L’impatto della pandemia da Covid-19 ha “paralizzato” il turismo trentino: la stagione estiva (giugno-agosto 2020) ha registrato una contrazione di arrivi e presenze decisamente corposa. Certo, inferiore a quella prevista ai tempi del confinamento e di altre realtà nazionali, ma deleteria per la sopravvivenza delle imprese turistiche trentine.
Una prima serie di dati (ancora non certificati per il mese di agosto) forniti dall’Ispat indica un calo totale (sono comprese le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere) di arrivi in Trentino pari al 30,4% (1.860.575 certificati nel 2019; 1.295.599 stimati nel 2020), mentre le presenze crollano del 32,8% (8.332.896 certificate nel 2019; 5.599.537 stimate nel 2020).
È la grande assenza del turismo straniero a pesare in modo particolare sul bilancio totale. Basti pensare che gli arrivi stranieri rispetto alla stagione estiva 2019 sono in calo del 61,2% (710.203 certificati nel 2019; 275.397 stimati nel 2020), e le presenze straniere del 62,5% (2.887.156 certificate nel 2019; 1.084.238 stimate nel 2020). Ha risposto meglio, nell’estate Covid-19 del turismo di prossimità, il flusso degli ospiti italiani: il calo degli arrivi, in questo caso, si ferma all’11,3% (1.150.372 certificati nel 2019; 1.019.967 stimati nel 2020) e quello delle presenze al 17,1% (5.445.740 certificate nel 2019; 4.515.785 stimate nel 2020).
Analisi movimento turistico mese per mese.
Il confronto con la stagione estiva dello scorso anno (ritenuta tra l’altro una delle migliori degli ultimi dieci anni) è totalmente impari. Nell’analisi dei dati Ispat è fondamentale tener conto del fatto che il mese di giugno era ancora soggetto alle ordinanze di chiusura e limitazione dei servizi e di alcune attività, così come la prima decade di luglio. Appartengono a questi mesi, infatti, le variazioni negative più “profonde”.
A giugno le strutture ricettive trentine (alberghiere ed extralberghiere) hanno registrato una diminuzione totale degli arrivi del 71,8% (432.041 certificati nel 2019; 121.973 certificati nel 2020), mentre per le presenze si parla di un meno 76% (1.458.062 certificate nel 2019; 350.696 certificati nel 2020). Un po’ meglio le percentuali negative di luglio, con un calo di arrivi del 28,8% (657.681 certificati nel 2019; 468.296 certificati nel 2020) e di presenze del 37,4% (3.129.095 certificate nel 2019; 1.960.082 certificate nel 2020).
Il mese di agosto, invece, appare quello in cui si è potuta meglio esprimere l’accoglienza turistica, pur col le limitazioni e le difficoltà a seguito dell’emergenza Covid-19. Con il conseguente risultato di dati più “confortanti” o, meglio dire, meno “drastici”. Ad agosto, infatti, le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere hanno riscontrato una diminuzione di arrivi dell’8,5% (770.853 certificati nel 2019; 705.330 stimati nel 2020) e delle presenze del 12,2% (3.745.739 certificate nel 2019; 3.288.759 stimate nel 2020).
Il turismo straniero è grande assente per tutto il periodo estivo. E questo è chiaramente visibile nel mese di agosto, anche se vale sia per giugno e per luglio. Se arrivi e presenze stranieri sono in discesa, ad agosto, rispettivamente del 41,2% (228.109 certificati nel 2019; 134.128 stimati nel 2020) e 43,9% (983.215 certificate nel 2019; 551.584 stimate nel 2020), i flussi circoscritti ai turisti italiani sono meno drammatici. Per quanto riguarda gli arrivi italiani, ed è la prima variazione positiva da rilevare, c’è una crescita rispetto ad agosto 2019 pari al 5,2% (542.744 certificati nel 2019; 570.967 stimati nel 2020). Debolmente negativo il confronto per quanto riguarda le presenze italiane, che calano rispetto ad agosto 2019 dello 0,9% (2.762.524 certificate nel 2019; 2.737.661 stimate nel 2020). Anche a luglio si è notato un lento «rimettersi in moto» di arrivi e presenze italiani (rispettivamente scesi del 9,6% e del 25% rispetto al 2019), mentre è rimasta grave la situazione di arrivi e presenze straniere (rispettivamente meno 57,7% e meno 60,4% rispetto al 2019). In relazione al mese di giugno, gli arrivi stranieri hanno avuto un calo cospicuo dell’86,3% contro una comunque forte discesa degli arrivi italiani pari al 56,8%. Per le presenze, quelle italiane sono calate del 61,2% e quelle straniere del 87,7%.
Settore extralberghiero: gettonato, soprattutto nell’immediato post Covid.
Si può affermare che, ad agosto, la clientela è tornata a prediligere, in molti casi, le strutture alberghiere rispetto alla ricettività extralberghiera. Basti pensare, infatti, che gli arrivi dell’alberghiero ad agosto sono diminuiti “solo” del 5,8% (515.333 certificati nel 2019; 485.444 stimati nel 2020), mentre l’extralberghiero ha assistito ad un calo del 14,1% (255.520 certificati nel 2019; 219.492 stimati nel 2020).
Discorso molto simile per le presenze, decrementate del 10,5% (2.408.342 certificate nel 2019; 2.155.466 stimate nel 2020) nel caso del settore alberghiero e del 15,3% (1.337.397 certificate nel 2019; 1.132.775 stimate nel 2020) nel caso dell’extralberghiero. A giugno e luglio, invece, i tassi di riduzione rispetto al 2019 di arrivi e presenze nel comparto alberghiero ed extralberghiero sono molto simili.
A giugno si sono “persi” il 74,6% (295.006 certificati nel 2019; 74.976 certificati nel 2020) degli arrivi alberghieri e il 65,7% (137.035 certificati nel 2019; 46.997 certificati nel 2020) degli arrivi extralberghieri, mentre per le presenze si parla di un meno 79,5% (alberghiero; 903.965 certificate nel 2019; 184.921 certificate nel 2020) e di un meno 70,1% (extralberghiero; 554.097 certificate nel 2019; 165.775 certificate nel 2020).
Nel mese di luglio gli arrivi alberghieri sono diminuiti del 27,4% (441.562 certificati nel 2019; 320.699 certificati nel 2020) e quelli extralberghieri del 31,7% (216.119 certificati nel 2019; 147.597 certificati nel 2020), mentre le presenze alberghiere ed extralberghiere sono calate rispettivamente del 36,6% (2.027.540 certificate nel 2019; 1.285.181 certificate nel 2020) e del 38,7% (1.101.555 certificate nel 2019; 674.901 certificate nel 2020).
Complessivamente, l’intera stagione estiva 2020 ha assistito ad un calo di arrivi del 29,6% (1.251.901 certificati nel 2019; 881.119 stimati nel 2020) nel comparto alberghiero e del 32% (608.674 certificati nel 2019; 414.086 stimati nel 2020) nel comparto extralberghiero. Per le presenze, il tasso di diminuzione è pari al 32,1% (5.339.847 certificate nel 2019; 3.625.568 stimate nel 2020) per il comparto alberghiero e al 34,1% (2.993.049 certificate nel 2019; 1.973.451 stimate nel 2020) per il comparto extralberghiero.
L’analisi di Asat.
«L’Asat non può assolutamente ritenersi soddisfatta dell’andamento della stagione estiva – commenta la vicepresidente Maria Emanuela Felicetti – ma sarebbe stato effettivamente difficile fare di meglio nell’inedita e complessa situazione in cui ci siamo trovati». Insomma, le strutture ricettive del Trentino sono in sofferenza. «La quasi totale assenza dei turisti stranieri – aggiunge – rappresenta uno degli elementi più preoccupanti. E questo sia in relazione alla “pesante” componente negativa che è andata a pesare su arrivi e presenze estive. Ma soprattutto in funzione del prossimo inverno, quando le imprese turistiche dovranno tornare a fare i conti con l’assenza dei flussi stranieri. Il diffondersi dei contagi da Covid-19, la necessità di procedere obbligatoriamente al tampone nel caso di provenienza da determinati Stati (Spagna, Francia, Belgio, Regno Unito, Paesi Bassi, Repubblica Ceca), l’obbligo di osservare un periodo di isolamento dopo l’ingresso in Italia o al rientro in patria ed il blocco totale degli ingressi in Italia. E questo influisce, oggi, ed influirà pesantemente nei prossimi mesi sui flussi turistici provenienti dall’estero».
Tornando alla trascorsa stagione estiva, Felicetti ricorda che ogni località turistica del Trentino è stata colpita dal Covid-19, a prescindere dalla tipologia di vocazione turistica (invernale/estiva; lacustre/montana/cittadina): «ricordiamo che per le destinazioni turistiche montane la stagione invernale è terminata un mese prima del consueto. Mentre la stagione estiva per i laghi trentini è partita molto lentamente, con circa due mesi di ritardo. Anche i dati che riguardano giugno/agosto vanno a confermare che il movimento turistico verso le località montane è ripreso in maniera attiva solamente dopo la prima decade di luglio».
Nell’analisi della stagione estiva, poi, Felicetti va a ricordare che «è mancato quasi totalmente il turismo organizzato, il quale di norma è importante soprattutto nei mesi di giugno e settembre» e che «fino ad oggi il bonus vacanza ha portato qualche nuovo cliente in Trentino (con soggiorni brevi), nella speranza che la “nuova clientela” possa venire fidelizzata a seguito di azioni di marketing strutturato anche a livello di Trentino Marketing».
Il direttore dell’Asat, Roberto Pallanch, hasottolineato che, per in prossimo inverno, una delle parole chiave del turismo per gli albergatori sarà “sicurezza sanitaria”: «sia la nostra Associazione sia l’intero sistema turistico lavora e lavorerà molto sulla sicurezza, comunicando sia alla popolazione trentina sia alla clientela l’importanza di adottare comportamenti che garantiscono la sicurezza. Non dimentichiamo, inoltre, che gli ospiti che hanno frequentato il Trentino nell’estate appena conclusa hanno mostrato un elevato gradimento proprio per la sicurezza sanitaria garantita dalle strutture alberghiere».
Tornando ai numeri, nell’estate appena terminata il turismo trentino perde 276.616.000 euro, dato ottenuto considerando una spesa media per persona giornaliera in estate di euro 101,2 euro.
Nel periodo compreso tra marzo ed agosto 2020, gli hotel del Trentino hanno registrato 3.586.343 presenze in meno rispetto agli stessi mesi del 2019 (equivalente a meno 55,5% sul 2019; dati Ispat), che corrispondono ad un mancato introito pari a 424.260.295 euro a favore degli attori del Trentino, sulla base di cui si stimano 210.784.516 euro di mancato ricavo alberghiero (il dato è ottenuto considerando una spesa media estiva in pernottamento per persona pari a 52,2 euro e una spesa media invernale per i mesi di marzo e aprile pari a 63,4 euro). Il che equivale ad un calo del 54% del fatturato alberghiero rispetto al 2019.
Nello stesso periodo del 2020, si contano 1.793.171 camere alberghiere non vendute rispetto al 2019 e il 55,5% di presenze alberghiere in meno rispetto al 2019 (pari a 3.586.343 ospiti).
Riflessi negativi anche sull’occupazione del turismo trentino: tra marzo e luglio 2020 sono stati assunti 17.367 lavoratori dei pubblici esercizi (ristoranti, bar, hotel) rispetto ai 24.518 assunti nello stesso periodo del 2019. Il che significa 7.151 contratti stipulati in meno, ovvero una riduzione del 29,2% dei contratti stabili o a termine stipulati rispetto al 2019
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