Referendum costituzionale: cresce sotterraneamente il consenso per il “No”

La proposta sponsorizzata dal M5s bocciata dai tecnici del diritto e dall’economia. Mareschi Danieli (Confindustria Friuli): «voto “N0” contro una proposta demagogica. Al Paese servono riforme strutturali».

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Fa rumore la crescita silenziosa e sotterranea dei contrari alla riforma costituzionale che sarà votata con il referendum del 20 e 21 settembre prossimi, dove convintamente a favore del “rimane solo il M5s, mentre da Lega, Fratelli d’Italia e Pd il sostegno alla riforma è solo di facciata, mentre non si contano più i vari esponenti di peso che si dichiarano apertamente a favore del “No” alla riforma.

Non solo la politica si sta spostando da quello che agli inizi sembrava un consenso plebiscitario al “” ad un rinsavimento sul filo di lana: anche tra il mondo dell’economia crescono i consensi verso il “No”. Ultima in ordine di tempo, il presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, leader dell’omonimo gruppo siderurgico friulano: «personalmente, sono orientata a votareNo” al referendum, non perché sia contraria alla razionalizzazione della spesa pubblica, anzi, ma perché sono convinta che questa sia l’ennesima mossa demagogica per attrarre consenso politico, mentre abbiamo bisogno di riforme strutturali per sistemare le tante cose che non funzionano nel nostro Paese». 

Del taglio dei parlamentari il M5s ha fatto la sua bandiera, dimenticando che per garantire una qualità all’azione legislativa e di governo della cosa pubblica servono innanzitutto competenze. Quelle che mancano grandemente proprio tra le fila e tra i vertici di quel movimento che del “uno vale uno” ha fatto il suo scopo di vita. 

«Si parla di quantità dei parlamentari, ma non della loro qualità – sottolinea Mareschi Danieli -. Finché continueranno ad essere scelti dalle segreterie dei partiti e dunque sostanzialmente nominati, senza alcun focus sulla loro competenza il problema della qualità della nostra classe dirigente politica non sarà risolto. Il costo dell’incompetenza è di gran lunga superiore rispetto al costo dei parlamentari che andremmo a ridurre».

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Il fai-simile del quesito del referendum costituzionale del 20 e 21 settembre prossimi.

Mareschi Danieli ha evidenziato che con il taglio, tra Camera e Senato di 350 parlamentari, i risparmi totali sarebbero di 81,6 milioni l’anno, «che, rapportato al nostro debito pubblico, significa lo 0,005% e un seicentesimo scarso di quanto spende l’Italia ogni anno solo di interessi sul debito pubblico» ingigantito a dismisura proprio dalla “competente” e “appropriataazione politica del M5s, partito di maggioranza relativa nei due rami dell’attuale Parlamento. 

Mareschi Danieli guarda agli effetti che la riforma avrebbe sulla rappresentatività del Friuli Venezia Giulia: «con la riforma l’Italia diventerebbe il Paese dell’Ue con il minor numero di deputati in rapporto alla popolazione, e la Regione sarebbe vieppiù penalizzata rispetto ad altri territori sul fronte della rappresentanza, passando da 20 a 12 deputati e senatori (-40%)». 

Il referendum costituzionale porta con sé anche dell’altro: con lo spostamento sempre più forte di gran parte della politica e dell’economia verso il “Nosi vuole dare un chiaro ed inequivocabile segnale alla maggioranza di governo delle quattro sinistre: se il “Nodovesse vincere nelle urne, magari unitamente ad una forte affermazione del centro destra alle elezioni regionali, il risultato del 20 e 21 settembre non potrà essere ignorato dalla politica e anche sul colle più alto si dovrà necessariamente avviare una seria riflessione sulla residua durata del governo BisConte.

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