-19 fa rimandare l’avvio della stagione dello sci

Dalle Alpi agli Appennini tutti aspettano il calo del contagio. Bond: «necessario che il governo copra i costi fissi di esercizio degli impianti di risalita e dell’innevamento delle piste».

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Anche se i cannoni per l’innevamento artificiale delle piste da sci sono già in funzione sulle principali località delle Dolomiti, per la pandemia da Covid-19 l’avvio della stagione dello sci, previsto per il 28 novembre, è stato rimandato a data da destinarsi, visto che l’Austria è in pieno confinamento, la Germania in semi confinamento e l’Alto Adige è zona rossa assieme alla Lombardia, con il divieto di spostamento, mentre Veneto e Friuli Venezia Giulia sono in zona arancione. 

I centri sciistici che sfruttano la prima ondata di freddo in montagna per produrre una base di neve artificiale in attesa di quella naturale attendono l’evoluzione dei dati sanitari, dando ormai per perso il primo appuntamento della stagione bianca con il ponte di Sant’Ambrogio del 5-8 dicembre. E crescono i dubbi di potere aprire prima di Natale, visto che anche gran parte degli alberghi difficilmente apriranno prima di Babbo Natale.

«Dobbiamo assolutamente abbattere l’onda e piegare la curva dei contagi, prima di poter tornare ad essere una zona turistica – ha detto il governatore dell’Alto Adige, Arno Kompatscher -. Sarà un inverno difficilissimo, anche per il turismo. Attualmente abbiamo troppi casi, troppi ricoveri e troppi morti. Appena possibile, devono riaprire le scuole e le attività economiche e poi anche il commercio al dettaglio. Facciamo un passo alla volta». 

Nell’area del Dolomiti Superski sono in corso i lavori per l’innevamento di base e per l’istallazione delle strutture di sicurezza. «Stiamo preparando con impegno e motivazione la stagione invernale, per far sì che gli impianti di Dolomiti Superski in ogni momento potranno entrare in funzione – afferma Marco Pappalardo, direttore marketing del consorzio sciistico più grande delle Alpi -. Appena la situazione legislativa e pandemica lo permetterà daremo il via alla stagione 2020/21». 

A chiedere certezze per l’avvio della stagione dello sci è il vicepresidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (Anef) e responsabile delle attività turistiche invernali del gruppo Athesia di Bolzano, Elmar Pichler Rolle: «non possiamo innevare le piste secondo nostre scelte o umori, ma quando vi sono le condizioni climatiche e le disponibilità idriche. Spero che a Roma lo sappiano».

Insieme agli assessori competenti delle regioni dell’arco alpino, l’Anef ha depositato le proposte per l’avvio della stagione dello sci con la massima sicurezza possibile. L’iter prevede un confronto tra governo e regioni con il coinvolgimento del comitato tecnico scientifico. «Speriamo che questo confronto inizi subito e si arrivi presto ad un risultato condiviso. – sottolinea Pichler Rolle -. Questo ci darebbe le certezze necessarie, perché non possiamo partire il 20 dicembre se ci danno il via libera il giorno prima, abbiamo bisogno di programmare e per questo abbiamo bisogno che anche il governo lo faccia». 

Il presidente dell’Unione albergatori e pubblici esercenti dell’Alto Adige, Manfred Pinzger, si spinge ad ipotizzare una data di apertura degli alberghi per il 17 o 18 dicembre, perché «aprire ad inizio dicembre sarà difficile. Non dipende solo da noi in Alto Adige, ma dai nostri principali mercati, ovvero dall’andamento della pandemia in Germania e soprattutto nelle altre regioni italiane». 

In Veneto in merito alla richiesta degli operatori turistici della montagna regionale di aprire il 14 dicembre gli impianti sciistici, il governatore della Regione, Luca Zaia, dice «tifiamo perché venga la neve e tanta, che si possa tornare alla normalità. Però da qui alla normalità c’è di mezzo il buon senso. Vedremo di capire, giorno dopo giorno, quale sarà l’evoluzione della pandemia».

Per il deputato Bellunese di Forza Italia, Dario Bond, «è necessario che il governo si faccia carico dei costi fissi sopportati dagli impiantisti funiviari e per l’innevamento artificiale delle piste, visto che il settore è strategico per l’economia di montagna, sia per le imprese che per le migliaia di lavoratori fissi e avventizi. I costi fissi di questi impianti sono molto elevati e non è possibile che le imprese possano sopportarli in mancanza di un regolare afflusso di turisti sulle piste da sci».

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