Il governo BisConte nell’ultimo Dpcm per contrastare la risorgenza e la diffusione della pandemia da Coronavirus ha deciso il blocco alle attività che possono riunire persone e causare assembramenti, ad iniziare da fiere, sagre e convegni. E le critiche da parte degli operatori economici non si sono fatte attendere.
«La chiusura di fiere e sagre prevista dal nuovo Dpcm ci coglie del tutto di sorpresa e colpisce un settore già in difficoltà come quello del commercio su area pubblica – afferma il presidente di Confesercenti Emilia Romagna, Dario Domenichini -. Queste attività dal 18 maggio hanno seguito tutti i protocolli di sicurezza e, laddove non si potevano garantire, non sono state aperte. Inoltre non ci sono informazioni di focolai causati in questi luoghi che si svolgono peraltro all’aperto e nel rispetto dei protocolli vigenti. Non ci sono stati, infatti, momenti di tensione nelle iniziative svolte né necessità d’intervento da parte delle forze dell’ordine per evitare assembramenti e disapplicazione delle normative». Per questi motivi Domenichini dice di non capire «il motivo per cui si è voluto colpire cosi duramente questo settore e chiediamo che la Regione si faccia interprete verso il Governo dell’assurdità di questa scelta».
Le reazioni non mutano in campo alberghiero: «sono esasperato – dice il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli -. Da ieri mattina il mio telefono suona in continuazione; decine di albergatori che mi chiamano disperati per gli ultimi provvedimenti del Governo. Mentre nei convegni in epoca di Covid abbiamo predisposto tutte le misure possibili e immaginabili, dalla misurazione della temperatura al distanziamento in platea, alla registrazione di tutti i partecipanti eccetera, dall’altro lato alle fiere, una volta entrata, la gente è sostanzialmente fuori controllo e si ammassa “allegramente”. Il pensiero che mi corre – prosegue Michielli – è che, mentre le fiere sono solitamente partecipate dal pubblico, quindi comuni, regioni, province e camere di commercio, talvolta dalle associazioni industriali locali, e a queste entità non si può dar fastidio, i convegni e i congressi vengono tenuti dai singoli albergatori nelle loro strutture; a questi invece si può impedire di lavorare».
Le conseguenze del divieto di svolgere congressi e convegni sono chiare: «molti alberghi saranno costretti a chiudere e a licenziare il personale – dice Michielli -. È una catena infinita che mi porta a pensare che saranno più i danni indiretti che quelli diretti prodotti dal Covid-19. Chiedo al Governo di ravvedersi e riconsiderare il capitolo convegni e congressi: le misure di sicurezza le conosciamo e le applichiamo da quando l’emergenza è scattata. Adesso lasciateci lavorare».
Intanto, vittime eccellenti venture sono i tradizionali appuntamenti prenatalizi, ad iniziare dai mercatini di Natale e le tradizionali fiere popolari di San Nicolò o di Santa Lucia. A Trento, il neo sindaco Franco Ianeselli ha annunciato che quest’anno il mercatino di Natale non si svolgerà. Impossibile, secondo i pareri giuridici chiesti dalla Giunta comunale, rispettare i paletti fissati dal nuovo Dpcm di palazzo Chigi. Quindi la XXVII edizione, il cui inizio era previsto per il 21 novembre, ha detto il sindaco Ianeselli, «probabilmente non si farà. È infatti evidente come sia troppo alto il rischio di contagio dato dagli inevitabili assembramenti, visto il numero di visitatori che normalmente visitano le casette di piazza Fiera da fine novembre ai primi di gennaio. Vi è poi la situazione generale, con la crescita dei contagi in tutta Italia. È quindi anche per senso di responsabilità che la Giunta comunale ha valutato di congelare tutto ad un mese dalla partenza».
Per Ianeselli «alla luce della situazione dei contagi e di quanto contenuto nel Dpcm consideriamo che i mercatini non ci siano, al momento tutto spinge in quella direzione. Abbiamo anche detto che teniamo al Natale di comunità, quindi potremmo pensare ad altre forme, ma che non ci possano essere i mercatini come è stato negli anni scorsi mi pare ovvio».
Sulla stessa linea di Trento pare avviato anche il comune di Bolzano, dove il sindaco Renzo Caramaschi ritiene «molto difficile che il mercatino di Natale si possa svolgere in sicurezza».
E dalla mancata effettuazione dei mercatini di Natale ci saranno conseguenze a catena su tutti gli operatori commerciali e sugli stessi albergatori e ristoratori, che durante i mesi dei mercatini avevano il tutto esaurito.
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