Buon ultimo, anche il fortino Trentino si allinea al resto d’Italia in tema di regime degli orari di chiusura anticipata degli esercizi pubblici nell’ambito delle azioni di prevenzione messe in opera per tentare di contenere la diffusione della pandemia da Coronavirus.
Alla fine, anche il presidente della giunta provinciale di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, si è reso conto della situazione insostenibile, pressato anche dalle varie categorie che, a seguito della diffusione dell’allarme, hanno visto i loro esercizi desertificarsi anche ben prima dell’orario di chiusura anticipato imposto da Roma.
La strenua resistenza della maggioranza leghista è durata fino a domenica scorsa: nella tarda serata del giorno di festa, per altro caratterizzato dai cimiteri chiusi a seguito di un’improvvisa ordinanza del governo provinciale (causando un drammatico danno alle decine di fioristi che per le festività di Ognissanti avevano fatto scorta di piante da fiore, crisantemi soprattutto, minimamente preavvisati delle intenzioni del presidente, che ora dovranno essere avviati al macero), Fugatti ha emanato una nuova ordinanza con cui riallinea il Trentino al quadro nazionale, disponendo la chiusura di bar e ristoranti alle ore 18.00.
La nuova ordinanza fa decadere il provvedimento precedente, quello impugnato dal Governo. Non occorreva essere veggenti nella sfera di cristallo per prevedere che il Tar di Trento l’avrebbe comunque vanificato, visto che nella seduta odierna ha accettato la richiesta di sospensiva avanzata dal governo nazionale contro l’ordinanza provinciale che permetteva l’apertura degli esercizi pubblici ben oltre le ore 18.00.
L’azione di governo della giunta leghista può vantare un successo indiretto: il cavallo di battaglia delle chiusure domenicali dei negozi e dei centri commerciali, cassato dal Tar trentino per le aziende che hanno fatto ricorso e impugnato dal governo dinanzi alla Corte costituzionale e che ha prodotto un danno economico stimato dagli operatori interessati in circa 70 milioni di euro, rientra dalla finestra del governo nazionale che pare intenzionato ad applicare nel nuovo Dpcm in corso di emanazione la chiusura domenicale dei negozi in tutt’Italia, questa volta motivata da necessità di tutela sanitaria piuttosto che valorizzazione delle tradizioni locali.
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