Zucchero biologico 100% italiano: conclusa la seconda campagna di produzione

Progetto pilota di agricoltura biologica di Coprob in collaborazione con FederBio Servizi.

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filiera dello zucchero italiana Zucchero biologico 100% italiano
Un campo coltivato a barbabietole da zucchero.

Coprob (Cooperativa Produttori Bieticoli) ha terminato la sua seconda campagna saccarifera biologica che aveva preso il via nell’ultima settimana di luglio 2020 per la produzione di zucchero biologico 100% italiano. Il progetto per la barbabietola biologica guidato da Coprob e FederBio Servizi, in questo suo secondo anno di piena operatività ha coinvolto 149 aziende per una superficie di circa 1.600 ettari in sette regioni del Nord e Centro Italia (Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Marche e Umbria). 

La campagna ha fatto registrare un sostanziale miglioramento dei dati produttivi con una resa di saccarosio per ettaro superiore del 20% rispetto al 2019. La produzione lorda vendibile (PLV) media è stata di 3.400 Euro con punte fino a 6.000 Euro e il 55% delle aziende (rispetto al 30% del 2019) ha avuto valori superiori ai 3.000 euro/ettaro.

Questi valori indicano che pur essendosi ampliata la compagine rispetto allo scorso anno, le aziende che producono zucchero biologico 100% italiano dispongono in genere di preparazione professionale e risorse tecniche tali da garantire la corretta applicazione delle metodiche di coltivazione.

«Desidero fare i complimenti ai bieticoltori bio che si sono fortemente impegnati in una coltivazione che fino a un paio di anni fa sembrava impossibile – afferma Claudio Gallerani, presidente Coprob-Italia Zuccheri – ma che oggi, grazie all’intera direzione agricola di Coprob e a FederBio Servizi con il suo presidente Paolo Carnemolla, non solo è possibile, ma anche all’avanguardia in Europa. Fin dall’inizio ci siamo dati come obiettivo di agire con “scienza e coscienza” che si traduce nel mettere in pratica e rispettare i disciplinari e nel severo autocontrollo messo in atto da Coprob che porta ad escludere chi commette degli errori; questo evidenzia che la bietola bio si può fare rispettando le regole e facendo buone produzioni».

Nei due mesi prima della raccolta, il clima è stato estremamente più mite rispetto al 2019 e caratterizzato da diverse precipitazioni; questo ha determinato condizioni ottimali per lo sviluppo della coltura, ma anche di diverse infestanti e la gestione del diserbo si conferma quindi ancora di più quale aspetto decisivo per poter ottenere rese importanti nella coltivazione in biologico della barbabietola da zucchero.

La raccolta precoce ha consentito naturalmente di semplificare le operazioni di difesa, ridurre i costi di produzione e avere maggior tempo per la gestione delle colture in successione, contribuendo alla sostenibilità economica dell’intera rotazione.

«Continuando per questa strada – conclude Galleranipotremo crescere in breve tempo: l’obiettivo è migliorare le rese produttive della barbabietola bio attraverso le semine autunnali e una gestione migliore della fertilità dato che oggi sono penalizzate dalla necessità di raccogliere entro la fine del mese di luglio. Con l’ausilio dei nuovi mezzi tecnici, della meccatronica e della robotica e coinvolgendo tante aziende potremo costruire  una nuova moderna agricoltura».

«Gli ottimi risultati della campagna 2020 per le bietole biologiche sono ancora più eclatanti, considerato che si tratta solo del secondo anno di coltivazione per una coltura e una filiera che è completamente innovativa per il settore biologico, ancora quasi totalmente dipendente dallo zucchero di canna biologico d’importazione – dichiara il presidente di FederBio Servizi, Paolo Carnemolla -. Si tratta non solo di un prodotto interamenteMade in Italy”, ma anche di un’innovazione tecnica, agronomica e industriale frutto della collaborazione fra l’eccellenza del comparto bieticolo saccarifero e la società di servizi specialista del biologico più importanti in Italia». 

«Grazie alla assoluta determinazione del presidente Claudio Gallerani e del direttore agricolo Massimiliano Cenacchi di Coprob e all’impegno dello staff di FederBio Servizi e di tutti i partner tecnici è stato anche messo in campo un modello di organizzazione e gestione di una filiera biologica “corta” sul lato industriale ma estremamente complessa su quello agricolo, che deve rappresentare un esempio da diffondere, anche per garantire oltre la formalità e le carte una effettiva trasparenza, integrità e tracciabilità del prodotto biologico italiano – prosegue Carnemolla -. La collaborazione con Coprob e altri partner tecnici e scientifici si è concretizzata anche nella creazione di due gruppi operativi per l’innovazione in Veneto e Emilia Romagna per continuare a investire sia sull’innovazione tecnica e organizzativa ma anche sulla formazione degli agricoltori biologici e sul trasferimento delle buone pratiche. Il progetto dello zucchero biologico 100% italiano da barbabietola di Coprob, che ha già ottenuto un importante riconoscimento dall’Unione Europea come buona pratica, è la dimostrazione concreta che la transizione al biologico dell’agricoltura convenzionale è possibile anche in abiti produttivi e territoriali impegnativi pur applicando con il massimo rigore il rispetto dei principi e delle norma che devono essere propri dell’agricoltura biologica certificata».

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