Emilia Romagna è allarme agricoltura: oltre 1.000 aziende chiuse nel III trimestre 2020

Preoccupazione tra gli agriturismi: oltre il 70% somministra pasti dalle 18.00 in avanti. Confagricoltura Emilia Romagna invoca sostegno immediato. E chiede che per gli agriturismi valgano le stesse regole previste per la ristorazione.

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Emilia Romagna è allarme agricoltura

In Emilia Romagna è allarme agricoltura e il comparto chiede sostegno immediato dinanzi alla chiusura di oltre 1.000 aziende agricole nel III trimestre 2020. «Non ci siamo mai fermati dall’inizio dell’emergenza sanitaria – incalza il presidente degli imprenditori agricoli di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini – e adesso servono misure urgenti. In questo momento dell’anno si semina per il 2021».

Al duro colpo inferto alla filiera dall’ultimo Dpcm del premier Giuseppe Conte si aggiungono i dati di Unioncamere Emilia Romagna sullo stato dell’agricoltura regionale nell’era Coronavirus, che sanciscono la chiusura di 1.066 aziende agricole nel terzo trimestre del 2020 (-1,9% rispetto allo stesso periodo del 2019), accompagnati da un commento che non lascia dubbi: «la base imprenditoriale si è ridotta in tutti i macrosettori, più rapidamente in agricoltura, in misura poco più contenuta nel commercio e nell’industria».

Grave sarà il danno economico per le aziende agricole legate al canale Ho.Re.Ca. (hotel, ristoranti e bar) e agli agriturismi. Secondo Bonvicini «questo film lo abbiamo già visto durante il confinamento di marzo e aprile scorsi, quando si registrò un drastico crollo di vendite, in particolare nel comparto dei prodotti trasformati quali formaggi e salumi – la filiera del latte incide per il 25,5% sul valore della produzione agricola regionale e quella delle carni suine per l’8,1% – come pure nei vini che rappresentano il 7,7% della Plv».

In Emilia Romagna è allarme agricoltura anche per la tenuta del sistema agrituristico: «un comparto in crescita del 2,7% nel periodo 2018-2019 – sottolinea Bonvicini – con 1.200 strutture e un fatturato annuale che ammonta a 171,5 milioni di euro. E ora? Come possono sopravvivere le aziende agrituristiche che offrono soprattutto pasti serali e alle quali non è neppure consentito il servizio di consegna a domicilio del cibo?».

Oltre il 70% degli agriturismi emiliano romagnoli somministra pasti dalle 18 in poi e sopravvive grazie al reddito derivante da questa attività. «Ci attendiamo che la Regione intervenga con una autorizzazione ad hoc, sull’esempio di quanto fatto durante il confinamento della scorsa primavera, e permetta alle strutture di fare le consegne a domicilio. Inoltre, l’agriturismo – conclude il presidente di Confagricoltura Emilia Romagnaha diritto agli stessi aiuti e interventi finanziari messi a disposizione per la ristorazione».

Amaro il commento di Gianpietro Bisagni, imprenditore agrituristico nel Piacentino e presidente di Agriturist Emilia Romagna, che riunisce gli agriturismi associati a Confagricoltura: «lo scenario è drammatico: molti di noi non riapriranno più se non arrivano in fretta i fondi del decretoRistori”. E tali indennizzi sarebbero comunque insufficienti nel caso si decidesse di prolungare la serrata serale».

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