Mentre dalla pandemia da Coronavirus non si è ancora usciti e si assistono alle prime avvisaglie di una nuova recrudescenza, nel campo delle malattie infettive scatta l’allarme per i numerosi focolai di Febbre del Nilo, individuati tra l’Emilia Romagna e la Lombardia.
Per quanto riguarda il Coronavirus, continuano a crescere le persone ricoverate con sintomi: sono 866, 23 in più nelle ultime 24 ore. Aumentano, cosa più preoccupante, i ricoveri nelle terapie intensive (66, +8), mentre i pazienti in isolamento domiciliare sono incrementati di 240 unità (ora sono 14.428). I soggetti attualmente positivi sono 15.360 (+271). I dimessi ed i guariti sono saliti a 204.506 (+364). In Lombardia il maggior numero di pazienti in terapia intensiva (14), nel Lazio i ricoverati con sintomi (229). Sette i morti, contro i 4 del giorno prima. In crescita anche i tamponi: 71.000, quasi 20.000 in più di ieri. In Lombardia (+91) e Emilia Romagna (+76) i maggiori incrementi di contagiati.
Quanto alla Febbre del Nilo, i focolai maggiormente a rischio sono stati registrati nel Lodigiano e nel Modenese. I primi due pazienti, due settimane fa, non hanno preoccupato più di tanto essendo in linea con consueti dati annuali. Negli ultimi giorni la crescita a sette e poi a dieci i ricoverati all’ospedale Maggiore di Lodi, pazienti di età compresa tra i 49 e i 79 anni.
Il primario di Malattie infettive dell’ospedale di Lodi, Angelo Regazzetti, spiega che «in Italia, mediamente, abbiamo una cinquantina di casi l’anno. Ma ci si può ammalare e rimanere totalmente asintomatici, quindi fuori dalla conta dei malati. O quasi asintomatici. Questo accade in una gran quantità di casi. La sorveglianza nel nostro Paese, comunque, è in atto dal 2013. Ma in un caso su 150 compare una malattia neurologica. Che può essere la mielite, un’infiammazione del midollo spinale. O l’encefalite, o le polineuriti».
Il comune di Lodi (e diversi altri della Provincia), quest’anno ha iniziato a effettuare la disinfestazione da zanzare comuni autoctone, vettori del virus, da fine febbraio, come prescrive da diversi anni prima l’Asl di Lodi e ora l’Ats metropolitana.
«Dalla seconda metà di luglio, fino a settembre inoltrato – specifica il primario Regazzetti – ormai noi sappiamo che, soprattutto in condizioni climatiche quali quelle della Pianura padana, noi possiamo avere casi di West Nile. Il periodo di incubazione va da 2 a 21 giorni e la sorveglianza in Italia inizia a giugno e arriva fino a novembre. Non c’è un farmaco per questa malattia. La terapia è sintomatica. E, naturalmente, non c’è nemmeno un vaccino possibile. Per questo risulta molto importante prevenirla con la disinfestazione dalle zanzare e la protezione individuale».
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