Se si andasse al Governo per provata competenza, come purtroppo non è più da tempo, il primo esame per ministri e sottosegretari dovrebbe essere dedicato a come furono utilizzati dai governi De Gasperi i fondi per la ricostruzione del Piano Marshall.
Con l’ottimo utilizzo di quei fondi, con il Piano dell’acciaio, con il Fisco umano di Vanoni, con il Piano casa di Fanfani, l’Italia mise le basi per quello che fu il Boom Economico. Che non fu un miracolo calato dall’Alto, ma il frutto di un lavoro concreto di governi composti da personaggi di prestigio e di competenza.
Oltre l’80% dei soldi del Piano Marshall era a fondo perduto, il resto a credito.
Ora che l’Europa ha capito che la linea dell’austerità imposta con ogni mezzo nel 2011–2012 aveva portato l’economia europea a una crescita più bassa e all’esplodere del populismo sovranista, l’Italia dovrebbe finalmente fare gli investimenti e le riforme necessarie per avere una crescita stabile e duratura di almeno due punti di Pil l’anno.
Con il “Recovery Fund” l’Europa erogherà un consistente sostegno economico ai paesi: il 40% a fondo perduto, il rimanente 60% a prestito a tassi molto bassi.
De Gasperi, che per prendere gli aiuti del Piano Marshall mise fuori dal governo i comunisti, da ogni dollaro ricevuto ne ricavò ben 6 dollari come frutto delle scelte fatte. Se il governo italiano in carica riuscisse a copiare De Gasperi, dagli 82 miliardi a fondo perduto otterrebbe 492 miliardi. Un grande risultato che rilancerebbe come non mai il Paese dopo 20 anni di crescita piatta, lo 0,2% all’anno in media. 20 anni dove hanno governato tutti, sinistra (tanti) e destra (pochi), con risultati scarsi.
Ricordare la lezione dei grandi personaggi che hanno fatto la storia non solo italiana è importante non solo per il tributo di riconoscenza che si deve loro, ma anche per offrire un modello alle nuove generazioni e alla politica di oggi che sovente appare senza arte né parte, dove si fanno strada i peggiori, non i migliori.
Ricordare De Gasperi a 66 anni dalla morte è molto importante e utile sotto l’aspetto economico e sociale perché l’Italia si trova in una situazione che, se non è uguale perché la Storia non si ripete, è comunque molto simile.
Dal punto di vista economico e sociale, oggi l’economia e il Paese reale subiscono una perdita di ricchezza, di fatturati e di introiti come mai nel dopoguerra. La gravità della crisi economica conseguente al lungo confinamento e l’utilizzo delle risorse a fondo perduto che arriveranno dall’Europa hanno molte somiglianze con la situazione che dovette affrontare De Gasperi a poco più di un anno dalla fine della Seconda guerra mondiale.
I Paesi che ricevettero i fondi furono i Paesi che oggi fanno parte della UE, oltre alla Turchia. I Paesi che ebbero più fondi furono l’Inghilterra, la Francia, l’Italia e la Germania. Anche allora si controllava la puntuale attuazione degli aiuti internazionali e anche allora vi erano delle condizioni.
Con i soldi del Piano Marshall in Italia si riparò la rete ferroviaria interrotta in molte parti e allora unico mezzo di collegamento del Paese perché il trasporto su gomma era importante, ma non su lunghe distanze. Si diede via al “Piano Sinigaglia” o dell’acciaio… Si acquistarono impianti e macchinari.
A questo punto l’interrogativo riguarda la capacità del governo BisConte, dove è ormai acclarato che non abbonda la competenza e la capacità, con i Cinque Stelle fieramente contrari alle grandi opere infrastrutturali, incapaci di scegliere gli investimenti che hanno il maggiore impatto sull’economia e di fare le riforme attese dal Paese, a partire da quella della burocrazia e della giustizia, in grado di rilanciare economia e lavoro e di attrarre gli investimenti dall’estero.
Dopo tante parole, oggi gli investimenti sono ancora fermi. L’unica soddisfazione è che tra le opere strategiche vi è la Nuova diga al Porto di Genova che consentirà porto più importante del Paese di diventare il porto del Mediterraneo e ponte tra l’Europa, l’Africa e l’Oriente. Inoltre proseguono i lavori della TAV e del Terzo Valico.
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