Rinnovato il vertice di Assolatte, l’associazione che rappresenta le imprese lattiero casearie e l’intero settore. Durante l’assemblea annuale 2020, tenutasi a Milano in concomitanza con la celebrazione dei 75 anni dalla fondazione, si sono svolte le votazioni per il rinnovo delle cariche associative. Il nuovo presidente è il bergamasco Paolo Zanetti, che rimarrà in carica per il triennio 2020/2022, che succede a Giuseppe Ambrosi.
«Lascio la guida di Assolatte in un momento complesso e ne sono consapevole. Ma so anche che il nuovo presidente metterà energia, passione, conoscenza e determinazione per affrontare le prossime sfide – ha detto il presidente uscente Ambrosi -. A lui rivolgo i miei auguri più sinceri: possa appassionarsi alla vita associativa, conquistare la vostra fiducia, essere sempre interlocutore autorevole, ricevere le mie stesse soddisfazioni».
Zanetti, 45 anni, dell’omonimo caseificio di Lallio (BG), è anche vicepresidente di Federalimentare. Salutando la platea ha ringraziato Ambrosi per il grande lavoro svolto e i numerosi successi ottenuti. «La presidenza di Assolatte è un incarico importante e prestigioso, che affronto con grande senso di responsabilità e, anche, con una buona dose di emozione – ha detto Zanetti -. Una sfida che mi consente di dare il mio contributo a una delle più delle più importanti e significative realtà associative italiane, che rappresenta il fior fiore delle imprese lattiero-casearie».
Per Zanetti «le sfide che abbiamo davanti come imprenditori e come associazione non saranno certo facili. Viviamo cambiamenti epocali, che la pandemia ha probabilmente accelerato. Il futuro è incerto e difficilmente prevedibile. Dobbiamo lavorare con impegno e dedizione per affermare i nostri valori e il nostro orgoglio di industriali e per contribuire al successo delle nostre aziende, in un paese poco sensibile alle esigenze di chi fa impresa».
In assemblea di Assolatte, Ambrosi ha tracciato il bilancio della sua presidenza: «abbiamo grandi responsabilità: siamo il locomotore della filiera latte e quanto siamo riusciti a realizzare negli ultimi mesi ne è l’ennesima prova. Abbiamo dimostrato grande capacità di reazione e un’eccezionale resilienza, garantendo sempre e comunque la raccolta, la trasformazione e la distribuzione dei nostri eccezionali prodotti su tutto il territorio italiano».
In questo difficile e complesso 2020, nemmeno Assolatte si è mai fermata, e ha anzi aumentato il suo impegno quotidiano e fattuale al fianco delle imprese e ne ha rappresentato le esigenze alle istituzioni, intervenendo su numerosi fronti “caldi” e partecipando a diversi tavoli di lavoro, dedicati sia alla situazione nazionale che all’export e alla valorizzazione del “Prodotto in Italia – Made in Italy” nel mondo.
Dall’inizio del 2020, Assolatte ha anche aumentato e diversificato la sua attività di comunicazione. Ai consueti temi economici e alle notizie di settore, ha affiancato un preciso e continuo monitoraggio dell’evolversi della pandemia che ha portato Assolatte a interfacciarsi con i professionisti della salute, con il mondo dell’informazione e con i consumatori per rimarcare, anche alla luce delle ultime scoperte scientifiche, come il latte e i suoi derivati siano insostituibili alleati del benessere e della salute del sistema immunitario.
Tra i temi più critici e delicati a cui Assolatte si è dedicata in questi mesi c’è quello della normativa, sempre più complessa, farraginosa nelle decisioni e spesso basata su una filosofia del sospetto e su logiche divisive.
«Da tempo insistiamo sulla necessità di una piena armonizzazione delle norme europee – ha proseguito Ambrosi – e abbiamo la sensazione di istituzioni deboli, che stentano ad affrontare tematiche oggettivamente complesse con sano pragmatismo».
Le conseguenze di questa debolezza sono sotto gli occhi di tutti: la lentezza decisionale sulle indicazioni nutrizionali “front of pack” crea difficoltà alle aziende presenti su più mercati e distorce l’informazione al consumatore, mentre il silenzio della Ue sull’etichettatura d’origine ha permesso la proliferazione di tante diverse norme nazionali e nazionalistiche, in palese contraddizione con lo spirito della libera circolazione delle merci, hanno inasprito il dibattito sul “Made in..:” e favorito il pregiudizio sull’equivalenza tra origine e qualità.
«Siamo noi aziende a garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti, non la provenienza degli ingredienti che impieghiamo» ha sottolineato Ambrosi. A questi temi si aggiungono le nuove sfide, già delineate ma che saranno sempre più stringenti nei prossimi anni, a partire da quelle legate alla sostenibilità, come il “Green Deal” e la “Farm to Fork Strategy”.
«Come operatori responsabili e come “figli” del nostro pianeta, siamo pronti a fare la nostra parte, in un’ottica industriale, e a sostenere i costi per migliorare il nostro impatto ambientale – ha puntualizzato Ambrosi – ma a condizione che gli interventi sui processi produttivi e gli impianti non si trasformino in balzelli e tasse a nostro carico e che gli investimenti da affrontare non rendano le nostre aziende poco competitive sul mercato globale».
Prima di salutare la platea e di passare il testimone al nuovo presidente Zanetti, Ambrosi ha voluto ricordare i suoi anni in Assolatte, le soddisfazioni e le battaglie, le sfide e i successi che ne hanno accompagnato l’operato. Infine, Ambrosi ha lanciato un segnale forte e chiaro di ripresa, un messaggio di ottimismo e di tenacia: «nonostante le perduranti difficoltà dobbiamo guardare avanti e gettare le basi per il nostro futuro. Abbiamo un ruolo chiave per l’economia del paese e per il benessere dei consumatori. Da noi e dal nostro lavoro dipendono il reddito di centinaia di migliaia di famiglie, la zootecnia italiana, la sicurezza alimentare, la salute e il benessere di chi compra i nostri prodotti».
L’assemblea di Assolate è stata anche l’occasione per fare il punto sui numeri del settore lattiero caseario italiano. Il 2020 si candida a essere un anno importante per il comparto lattiero-caseario italiano: il valore delle esportazioni supererà quello delle importazioni, portando la bilancia commerciale in positivo per più di 100 milioni di euro dopo decenni caratterizzati da una bilancia in “rosso”. E questo nonostante il dilagante fenomeno dei cloni, dell’“italian sounding” che colpisce i prodotti della tradizione alimentare italiana.
Il saldo positivo della bilancia commerciale del lattiero-caseario è un risultato eccezionale, che conferma i successi raggiunti con anni di tenace lavoro da parte di tutte le aziende del settore. Alla crescita dell’export complessivo ha contribuito l’espansione delle vendite all’estero dei formaggi italiani, che, nonostante le criticità indotte dalla pandemia, hanno strappato un +3% in volume, confermando un trend espansivo che prosegue da anni.
Anche sul mercato interno Assolatte ha registrato la performance positiva dei prodotti lattiero–caseari, che nel corso del 2020 hanno aumentato la loro presenza nel carrello della spesa. Nel primo semestre le vendite sono aumentate dell’11,5%, confermando come i prodotti lattiero-caseario siano immancabili nell’alimentazione e nella cucina degli italiani. Un ruolo comprovato dall’incidenza che i prodotti lattiero-caseari hanno sulla spesa domestica: latte e derivati sono i prodotti alimentari per cui gli italiani hanno speso di più durante il primo semestre 2020 e rappresentano il 14,2% del budget alimentare delle famiglie italiane.
Il 2020 ha confermato anche che l’Italia è il paese leader nei formaggi a denominazione di origine protetta (Dop): grazie a due nuovi riconoscimenti i formaggi italiani tutelati dalla Dop sono diventati 52 contro i 45 della Francia, i 26 della Spagna, i 22 della Grecia, gli 11 del Portogallo e i 10 della Gran Bretagna.
Nel 2020 si è registrato un notevole cambiamento nelle scelte d’acquisto degli italiani. Le preoccupazioni sanitarie, il confinamento, il lavoro da remoto e la minor mobilità hanno portato i consumatori a rivedere il carrello della spesa. Anche i prodotti lattiero-caseari sono stati coinvolti.
I formaggi sono stati premiati dai consumatori e sono al secondo posto nella classifica dei prodotti alimentari con il maggior aumento delle vendite, superati solo dalle uova, afferma Assolatte. Nei primi 8 mesi del 2020, gli acquisti di formaggi nella Gdo sono aumentati del 10,5% e la crescita ha riguardato sia i formaggi a peso fisso sia quelli a peso variabile. L’andamento migliore è stato quello dei formaggi confezionati a peso fisso (+15,2%), di cui i consumatori hanno riconosciuto il vantaggio in termini di velocità della spesa. Nel 2020 sono comunque cresciuti anche i formaggi venduti a peso variabile (+5,5%). Un segnale inequivocabile del ruolo che i consumatori riconoscono ai formaggi in quanto alimenti imprescindibili dell’alimentazione italiana.
Il mercato del latte è arrivato al 30 giugno 2020 con vendite in aumento del 7,9%, trainate dall’exploit del latte Uht (+13%), premiato dalla maggior conservabilità e dalla spesa “effetto stock” preferita per diminuire gli accessi ai punti vendita. Questi stessi motivi hanno penalizzato il latte fresco, che nei primi 6 mesi del 2020 ha registrato un calo dell’1,3% delle vendite su base annua.
Per quanto riguarda lo yogurt, nel 2020 le vendite risultano in crescita del 3,3%. L’“effetto Covid” si fa sentire soprattutto sul mercato degli yogurt funzionali: nell’anno finito a giugno 2020 le vendite dei prodotti a difesa o rinforzo del sistema immunitario sono aumentate del 3,7% a valore e del 4,1% a volume. Tra le tante innovazioni lanciate negli ultimi tempi spicca la bella performance del kefir.
Quanto all’export, la pandemia da Covid-19 e i vincoli sanitari introdotti in gran parte dei paesi di tutto il mondo hanno rallentato ma non hanno fermato la crescita delle esportazioni dei formaggi italiani. Nel primo semestre del 2020, le esportazioni casearie italiane hanno registrato un +3% in volume e un +1% in valore rispetto allo stesso periodo del 2019.
Tra gennaio e giugno 2020 sono cresciuti soprattutto i formaggi freschi (+14,1% rispetto al primo semestre 2019), i grattugiati (+6,2%), la mozzarella (+1,3%) e Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+0,6%). Tra i formaggi italiani Dop la performance migliore è quella del Gorgonzola, con un +3,2% a volume e un +1,1% in valore.
Il mercato unico europeo si rivela, ancora una volta, di vitale importanza per il comparto caseario italiano. Tra le principali destinazioni nella Ue crescono in modo deciso i Paesi Bassi (+13,5%), il Belgio (+12,5%), la Francia (+10,6%) e la Germania (+5,0%). In controtendenza la Spagna, che ha ridotto del 10,8% gli ordini.
Guardando al resto del mondo, il primo semestre del 2020 conferma il calo dell’export dei formaggi italiani negli Stati Uniti (-22,9%) e registra l’inaspettata contrazione delle vendite in Giappone (-7,7%). Buone soddisfazioni arrivano, invece, da Canada e Corea del Sud (rispettivamente +46% e +18%), diretta conseguenza degli accordi commerciali siglati con l’Ue.
Cresce anche la Cina (+2,4%), che resta uno dei mercati a maggiori potenzialità di sviluppo, anche alla luce del recente accordo bilaterale Ue-Cina, che entrerà in vigore nel 2021, riconoscendo e tutelando 100 indicazioni geografiche europee, tra cui i principali formaggi italiani.
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