L’economia del Friuli Venezia Giulia analizzata da Bankitalia

Nel primo semestre 2020 persi 12.000 posti di lavoro. Maggiormente colpiti dalla crisi economica alberghi e ristoranti. Bettoni: «previsto un calo degli investimenti anche nel 2021».

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L’economia del Friuli Venezia Giulia

Una perdita di circa 12.000 posti di lavoro da fine febbraio a metà settembre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nonostante il lieve recupero durante i mesi estivi e la presenza del blocco dei licenziamenti: questo il bilancio sulla congiuntura sull’economia del Friuli Venezia Giulia secondo l’analisi della sede triestina di Banca d’Italia.

Come è stato detto nel corso della presentazione, sul saldo tra avviamenti e cessazioni dei lavoratori hanno pesato soprattutto le minori assunzioni, le quali hanno interessato maggiormente il settore alberghiero e della ristorazione. Gli alberghi e ristoranti hanno risentito maggiormente della chiusura delle attività, con le attivazioni nette che sono diminuite di oltre 320 unità ogni 1.000 dipendenti, a fronte di una riduzione media di circa 40 nei restanti comparti. 

Il settore delle attività ricettive ha mostrato una ripresa accentuata dall’inizio di luglio, senza tuttavia recuperare pienamente le perdite accumulate dei mesi precedenti, che alla fine del periodo sono risultate di circa 160 unità ogni 1.000 occupati. 

Le fasce di popolazione più colpite sono state i giovani e le donne, tra le quali la perdita di posti è stata pari a circa 44 posizioni lavorative ogni 1.000 dipendenti, a fronte di 34 per la componente maschile. 

Bankitalia rileva un calo di circa 12 punti percentuali dell’Indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) per la macroarea del NordEst, che comprende Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Nell’industria manifatturiera regionale le vendite si sono fortemente contratte del 8,8%, sia sul mercato interno sia soprattutto su quello estero, così come una diffusa contrazione dell’attività si è registrata anche nel comparto dei servizi, dove si è sofferto anche il crollo delle presenze turistiche nel periodo gennaio-luglio (-61%). 

Nel primo semestre sono calati del 14,5% i traffici portuali, principalmente per effetto del petrolio, e l’attività è sensibilmente diminuita anche nel settore delle costruzioni, frenata dell’andamento negativo del mercato immobiliare in cui le transazioni si sono ridotte di quasi un terzo. 

Allo stesso tempo, alla fine del primo semestre i prestiti bancari alla clientela residente in Friuli Venezia Giulia sono cresciuti del 4% e i depositi bancari di famiglie e imprese hanno continuato a crescere del 6,9% su base annua, dato che segnala una tendenza a posticipare gli investimenti in attesa di tempi meno incerti. 

Se prima la quota di imprese che per il 2021 prevedeva di aumentare gli investimenti era debolmente superiore a quella di coloro che invece l’avrebbero ridotta, dopo l’arrivo della seconda ondata del Covid-19 ci si può attendere una fase di stasi oppure un’ulteriore riduzione. Lo stesso vale per la dinamica dei consumi, le cui previsioni erano cautamente improntate sulla ripresa e ora volgono verso un peggioramento molto probabile. 

«Presumibilmente per il 2021 l’edilizia potrebbe avere qualche beneficio dalla presa di tutte queste norme sui restauri edilizi – ha detto Luigi Bettoni, direttore della sede di Trieste della Banca d’Italia – però è tutto subordinato all’andamento della pandemia, perché se morde non c’è niente da fare, se invece rallenta la volontà di ripresa da parte delle imprese sicuramente c’è». 

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