Economia, anche Confesercenti vede “nero”

A rischio chiusura 90.000 imprese. Unioncamere stima che entro il 2024 ci saranno da sostituire 2,5 milioni di lavoratori che andranno in pensione.

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commercio in trentino

A rischio chiusura 90.000 imprese. Unioncamere stima che entro il 2024 ci saranno da sostituire 2,5 milioni di lavoratori che andranno in pensione.

Per l’economia dell’Italia non è un buon momento, nonostante gli auspici del ministro all’Economia e finanze, Roberto Gualtieri, e anche Confesercenti vedenero” con la previsione di un autunno drammatico per il settore terziario, a partire da commercio e turismo dove circa 90.000 imprese sono pronte a chiudere per sempre i battenti, anche al netto di nuovi, possibili confinamenti da Coronavirus. 

Una “botta”, secondo Confesercenti, senza precedenti al lavoro autonomo, che avrà conseguenze anche sul lavoro dipendente: tra le attività che proveranno a resistere, quattro su dieci segnalano la necessità di ridurre il personale che andranno ad infoltire il già vasto numero di disoccupati e di cassaintegrati che al termine del blocco dei licenziamenti avranno come sbocco quel milione di licenziamenti ipotizzato da stime di Confindustria. 

«Serve uno scatto in avanti, serve un accordo tra Governo e parti sociali per riformare fisco e lavoro e dare il via a una nuova fase – afferma la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise -. I provvedimenti presi fino ad ora hanno aiutato ad attutire il colpo, ma serve una diversa prospettiva: dobbiamo passare da un’ottica di emergenza ad una di rilancio, bisogna mettere urgentemente in campo le due riforme che il nostro Paese ha sempre rimandato, e che oggi sono necessarie più che mai: quella del sistema fiscale e quella del lavoro. Serve un sistema impositivo più leggero e flessibile». Di qui l’appello di Confesercenti ad utilizzare la conversione del DecretoAgosto” che è iniziata al Senato per fare gli aggiustamenti necessari, anche contando sulla disponibilità di 300 milioni di euro: «è la prima occasione utile per dare risposte a chi fino ad ora non le ha avute: non manchiamola».

Ad accendere un faro sulle prospettive del mondo del lavoro lo studio di Unioncamere che nell’ultimo aggiornamento (luglio 2020) del modello di previsione dei fabbisogni occupazionali sviluppato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior prevede che l’Italia entro il 2024 dovrà sostituire più di 2,5 milioni degli attuali lavoratori, tra autonomi, settore pubblico e privato. 

A trainare nell’epoca post Coronavirus sarà il settore della salute. Le sostituzioni di forza lavoro si renderanno necessarie perché i lavoratori avranno raggiunto l’età di pensionamento o per altre cause. Questo dato, sommato agli incrementi (o alla diminuzione) degli occupati previsti in base ai possibili andamenti annuali del Pil, determinerà un fabbisogno complessivo compreso tra 1,9 e 2,7 milioni di lavoratori. 

Lo studio di Unioncamere analizza due possibili scenari economici. Secondo quello positivo, la crescita economica potrà generare nel quinquennio 2020-2024, in maniera molto differenziata nei vari settori, un incremento rispetto al 2019 dell’ammontare di occupati di circa 179.000 unità; secondo lo scenario negativo si prospetterebbe una flessione del totale di occupati di circa 556.000 unità a fine quinquennio. 

Nei cinque anni considerati dalla ricerca Unioncamere il settore privato potrebbe aver bisogno di 1,2-2 milioni di lavoratori, quello pubblico esprimerà un fabbisogno di 720.000 occupati, mentre il fabbisogno di lavoratori autonomi si collocherà tra 400.000 e 600.000 unità. Dal punto di vista territoriale, sarà il NordOvest ad avere bisogno della quota maggiore di occupati (609.000/844.000 unità), seguito dal NordEst (492.000/665.000 unità), dal Mezzogiorno (500.000/661.000 unità), e in misura minore dalle regioni del Centro (361.000/527.000 unità). 

Concentrandosi sul biennio 2020-2021, Unioncamere sottolinea «gli effetti senza precedenti dell’attuale crisi economica che ha colpito in misura diversa i vari settori produttivi, rispetto alle tendenze del triennio 2022-2024 per il quale si ipotizza un rimbalzo dell’economia». In questi due anni, sia il settore privato che la pubblica amministrazione potrebbero aver bisogno di un numero compreso tra i 272.000 e i 799.000 lavoratori. In termini di settori su cui puntare, Unioncamere prevede il fabbisogno più elevato nella filiera salute, con una richiesta di 223-241.000 lavoratori, in altri servizi pubblici e privati una domanda che si collocherà tra 145.000 e 170.000 occupati, e nella formazione e cultura saranno richiesti tra i 152.000 e i 169.000 professionisti. In territorio molto negativo la filiera commercio e turismo (-172.000/-40.000 unità), seguita da legno e arredo (-55.000/-9.000 unità). Poi moda (-55.000/1.000 unità), finanza e consulenza (-40.000/43.000 unità), altre filiere industriali (-33.000/8.000 unità), meccatronica e robotica (-10.400.000/19.000 unità) e costruzioni e infrastrutture (-4.000/43.000 unità). 

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