In Alto Adige, secondo l’indagine estiva del Barometro dell’economia dell’IRE – Istituto di ricerca economica della Cciaa di Bolzano, il clima di fiducia nel commercio al dettaglio e nel settore del commercio e della riparazione di veicoli peggiora nettamente rispetto allo scorso anno. La situazione è particolarmente difficile nel comparto dell’abbigliamento e, in generale, in tutte le branche fortemente legate al turismo.
Il 43% delle imprese altoatesine del commercio al dettaglio giudica negativamente la redditività nel 2020. Tale valore rispecchia le difficoltà che stanno vivendo gli operatori di questo settore, in particolare coloro che conseguono una parte significativa del proprio fatturato con i turisti.
Ad aprile il volume d’affari è stato mediamente inferiore di oltre un terzo rispetto allo stesso mese del 2019. Ancora a maggio, quando sono venute meno le limitazioni alle aperture dei negozi, la contrazione del fatturato è stata di circa un quinto.
I commercianti, secondo l’indagine della Cciaa di Bolzano, hanno dovuto fronteggiare anche un incremento dei costi, dovuto alle misure necessarie per limitare la diffusione dell’epidemia. Lamentano, inoltre, un inasprimento delle condizioni di accesso al credito e un deterioramento della puntualità nei pagamenti dei clienti. In generale, l’epidemia e il confinamento hanno comportato un peggioramento della competitività, soprattutto rispetto ai grandi operatori del commercio online.
A risentire maggiormente della crisi sono stati i piccoli esercizi: i due terzi delle imprese fino a tre addetti e la metà di quelle tra quattro e nove addetti valutano negativamente la redditività, mentre tale quota scende a poco più di un quarto tra le imprese con almeno 50 addetti.
La redditività è nettamente peggiorata in tutti i comparti merceologici. La situazione è particolarmente difficile per i negozi di abbigliamento e calzature, molti dei quali hanno fatto affidamento sui saldi di fine stagione per svuotare i magazzini e reperire nuova liquidità in vista dell’autunno. Tra i comparti in maggiore sofferenza figurano anche la cosmetica e il commercio ambulante. Una parziale eccezione è costituita dai supermercati, che segnalano fatturati in leggera crescita e una redditività quasi sempre soddisfacente.
Anche nel settore del commercio e della riparazione di veicoli il clima di fiducia è decisamente peggiorato rispetto allo scorso anno: meno di due terzi delle imprese considerano infatti soddisfacente la redditività. La dinamica dei fatturati è stata anche qui fortemente penalizzata dalle chiusure, con perdite che ad aprile hanno superato il 50% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, per poi scendere a un quarto a maggio. Un segnale di ripresa è arrivato dalle vendite a privati in giugno, ma nello stesso mese i due terzi degli operatori del settore lamentavano ancora una domanda inferiore rispetto ai livelli precrisi, anche a causa della riduzione degli investimenti in veicoli avvenuta negli altri comparti dell’economia. Molti operatori sono inoltre preoccupati dal brusco peggioramento della puntualità dei pagamenti della clientela.
Una soluzione per affrontare la crisi potrebbe, secondo la Cciaa di Bolzano, venire da un maggiore utilizzo del canale del commercio elettronico che tra i consumatori ha ottenuto un buon successo di gradimento sia durante la fase del confinamento che successivamente.
Per Philipp Moser, presidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, «i tempi sono maturi per una “Web tax” per i colossi digitali che, fino a oggi, grazie all’ottimizzazione fiscale e al trasferimento in altri Stati, non pagano le tasse sui fatturati realizzati. Una tassa sul digitale permetterebbe di chiudere questa lacuna fiscale richiamando i colossi dell’online alle proprie responsabilità. Attualmente, infatti, le aziende del commercio stazionario hanno un enorme svantaggio concorrenziale rispetto ai giganti dell’e-commerce».
«La situazione creata dal Coronavirus ha sconvolto qualsiasi previsione economica per il 2020 – afferma Federico Tibaldo, presidente di Confesercenti Alto Adige Südtirol -. I commercianti al dettaglio hanno comunque reagito con l’ottimismo tipico di chi è abituato a gestire in modo positivo il rapporto con la clientela. L’aumento della disoccupazione, il calo dei redditi, gli investimenti che ristagnano, preoccupano i commercianti al dettaglio per l’inevitabile ripercussione sui consumi. La pubblica amministrazione ha fatto molto, adesso però servono provvedimenti mirati per una ripresa economica che non può aspettare oltre».
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