Incentivi auto: già finiti i fondi per la classe emissiva di CO2 91-110 g/km

Situazione annunciata che puntualmente si è verificata. Secondo l’Unrae a rischio un settore che vale 50 miliardi di fatturato e occupa 160.000 persone.

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Caro automobile incentivi auto

Il nuovo pacchetto di incentivi auto che pure aveva finalmente accolto le richieste del settore in luglio di aumentare i primi 50 milioni stanziati con una logica a scalare volta a premiare i veicoli con minori emissioni, oggi ha, come previsto, messo in mostra tutti i limiti del sistema così come ristrutturato dal  decretoAgosto”: il fondo di 100 milioni, destinato ai veicoli rientranti nella fascia emissiva di CO2 91-110 g/km, è andato ad esaurirsi dopo pochi giorni di vita. 

Nonostante le numerose richieste di Unrae di ipotizzare sistemi di travaso degli incentivi auto da una classe all’altra una volta che si fosse arrivati all’esaurimento di una delle dotazioni previste o di immaginare un fondo complessivo per tutti i veicoli agevolati, si è verificato – come previsto – che a fronte di un rapido esaurimento del plafond destinato alle vetture della fascia 91-110 restino ad oggi quasi 300 i milioni disponibili, di cui probabilmente tanti in esubero, rientranti nelle altre fasce emissive incentivate. 

Dal punto di vista dei concessionari, preme evidenziare una strozzatura funzionale che di fatto crea problemi ai clienti finali. La piattaforma che gestisce l’Ecobonus prevede un limite di 50 pratiche al giorno per ogni concessionario registrato con la conseguenza che, con i fondi agli sgoccioli, nella categoria 91-110, un consumatore che pure ha concluso il suo acquisto rischia di non vedersi concedere gli sconti perché la sua pratica è stata completata quando ormai i fondi erano esauriti. Questa situazione lascia nel caos le reti di concessionari a livello nazionale che devono gestire da soli i reclami e le preoccupazioni degli automobilisti. 

«Il sistema messo in campo dal Governo – commenta Michele Crisci, presidente di Unraecontiene forti elementi di rigidità e alcuni profili incoerenti con quanto ritenuto essere lo spirito di sostegno e cioè la ripresa del mercato ed il rinnovo del parco circolante. La rigidità principale consiste nell’impossibilità di travasare le risorse da una fascia emissiva all’altra o di prevedere un fondo unico, che si traduce nel rischio di lasciare inutilizzati parte dei fondi pur a fronte di una quota di domanda che resta così insoddisfatta. È più che mai urgente – ha continuato Criscirifinanziare il fondo esaurito per non frenare la crescita di un settore già fortemente colpito nei mesi scorsi dall’emergenza sanitaria».

Unrae chiede con forza una urgente soluzione per conciliare gli interessi generali di tutela dell’ambiente con l’esigenza di non penalizzare il mercato e la necessità imprescindibile di difendere un comparto che occupa 160.000 addetti, solo nell’area commerciale, in Italia e fattura complessivamente oltre 50 miliardi di euro. 

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