Il mercato dell’acciaio, in Italia e a livello mondiale, è in una fase di incertezza. Si rilevano anomalie marcate tra andamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti, e tra l’andamento delle quotazioni in Cina e nel resto del modo.
«Le materie prime siderurgiche rimangono relativamente care, in special modo il minerale ferroso che ora ha superato i livelli di gennaio, tornando a quelli dell’estate 2019. Anche il rottame sta tenendo, con oscillazioni di entità tutto sommato contenuta» – ha detto il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari, secondo cui sono i prodotti finiti, lunghi e in particolar modo piani, ad aver ceduto terreno. Per questo, «i margini dei produttori sono sotto pressione», in particolare in Europa e negli Stati Uniti, mentre in Cina le quotazioni dei coils a caldo sono in recupero.
Si tratta, secondo Ferrari, di «anomalie che, nonostante il processo di regionalizzazione in corso, danno l’impressione di essere troppo forti per durare nel tempo. Quindi a breve-medio termine è attesa una correzione, anche se al momento non è chiaro quale strada prenderanno i prezzi».
Secondo il sondaggio al quale hanno risposto in forma anonima gli operatori siderurgici che hanno partecipato al webinar, è attesa una stabilità di prezzo per il rottame. Più decisa la ripresa che il mercato intravede per le quotazioni di tondo per cemento armato e coils a caldo.
«Credo che sia una previsione convincente. Sul rottame potrebbe essere molto importante quello che succederà in Germania ad agosto, e cioè se ci saranno lievi aumenti o meno – ha affermato Alessandro Banzato, presidente di Federacciai e Acciaierie Venete -. Quanto ai prodotti finiti, credo che sia pressoché inevitabile la tendenza a un riequilibrio dello spread tra materia prima e prodotto finito».
Quanto alla produzione di acciaio italiana, «si sta vedendo un lieve recupero. Il fatto che a giugno si sia registrato un calo “solo” del 13% tendenziale potremmo definirlo incoraggiante, dopo il -42,5% di aprile e il -16,3% di maggio. E non dimentichiamoci che l’ex Ilva, il protagonista più importante in Italia, sta viaggiando su livelli produttivi minimali. Se questa graduale ripresa dovesse consolidarsi nei prossimi mesi – ha previsto Banzato – potremmo pertanto ipotizzare una chiusura dell’anno a -15%, in linea con le previsioni per l’Europa. La mia speranza è che si possa fare qualcosa di meglio, anticipando il deciso recupero previsto per il 2021».
Per il settore nazionale della metallurgia, secondo Giovanni Barone, responsabile del Servizio studi di UBI Banca, è ragionevole attendersi che «il gap che si è determinato possa essere ridotto nel 2021-2022, con un lento e progressivo recupero da situazioni di maggiore difficoltà a uno scenario più favorevole. In prospettiva i settori che hanno maggiore propensione all’export reagiranno meglio, e la metallurgia è tra questi».
La metallurgia, ha proseguito Barone, «è in una posizione intermedia rispetto al rischio creditizio e le aspettative macroeconomiche sono positive per il futuro». Il 2020, secondo le proiezioni elaborate da UBI Banca, sarà «particolarmente severo sia per il PIL, sia per le imprese della filiera dell’acciaio». Il punto di minimo per l’economia dovrebbe essere stato toccato nel secondo trimestre, le cui statistiche saranno diffuse a breve dall’Istat, ma «emerge una serie di evidenze favorevoli». Al riguardo, sarebbe possibile prevedere una «ripresa a partire dal secondo semestre» anche per il settore della metallurgia, in coerenza con l’evoluzione degli indici anticipatori e della dinamica di ordini e produzione. A livello internazionale, per l’output industriale di acciaio «nel primo mese positivo dopo il periodo difficile determinato dalla pandemia da Covid-19, si è registrato il recupero di circa un terzo di quanto perso in precedenza».
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