Il governo BisConte nella “Nadef”, l’aggiornamento del Documento di economia e finanza, porta ai cittadini e alle imprese una sgradita sorpresa: 25 miliardi di tasse in più entro il 2023, tanto che la pressione fiscale salirà dal 42,4% del 2019 al 43% del 2023. Le entrate tributarie passeranno dai 516,7 miliardi del 2019 ai 541,8 miliardi del 2023. Aumento di gettito che non è assolutamente provato che derivi da un miglioramento della congiuntura economica, anzi: di fatto, se l’economia non cresce, la crescita delle entrate sarà determinata solo dall’aumento delle tasse.
Un aumento dovuto alla necessità di fronteggiare una serie di aumenti della spesa pubblica, non sempre rivolta ad investimenti e al miglioramento della competitività del Paese. Tra le voci di uscita in crescita, quella della spesa per il pagamento degli stipendi del moloch pubblico, che passerà dai 173 miliardi del 2019 ai 182 del 2021. Quasi 9 miliardi in più grazie alle infornate di dipendenti pubblici volute dalla maggioranza del governo BisConte. Per non dire dei 2 miliardi in più del reddito di cittadinanza, che nel solo 2021 assorbirà circa 10 miliardi di euro.
Che l’economia non vada affatto bene, lo scrive nero su bianco lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, il quale nella “Nadef” ammette che il rimbalzo dal crollo del 2020 (valutato attorno al 9% del Pil per il governo; ben oltre le due cifre per tutti i previsori internazionali) si rifletterà a lungo sull’economia nazionale, tanto che solo nel 2022 l’Italia potrà ritornare ai livelli pre-Coronavirus. Che, si guardi bene, sono ancora ben al di sotto dell’altra pesante – ma meno di quella del 2020 – crisi del 2009, unico paese tra quelli grandi a non avere superato quel livello, mentre tutti gli altri hanno corso ben oltre in questi anni.
Nelle varie promesse inserite nella “Nadef”, il governo s’impegna a «ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e soprattutto sui redditi medi e medio-bassi», nonostante questi siano già ora del tutto o in gran parte esenti da reale tassazione che invece grava per oltre il 50% solo su un misero 15% di contribuenti “colpevoli” di guadagnare più di 60.000 euro lordi all’anno.
Per fare cassa, Gualtieri promette un rinnovato impegno per il contrasto all’evasione fiscale (altra commedia italiana interpretata con successo da tutti i governi degli ultimi trent’anni) da combattere soprattutto ricorrendo all’utilizzo del denaro elettronico e alla «riforma del sistema delle detrazioni e delle tassazioni ambientali», dove in quest’ultime significano un consistente rincaro delle accise sul gasolio e pure l’abolizione dell’Iva ridotta per l’acquisto di nuove abitazioni dai costruttori per evitare nuove urbanizzazioni e il consumo del territorio.
Di fatto, la coperta ecologista nasconde solo un bel giro di tasse che finiranno sulle tasche di cittadini ed imprese, aggravando il costo della vita e la competitività del sistema produttivo nazionale. Solo per il rincaro del gasolio si stima un gettito di ben 5 miliardi di euro.
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