Pitesai, colpo di mano M5s per affossare il polo romagnolo dell’industria energetica

Protesta di Confindustria Romagna e dei sindacati Filctem, Femca, Uiltec.

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Ancora un colpo di mano M5s con un emendamento al Pitesai contro l’economia del Nord Italia che andrebbe a colpire pesantemente il polo energetico romagnolo e, con esso, oltre 20.000 posti di lavoro altamente qualificati, oltre a consegnare il Paese alla completa dipendenza energetica dall’estero.

A finire nel mirino delle truppe parlamentari grilline il Pitesai, abbreviazione per “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee” con un emendamento titolatosemplificazione e accelerazione del Pitesai” dove tutte le espressioni sono declinate al negativo puntando all’obiettivo di bloccare completamente la ricerca e allo sfruttamento di gas e petrolio, portando alle estreme conseguenze la lineaNo Triv”, con conseguenze devastanti sul piano economico e sociale. 

Con il solito profluvio di ideologia che caratterizza l’azione politica pentastellata, spesso pure di dubbia legittimità (come l’applicazione di ulteriori vincoli successivi al superamento della valutazione di impatto ambientale, già di per se piuttosto restrittiva) si finirebbe con il bloccare, in base a valutazioni successive di mero ordine politico, anche autorizzazioni già rilasciate alla ricerca e sfruttamento di idrocarburi, esponendo lo Stato a prevedibili richieste di danni e indennizzi vari.

I risultati di questa “brillanteoperazione grillina sarebbero tre: primo, salterebbero 20.000 posti di lavoro, secondo la denuncia degli stessi sindacati di settore con Filctem, Femca, Uiltec che hanno definito la proposta grillina un «colpo mortale» alla politica energetica del Paese che rischierebbe di «affossare definitivamente» il Ravennate, la Val d’Agri e Gela. Secondo: l’Italia rischierebbe di perdere qualunque possibilità di parziale indipendenza energetica, incrementando il livello di dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas a maggior costo, con tutte le conseguenze economiche e geopolitiche. Terzo: ci sarebbe un aumento dei costi energetici per le famiglie e le imprese italiane. 

Se l’emendamento grillino non sarà bloccato, l’Italia regalerà allo sfruttamento da parte dei paesi limitrofi dei giacimenti appena scoperti nei fondali del mare Adriatico e Ionio, oltre che nel Mediterraneo. Davvero uno scenario degno di esperti economisti e di politica estera.

Confindustria Romagna «condivide e rilancia la contrarietà espressa dall’assessore regionale Vincenzo Colla» all’emendamento grillino, rinnovando quanto già scritto lo scorso inverno al premier Giuseppe Conte. 

A giudizio di Confindustria Romagna, «giungere quanto prima all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è un obiettivo condiviso, nella consapevolezza che sarà indispensabile una fase di transizione. Per affrontarla ci vorranno tutte le competenze, i talenti e le conoscenze del distretto ravennate, riconosciuto come eccellenza del settore a livello mondiale. La Romagna e Ravenna possono giocare un ruolo da protagoniste nello sviluppo sostenibile: per questo, invece di ragionare su ulteriori restrizioni, è urgente arrivare alla cancellazione della moratoria che blocca il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di gas naturale, con grave danno per l’occupazione, gli investimenti e i conti pubblici».

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