L’ultimo Dpcm rischia di causare una strage di Partite Iva

A rischio tutte le attività di supporto alle categorie già ricomprese nei ristori. L’allarme di Confartigianato Imprese Veneto.

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strage di partite iva
I fotografi tra le categorie a rischio chiusura per via della mancanza di indennizzi da blocchi delle attività.

L’ultimo Dpcm varato dal governo BisConte rischia di causare una strage di Partite Iva non ricomprese tra i codici Ateco previsti per accedere ai ristori, che saranno comunque indennizzi parziali, molto parziali rispetto all’ammontare del danno economico subito dalla chiusura, ma più spesso dalla riduzione dell’attività causata dalla pandemia da Covid-19.

Confartigianato Imprese Veneto denuncia come i vari decreti e misure emanati dal governo BisConte (dal recente “Ristori” al credito d’imposta affitti) e dalla Regione Veneto (come i bandi “Ora Veneto”) non hanno però considerato tutte quelle attività legate alle cerimonie, eventi o fiere: fotografi, fioristi, allestitori, comunicatori, grafici, stampatori, artigiani che fanno bomboniere, sarti da cerimonia, lavanderie, ecc. tanto che questi sono usciti pesantemente penalizzati dalla prima crisi primaverile e ora rischiano il bis senza alcuna tutela, che invece sono state dispensate a piene mani dalla maggioranza di governo nazionale per i dipendenti pubblici e privati, oltre che per i percettori del reddito di cittadinanza.

Da un sondaggio fatto prima dell’estate a cura del mestiere Fotografi di Confartigianato Imprese insieme all’Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti (ANFM), è risultato che più della metà dei professionisti intervistati aveva registrato crollo di oltre il 50% del fatturato nel corso del primo confinamento e aveva un’aspettativa entro fine anno di calo complessivo intorno all’80%. Numeri che interesseranno soprattutto quei fotografi la cui attività specialistica è legata alle cerimonie. 

Nel blocco di marzo scorso, il codice Ateco dei fotografi non compariva tra quelli delle attività obbligate alla chiusura perché molti laboratori fotografici sono stati parificati agli ottici e, pertanto, considerate attività essenziali. In tale periodo, però, fra cerimonie annullate, matrimoni rinviati e divieti negli spostamenti se non per motivi di lavoro, di salute o per procurarsi beni di prima necessità, recarsi dai fotografi era improbabile se non impossibile. Senza obbligo di chiusura, i fotografi si sono trovati a poter tenere aperti i negozi ma a non avere, se non raramente, clienti. E, proprio per il fatto che i loro codici Ateco non fossero contemplati dai Dpcm ha fatto sì che l’intero settore fosse escluso a priori da ogni misura di ristoro. 

Una situazione paradossale che si sta ripetendo nuovamente, in questa seconda ondata di contagi e che rischia di aggravarsi la strage delle Partite Iva. La quasi totalità delle cerimonie e dei matrimoni sono stati nuovamente annullati o rimandati, o nella migliore delle ipotesi celebrati con un ridimensionamento tale tra ospiti e organizzazione che ha comunque portato ad una riduzione degli incarichi e dei guadagni da parte dei fotografi. E quello che vale per i fotografi vale anche per molte altre attività che si pongono a cavallo dei vari codici Ateco, evidenziando come il sistema di categorizzazione sia ormai superato dalla realtà dei fatti.

«Già a maggio avevamo chiesto che fossero previste misure specifiche e concrete di aiuto per la categoria – afferma Roberta Cozza, presidente della Federazione Comunicazione di Confartigianato Imprese Veneto -. Ora, a fronte del decretoRistori” del 28 ottobre e il nuovo Dpcm del 3 novembre, ci troviamo di nuovo a chiedere l’inserimento delle aziende di fotografia e comunicazione tra i beneficiari delle misure di sostegno economico previste per altri settori. Speriamo che questa volta qualcuno ascolti la nostra voce perché in mancanza di risposte e sostegni la conseguenza sarà che molti professionisti del settore non riusciranno a sopravvivere ad una seconda fase di blocco e saranno costretti a riconvertire la loro attività o, peggio, a chiudere». 

Questo evidenzia la necessità di erogare indennizzi più generalizzati per evitare la strage delle Partite Iva, perché gli effetti dei vari Dpcm hanno ricadute anche su attività non considerate, dai fotografi ai comunicatori, ai grafici, ai professionisti come commercialisti e avvocati. Per tutte le Partite Iva è indispensabile prevedere l’erogazione di nuove risorse a fondo perduto, almeno 4-5.000 euro ad azienda, oltre all’indennizzo all’80% delle spese fisse documentabili sostenute durante il periodo di blocco o riduzione dell’attività.

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