Il governo BisConte e la sua maggioranza delle quattro sinistre si conferma sfortunato in tema di economia, con i continui insuccessi che caratterizzano la sua azione di governo e la crescita dello scontento tra imprenditori, lavoratori autonomi, lavoratori dipendenti e anche famiglie.
Il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro, accende un faro sul “successo” dei prestiti alle aziende garantiti dallo Stato: «i dati diffusi dall’Abi confermano che il decreto “Liquidità” è stato un flop incredibile. Il bilancio, a quasi 100 giorni dall’avvio dell’operazione, è fallimentare: i prestiti garantiti dallo Stato sono arrivati a 50,7 miliardi di euro, meno del 13% rispetto ai 400 miliardi che il governo aveva promesso il 6 aprile, giorno in cui è stato annunciato il provvedimento».
Secondo Lauro «vuol dire che mancano, all’appello, circa 350 miliardi e il gap, che è pari all’87%, non sarà del tutto colmato nelle prossime settimane e mesi. La liquidità che manca alle imprese italiane rappresenta il problema principale di questa drammatica crisi. Sarebbero state necessarie misure con finanziamenti a fondo perduto che sono stati promessi a lungo e stanziati, in ritardo, solo in misura esigua».
E il futuro, secondo Unimpresa, sarà pure peggio: «la fragilità finanziaria delle Pmi italiane, aggravata negli ultimi 6 mesi dalla decimazione dei fatturati, dalla giungla degli adempimenti fiscali sta mettendo in pericolo l’intero sistema economico italiano – afferma Lauro – e in autunno si rischia una “mortalità” del 40% delle piccole e del 30% delle medie aziende».
Il governo BisConte incassa pure lo scarso successo dall’operazione di assegnazione dei Btp “Futura” dedicati esclusivamente al risparmiatore italiano: in tre giorni di assegnazione dei “Btp Italia” in giugno avevano raccolto 14 miliardi dalle famiglie, mentre in 5 giorni di assegnazione il “Btp Futura” ha raccolto solo 6 miliardi degli attesi 8 miliardi.
Il Btp rimane uno strumento finanziario speculativo, visto che la fluttuazione delle quotazioni sul mercato sono molto ampie ed espongono i possessori sia a forti guadagni in conto capitale, così come perdite. E basta solo una dichiarazione avventata da parte di un esponente di governo o della maggioranza per determinare sensibili fluttuazioni sul mercato.
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