Negozi chiusi di domenica: il Tar di Trento accoglie il ricorso della grande distribuzione

Dopo l’Agcm che ha avanzato dubbi di costituzionalità della legge Failoni-Fugatti, la magistratura amministrativa sospende l’efficacia della delibera provinciale di attuazione della norma.

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La sede centrale della provincia di Trento.

La legge provinciale sui negozi chiusi di domenica e nei festivi in tutti i comuni non turistici del Trentino, fortissimamente voluta dalla Lega e dal suo massimo esponente istituzionale, il presidente della provincia Maurizio Fugatti, continua ad incassare bocciature da parte degli organismi istituzionali di controllo.

Dopo che il governo BisConte aveva avanzato dubbi circa la costituzionalità della norma, dubbi confermati anche dall’Autorità garante per la concorrenza e del mercato, ora arriva il Tar di Trento che accoglie il ricorso di alcune aziende e centri commerciali ordinando la sospensiva della delibera con cui la giunta provinciale di Trento ha dettato le modalità operative delle chiusure.

Il Tar di Trento si è pronunciato sul ricorso dello Shop Center di Pergine Valsugana del Consorzio Cavalli e di Habitat Arredamenti di Cavalli Virginio srl a Civezzano accogliendone «la domanda cautelare e, per l’effetto, sospende l’impugnata delibera della Giunta provinciale della Provincia autonoma di Trento n. 891 del 2020 sino all’esito del giudizio di merito».

Con questo provvedimento, una volta notificato alle parti, i negozi non ricadenti nei comuni turistici (dove le aperture domenicali sono continuate) potrebbero tornare a rialzare le serrande alla domenica e nei festivi.

Il Tar di Trento evidenzia la presenza nella legge che obbliga i negozi chiusi di domenica di “fumus boni juris” ad un primo giudizio sommario, decretando un primo successo dei commercianti che si vedono penalizzati nella libera concorrenza, oltre al fatto che la Provincia, nell’approvare la nuova legge pure con procedura d’urgenza, si è arrogata il diritto di legiferare su competenze che non le spettano, invadendo il campo statale ed entrando in contrasto frontale con la direttiva europeaBolkestein” che regola la concorrenza all’interno del mercato unico.

In Provincia si preferisce non commentare l’esito dell’udienza al Tar, ma da più parti s’inizia ad interrogarsi su cosa succederà nel caso che il Tar dia piena ragione ai ricorrenti e che pure la Corte costituzionale bocci la normativa impugnata dal governo centrale.

Si profila la possibilitàmolto concreta – che, in caso di vittoria dei ricorrenti, coloro che hanno approvato la norma siano chiamati a rispondere della loro decisione. I commercianti penalizzati dalle chiusure obbligatorie potrebbero a buon diritto chiedere i danni milionari alla Provincia per i mancati guadagni.

Si potrebbe muovere anche la Corte dei conti aprendo provvedimenti per danno erariale nei confronti dei componenti della Giunta provinciale e degli stessi consiglieri provinciali che l’hanno approvata, forse anche nei confronti dei vari funzionari e dirigenti pubblici che hanno gestito l’iter della norma, in quanto già in sede di discussione consiliare era emersa chiaramente l’infondatezza della base giuridica su cui la norma era costruita. Oltre ai danni liquidati agli imprenditori dalla Provincia per i negozi chiusi di domenica, la Corte dei conti potrebbe chiedere conto anche dei costi supportati dalle istituzioni locali in termini di ore di lavoro del personale e delle strutture utilizzate per approvare una legge fallata fin dalla sua origine. 

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