Porto di Venezia: le categorie economiche chiedono il rilancio

Le aziende del territorio chiedono con forza un potenziamento dell’offerta dei servizi marittimi e il ritorno delle Compagnie di navigazione nello scalo veneziano. Marinese: “l’allarme che giunge dagli operatori economici non può rimanere inascoltato». 

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«Le Compagnie di navigazione tornino a Venezia»: questa la richiesta corale degli operatori economici del territorio, impegnati nella complessa fase di ripresa a seguito della pandemia di Coronavirus che vede il porto di Venezia funzionante ancora a ritmo ridotto. 

Per tornare a spedire e ricevere le merci a Venezia, con transit-time migliori e a costi competitivi serve un potenziamento della frequenza dei servizi di linea porta container. Bisogna investire per mettere “in acqua” servizi offerti tramite shuttle o feeder, che colleghino con maggior frequenza i porti cosiddetti hub, quali ad esempio Malta, Pireo, Damietta, Port Said. È inoltre necessario un aumento della disponibilità complessiva di stiva, per soddisfare le esigenze del NordEst, di Veneto, parte della Lombardia, dell’Emilia Romagna e del Trentino Alto Adige. Strategico, infine, il ripristino dell’unico servizio diretto che transitava per il settore commerciale del Porto di Venezia e che è stato soppresso dallo scorso mese di maggio. 

Le attuali limitazioni di servizio impediscono al Porto di Venezia di riacquisire quella competitività che oggi serve al sistema economico veneto e, più in generale, del NordEst. Le merci che non scalano a Venezia vengono dirottate sui porti tirrenici, che spesso non sono in grado di assorbire tutto il traffico su gomma. Basti pensare alle arterie autostradali che collegano il porto di Genova, spesso congestionate o inefficienti a causa della presenza di cantieri. 

«Venezia, per natura, è crocevia delle relazioni tra Est e Ovest, Nord e Suddichiara il presidente di Confindustria Venezia area metropolitana di Venezia e Rovigo, Vincenzo Marinese –. La sua collocazione, il suo sistema produttivo e infrastrutturale la rendono attrattiva per tutto il mondo. L’allarme che giunge dagli operatori economici del territorio, all’indomani dell’insediamento del Consiglio generale della nostra Associazione, non può rimanere inascoltato. È un monito che riguarda quasi la totalità delle regioni del Nord, che basano il proprio Pil sull’export». 

Marinese sottolinea come «in questo momento dobbiamo riprenderci la produttività che abbiamo perso, per salvaguardare i posti di lavoro e ridurre il rapporto deficit-Pil. Abbiamo inoltre avviato progetti incentrati sulla capacità di attrarre investimenti e di riportare a casa le nostre aziende. Ebbene, in questa fase non è ammissibile che il Governo non ci sostenga. Lo vogliamo al nostro fianco in maniera chiara e incisiva, con scelte coraggiose e rapide. Ogni perdita di tempo sarà difficilmente comprensibile. Il mancato decisionismo di questi anni, infatti, ha determinato questo risultato». 

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