Unioncamere Emilia Romagna, la regione ha dinanzi una contrazione economica senza precedenti

Pesanti effetti della pandemia da Coronavirus anche sul mercato del credito 

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Produzione industriale Commercio in frenata S&P Global Tasso di insolvenza recessione

Unioncamere Emilia Romagna prevede «una contrazione economica senza precedenti per intensità e impatto» a causa della pandemia da Coronavirus, con tempi lunghi per la ripartenza delle filiere produttive, che richiederà un impegno straordinario. 

Secondo l’indagine congiunturale sul primo trimestre 2020 condotta dagli enti camerali della regione, è notevole il rallentamento della dinamica produttiva delle piccole e medie imprese dell’industria in senso stretto della regione, che si riduce del 10,4% rispetto all’analogo periodo del 2019, trasformando il calo del trimestre precedente (-1,5%) in un crollo. Inoltre, sono evidenti segnali di drastico calo per produzione, fatturato e ordini, indice di una tendenza già molto negativa ma destinata ad essere fortemente accentuata nelle prossime rilevazioni.

L’attività è in arretramento in tutti i settori: l’industria alimentare riduce il fatturato del 2,8%, il sistema moda è crollato (-17,9%), in difficoltà anche l’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche con un fatturato complessivo ridotto del 12,1%. 

Le esportazioni sono risultate pari a circa 15.188 milioni di euro, con una flessione del 2,2% (nel primo trimestre 2019 crescevano del 4,6%): il risultato negativo è generalizzato, con l’eccezione di alcuni settori che hanno invece ottenuto incrementi, dall’industria del tabacco a quella farmaceutica.

L’occupazione dell’industria ha chiuso il trimestre con un deciso calo a quota 524.486 (-4,6%), con una perdita di oltre 25.000 unità, interrompendo una precedente serie positiva in corso da otto trimestri. 

«L’indagine – commenta il presidente di Unioncamere Emilia Romagna, Alberto Zambianchi – mette a fuoco i primi effetti dell’impatto del Covid-19 ed evidenzia quella che sarà una contrazione economica senza precedenti. L’impatto della crisi, di intensità e rapidità straordinarie, determinerà la chiusura di molte imprese, con forti perdite per lavoro, redditi e consumi. La ripresa necessiterà di tempi lunghi». 

«La pandemia ha avuto impatti evidenti anche sul mercato del credito – sottolinea Intesa San Paolo – inducendo un aumento dei prestiti alle imprese e un rallentamento di quelli alle famiglie: in Emilia Romagna sono state oltre 75.000 le richieste di prestiti garantiti dal Fondo centrale per le Pmi, per un importo di quasi 5 miliardi, di cui 1,3 miliardi per operazioni fino a 30.000 euro». 

«Siamo di fronte alla più pesante recessione economica dal dopoguerra – commenta il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Pietro Ferrari -. Il rilancio dell’economia parte dalla capacità di progettare e spendere bene le ingenti risorse che avremo a disposizione. Auspichiamo che si trovi velocemente un accordo sul “Recovery Fund” e sul quadro finanziario europeo, in modo che Stati e regioni possano programmare in tempi rapidi le politiche di sostegno ai territori. In questa fase alleggerire la burocrazia deve essere una delle principali priorità dei governi a tutti i livelli». 

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