Sono le Piccole e Media imprese a trainare l’agroalimentare in Triveneto

0
594

Le imprese agroalimentari del Triveneto costituiscono una parte essenziale dell’economia dei territori di riferimento, ponendosi tra i più importanti competitor del mercato mondiale perché portatrici di primati legati alla qualità dei prodotti, all’innovazione tecnologica, al rispetto della tradizione, alla sicurezza alimentare e all’attenzione sulla sostenibilità. E’ proprio il settore agroalimentare è stato al centro della 1ª Giornata del Triveneto organizzata dall’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili delle Tre Venezie (ADCEC Tre Venezie), dal titolo “MIA – Made in Italy Agroalimentare 2020”, a cui hanno assistito oltre 500 commercialisti da tutto il Triveneto, e che si è svolta oggi in diretta streaming dalla Cantina Jermann di Dolegna del Collio (GO).

A confermare la dinamicità del settore agroalimentare l’analisi sulle imprese del Triveneto del settore Food&Beverage promossa dall’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili delle Tre Venezie (ADCEC Tre Venezie) e realizzata dall’ODCEC di Treviso in collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

L’analisi, presentata dal professore dell’Università Cà Foscari Mario Volpe, ha esaminato i bilanci del quinquennio 2014 – 2018 di oltre 1500 imprese del Triveneto operanti nel settore alimentare e delle bevande (selezionate in base al codice ATECO 2007) disponibili nella banca dati AIDA-Bureau van Dijk.

I dati sono stati elaborati attraverso il nuovo indice I.S.P. (Indice Sintetico di Performance) elaborato dai commercialisti triveneti che permette di valutare le prestazioni aziendali, indipendentemente dalla dimensione delle aziende, mettendo in evidenza le società virtuose che hanno dimostrato performance complessivamente positive nell’ultimo quinquennio, ovvero nel lungo periodo, e riferite alla complessiva gestione aziendale. Si tratta di un parametro che consente l’individuazione di un unico valore numerico che permette un’analisi omogenea delle performance aziendali delle imprese considerate, nell’arco degli ultimi 5 esercizi, sintetizzando i valori dei principali indicatori di bilancio, sia economico-reddituali sia patrimoniale-finanziari, attraverso una media ponderata degli stessi ed assegnando ad ognuno di essi un «expert weight» calcolato sulla base delle opinioni dei commercialisti iscritti ai 13 Ordini del Triveneto.

L’analisi ha portato così a stilare le classifiche Top 40 delle Piccole, Medie e Grandi aziende trivenete del comparto agroalimentare che nel quinquennio 2014 – 2018 hanno mostrato le migliori performance, calcolate secondo l’I.S.P.

I.S.P. delle aziende trivenete del Food&Beverage

Rispetto alle graduatorie stilate in base ai fatturati, l’analisi eseguita secondo il parametro I.S.P. evidenzia come ai primi posti della classifica ci sono aziende che non sono necessariamente ai primi posti per fatturato. Inoltre dall’analisi effettuata sulle aziende agroalimentari trivenete emerge che a occupare i primi posti sono quasi sempre le aziende del settore alimentare che sembrano più attrezzate rispetto a quelle delle bevande.

Analizzando poi le performance delle aziende per componenti (alimentare e bevande) e per dimensioni (piccola -media – grande) si nota una differenza nelle tre regioni: in Veneto le aziende più performanti sono le medie imprese del settore alimentare, nel comparto bevande sono quelle di dimensione più grandi a registrare le migliori performance. La situazione è diversa in Friuli Venezia Giulia dove nell’alimentare sono le piccole a registrare le migliori performance, mentre nelle bevande sono le grandi. In Trentino Alto Adige, invece, le aziende di media dimensione sono le più performanti sia nel settore alimentare che nelle bevande.

Delle 1509 imprese trivenete dell’agroalimentare prese in considerazione, è stato possibile calcolare l’I.S.P. di 473 imprese, così suddivise per categoria: 54% Piccole, 33% Medie e 13% Grandi.

Per quanto riguarda le Grandi Imprese, il fatturato aggregato delle imprese con I.S.P. è pari a 10,8 miliardi di euro e vede ai primi tre posti della classifica la trevigiana Latteria Montello, la veronese Aldino Srl e, al terzo posto la trevigiana A.C. S.r.l.

Le medie imprese trivenete agroalimentari con I.S.P., il cui fatturato aggregato sfiora i 4 miliardi di euro, vede primeggiare tre aziende venete: Laboratorio della Farmacia srl, Kioene Spa e Margherita Srl.

Mentre tra le piccole imprese trivenete dell’agroalimentare con I.S.P., che rappresentano oltre la metà del campione (54%) considerato e hanno un fatturato aggregato di circa 1,4 miliardi di euro, la classifica Top 40 vede ai primi tre posti la veneziana Panificio Molin Zan, la trevigiana Cantine Regie Italia e la vicentina Cereal Docks.

Come ha sottolineato il professor Mario Volpe, presentando l’analisi: “Delle imprese agroalimentari trivenete di cui è stato possibile calcolare l’I.S.P., oltre l’80% è rappresentato da aziende di piccola e media dimensione. Questo dimostra che, in un settore come l’agroalimentare, dove l’elemento premiante è la qualità piuttosto che le economie di scala, la dimensione medio piccola non è penalizzante, ma al contrario, sono proprio le aziende piccole e medie ad essere fortemente performanti.”

La ricerca ha poi preso in considerazione il fenomeno di Interlocking Directorate, ovvero i legami che si stabiliscono tra aziende nel momento in cui un amministratore di una società siede nel consiglio di amministrazione di altre imprese e l’esistenza di una correlazione tra la capacità di un’impresa di generare una performance positiva e la centralità della stessa all’interno di un network di aziende. Nelle imprese trivenete del comparto agroalimentare si evidenzia una bassa presenza di questo fenomeno, a causa del grado di interconnessione relativamente basso.

“Nelle imprese agroalimentari trivenete il fenomeno di interconnessione risulta più basso che in altri settori, anche se con variazioni diverse tra le tre regioni. – ha commentato Mario Volpe – Questo è certamente un aspetto da migliorare per il settore poiché è dimostrato che laddove le imprese si mettono in relazione tra loro, i risultati sono decisamente positivi. Questo fenomeno inoltre è strettamente collegato all’importanza di attuare politiche di filiera a livello regionale e nazionale, per accompagnare le imprese a lavorare in sinergia e a ragionare in un’ottica di interconnessione e di sistema che permette di migliorare le performance delle singole aziende.”

I riflessi della pandemia Covid-19 sull’agrifood italiano

La Giornata è stata anche l’occasione per una panoramica sui riflessi della pandemia Covid-19 sull’agrifood italiano. Come hanno sottolineato Vladi Finotto e Christine Mauracher, professori del Dipartimento di Management dell’Università Cà Foscari e co-direttori del Master in Cultura del Cibo e del Vino della Challenge School dell’università veneziana, l’impatto del Covid 19 sul settore agroalimentare va distinto a seconda dei diversi comparti della filiera.

“L’horeca è il settore che ha sofferto di più, pur con alcuni elementi di continuità – il delivery prima e l’asporto poi – che hanno permesso di sperimentare nuovi modelli di business, e che probabilmente continueranno a coesistere con la riapertura. – spiegano Finotto e Mauracher – La distribuzione ha sperimentato un duplice impatto: uno spostamento delle vendite dalla GDO ai negozi di prossimità durante la prima fase del lockdown, e un cambiamento dei consumi, legati alla maggiore disponibilità di tempo, oltre che un cambiamento delle dinamiche all’interno del punto vendita, con una preferenza per il prodotto confezionato. L’agricoltura ha avuto un impatto più dilatato rispetto agli altri comparti della filiera: vediamo da un lato aziende in difficoltà per la mancanza di manodopera, pur avendo una domanda importante di prodotto, come l’ortofrutta, e dall’altro realtà completamente ferme perchè lavoravano principalmente con l’horeca, come le aziende zootecniche che allevano razze da carne, le cantine, l’ittico.”

Finotto e Mauracher spiegano inoltre come “Stando ai dati a disposizione dell’Agrifood Management and Innovation Lab di Ca’ Foscari, il Covid-19 è stato per il Made in Italy agroalimentare un percorso accelerato di innovazione: nell’adozione dell’ecommerce, nell’uso del digitale come strumento per rimanere vicini ai consumatori attraverso la comunicazione multicanale, nel trovare nuove traiettorie e canali per arrivare al mercato.” Guardano al futuro, hanno concluso Finotto e Mauracher “sarà sulle medie e piccole imprese che valorizzano le produzioni di qualità che ci si giocherà la partita più importante per il comparto nei mesi a venire. Sarà importante continuare a lavorare molto sulla comunicazione, sulla capacità di raccontare le eccellenze italiane, su tre piani principali: rassicurare il consumatore, comunicando la qualità e la sicurezza sia del prodotto che del processo; ribadire il legame tra cibo e salute e l’importanza di scegliere in modo consapevole; trasmettere i valori legati al cibo di qualità, come prossimità, filiera corta, sostenibilità, inclusività.”

La Prima Giornata del Triveneto

La Prima Giornata del Triveneto ha visto poi l’alternarsi di interventi che hanno tracciato una panoramica a 360° del settore agroalimentare.

Con Massimo Montanari, Professore di Storia Medievale presso la Scuola di Lettere e Beni Culturali dell’Università di Bologna, si è approfondito il concetto di cibo come cultura ed elemento identitario, gli interventi di Vladi Finotto e Christine Mauracher, Co-direttori del Master Cultura, Cibo e Vino dell’Università Cà Foscari di Venezia, hanno invece preso in considerazione il settore Food tra trasformazioni strutturali e nuovi trend e l’innovazione e il digitale nel business agroalimentare. Moreno Mancin, Professore del dipartimento di Management dell’Università Cà Foscari di Venezia, ha fornito un’interpretazione dei dati contabili delle aziende dell’agrifood, mentre negli interventi successivi, Mauro Rosati, Direttore Generale Qualivita e Origin, ha presentato una riflessione sull’importanza della qualità nell’agroalimentare italiano tra DOP e IGP e Sara Roversi, Founder di the Future Food Network – Future Food Institute, ha invece proposto un focus sulle innovazioni per produrre cibo in modo sostenibile. Sono state inoltre presentate due case history di successo del settore agroalimentare: il Crowdfunding di Orapesce, attraverso la voce di Giacomo Bedetti, fondatore di Orapesce, e la piattaforma di food delivery Foodracers, attraverso la voce del suo fondatore Andrea Carturan.

La Giornata si è conclusa con una tavola rotonda incentrata sul ruolo delle produzioni agroalimentari come motore di sviluppo del territorio, anche in chiave turistica, nel quale si sono confrontati il padrone di casa Silvio Jermann, Elda Felluga, Presidente del Movimento Turismo Vino Friuli Venezia Giulia e Walter Filiputti, Presidente del Consorzio Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori.

“Il settore agroalimentare nel Triveneto, come in Italia, rappresenta un asset importante dell’economia del territorio e si è dimostrato tra i più resilienti rispetto alla crisi causata dalla pandemia da Coronavirus. – ha commentato Fabio Marchetto, Presidente dell’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili delle Tre Venezie – Per questo abbiamo voluto mettere al centro della Prima Giornata, che apre la nostra stagione formativa, una riflessione su un settore così cruciale per la nostra economia. Anche la ricerca che è stata presentata e che analizza le performance del settore, utilizzando un particolare indice messo a punto proprio dai commercialisti, delinea la vivacità di questo settore e ci invita, come professionisti, a riaffermare il nostro ruolo di attori economici sul territorio e come soggetti qualificati in grado di indirizzare le scelte di sviluppo delle aziende e di assicurare un dialogo sempre più stretto tra impresa, mondo finanziario e istituzioni, così importante per contribuire a far ripartire il nostro tessuto economico.”