Il Coronavirus è stato un sicuro protagonista della campagna elettorale per il rinnovo dei rappresentanti della regione Veneto, prima con lo spostamento dell’appuntamento elettorale dalla primavera all’inizio autunno, poi con la messa fuori combattimento, a tre settimane dal voto, del candidato delle sinistre Arturo Lorenzoni, al quale è andata la solidarietà del governatore uscente e sicuro rientrante, Luca Zaia.
La scommessa è di quante volte la coalizione di centro destra che supporta Zaia doppierà le sinistre: c’è chi scommette tre volte, chi si spinge pure ad un fantasmagorico (e storico) fattore 4. Si vedrà ad urne chiuse. Zaia, 53 anni, già ministro all’Agricoltura, è in carica dal 2010 e questa sarà la sua ultima legislatura alla guida del Veneto a causa della nuova legge elettorale che vieta il terzo mandato.
Il governatore leghista si è sempre distinto per vincere con netto distacco sugli avversari: nel 2015, Zaia asfaltò 50% contro il 22% sull’indimenticabile Dem Alessandra “LadyLike” Moretti, che poi si è consolata con il ritorno a Strasburgo, seggio nettamente più pagato rispetto a quello di un semplice consigliere regionale di opposizione.
Per la guida della Regione Veneto sono in lizza 9 candidati, 8 dei quali andranno a cozzare contro la corazzata messa in campo da Zaia, forte di ben 165 candidati suddivisi tra la lista personale Zaia presidente Liga Veneta, Lega, Autonomia Veneta (composta da esponenti del Carroccio), Fratelli d’Italia e Forza Italia. All’interno della coalizione di centro destra si giocheranno due diverse sfide: quella tra la lista personale di Zaia su quella della Lega (con la prima data largamente in vantaggio anche grazie al forte richiamo della storica Liga Veneta rispetto ad una Lega salviniana sempre più nazionale e meridionalizzata) e tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, con i primi sull’onda della tumultuosa crescita del partito trainato dalla leader Giorgia Meloni e i secondi condannati sempre più all’insignificanza.
Sul fronte delle sinistre, la coalizione guidata dal Dem Arturo Lorenzoni, 53 anni, docente universitario di Economia dell’energia all’Università di Padova, città di cui è stato vice sindaco, è sostenuto da Pd, Veneto che Vogliamo, Europa Verde, Sanca Autonomia e +Veneto in Europa. Lorenzoni è entrato in politica da 3 anni, conquistando il 22,8% con la sua “Coalizione Civica”, che ha aiutato il Pd nella riconquista della guida di Padova.
Nella Regione Veneto Italia Viva di Matteo Renzi corre da sola con Daniela Sbrollini, 49 anni, senatrice, vicentina d’adozione, sostenuta anche da Civica per il Veneto, Psi e Pri. Corsa in solitaria anche per il Movimento Cinque Stelle, che candida a Palazzo Balbi l’ex parlamentare Enrico Cappelletti, 52 anni, padovano, ex componente della Commissione giustizia e della bicamerale per il federalismo fiscale.
Completano il quadro dei candidati governatori l’autonomista Antonio Guadagnini del Partito dei Veneti, Simonetta Rubinato con la lista Per le Autonomie, Patrizia Bartelle di Veneto Ecologia Solidarietà, Paolo Benvegnù con la lista Solidarietà Ambiente Lavoro, e Paolo Girotto del movimento 3V, per la libertà di scelta (dai vaccini al 5G).
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