In Veneto nel II trimestre 2020 la chiusura per Coronavirus ha acutizzato la caduta dell’attività industriale, già emersa nei primi mesi dell’anno: secondo l’indagine VenetoCongiuntura di Unioncamere regionale (effettuata su un campione di oltre 2.000 imprese con almeno 10 addetti, a cui fanno riferimento quasi 83.000 addetti), la contrazione della produzione industriale del Veneto è stata tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nel primo trimestre, -22,4% rispetto al -7,6% su base annua. La variazione congiunturale destagionalizzata è del -19%.
Le migliori condizioni della domanda e l’attesa di una ripresa economica, fanno sperare per i prossimi mesi a uno scenario più positivo per l’industria, pur continuando ad operare al di sotto della capacità produttiva e limitando le ore lavorative.
Non vi è differenza tra l’andamento della produzione industriale del Veneto nelle imprese di piccole dimensioni (10-49 addetti, -22,7%) e in quelle medio-grandi (oltre 50; -22,2%). Per tipologia la diminuzione è determinata soprattutto dalle imprese che producono beni intermedi (-28,5%), e va meglio per le aziende che producono beni di investimento (-19,2%) e beni di consumo (-17,8%).
A livello settoriale tutti i comparti hanno accusato una flessione della produzione a doppia cifra, in particolare mezzi di trasporto (-39,7%), moda (-34,1%) e legno mobilio (-30,4%). Variazioni negative inferiori alla media regionale nei settori macchine elettriche ed elettroniche (-19,1%) e macchine ed apparecchi meccanici (-17,2%). L’alimentare e bevande, meno interessato dalla sospensione delle attività, ha registrato un -8,3% (-1,1% nel primo trimestre). In forte flessione anche le “altre imprese manifatturiere” (-14,3%), dove incide la chimica-farmaceutica, unico settore che nel primo trimestre 2020 era rimasto stabile.
Il fatturato totale è crollato del 23,6% rispetto allo stesso trimestre del 2019, peggiorato rispetto al trimestre precedente (-7,5%). La dinamica non mostra squilibri tra le classi dimensionali: -24% le piccole imprese e -23,4% le medie e grandi. La dinamica è ascrivibile sia alla forte contrazione delle vendite interne (-23,3%) che di quelle estere (-24,1%).
Anche per il II trimestre 2020 il crollo del fatturato continua ad essere peggiore nei settori mezzi di trasporto (-35,6% interno, -43,3% estero), tessile, abbigliamento e calzature (-34,8% interno, -52,9% estero) e legno e mobile (-31,6% interno, -35% estero). Una minore sofferenza si evidenzia solo nel comparto alimentare e bevande (-8,4% interno -5,2% estero). Crolla anche il fatturato delle “altre imprese manifatturiere” (tra cui chimico-farmaceutico) con un -14% interno e -25,9% estero, annullando il +25% del primo trimestre.
Nel periodo aprile-giugno 2020, gli ordinativi totali hanno segnato una performance negativa (-23,6%), con lievi differenze a livello dimensionale: Pmi -23,1%, medio-grandi -23,9%. Sotto il profilo settoriale balzano le contrazioni dei comparti tessile e abbigliamento (-41%) e dei mezzi di trasporto (-35,3%). Meno gravi i comparti macchine elettriche ed elettroniche (-17,4%), “altre imprese manifatturiere” (-13,1%) e alimentare e bevande (-7,6%).
Gli ordinativi provenienti dal mercato interno hanno evidenziato un -22,9% sia dalle piccole imprese (-22,4%) che dalle medio-grandi (-23,3%). Fanno peggio tessile e abbigliamento (-35,4%), carta e stampa (-31,1%) e mezzi di trasporto (-30,8%), minore contrazione per macchine ed apparecchi meccanici (-17,9%), alimentare e bevande (-10,4%) e “altre imprese manifatturiere” (-7,6%).
Negativi anche gli ordinativi esteri con -24,7%. Le piccole imprese registrano -25,3%, le medie e grandi imprese -24,6%. Tra le contrazioni più pesanti moda (-47,6%) e mezzi di trasporto (-37,1%). Virano in negativo anche alimentare e bevande (-2,2%), macchine elettriche ed elettroniche (-14%) e metalli e prodotti in metallo (-24,2%).
Le attese degli imprenditori per il III trimestre 2020 sono decisamente più rosee. I saldi tra coloro che prevedono un incremento e coloro che si attendono una diminuzione risultano positivi per tutti gli indicatori analizzati. Per la produzione, dopo il record di sfiducia registrato nel primo trimestre 2020 (-51 punti percentuali), il saldo è pari a +6 punti percentuali.
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