Banca d’Italia, le famiglie italiane vedono “nero”

Poche riserve: la liquidità accumulata basta per meno tre mesi. Colpiti i redditi di metà della popolazione. Più penalizzati i lavoratori autonomi con il crollo dei guadagni.

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salario minimo

Il blocco delle attività e la recessione innescata dalla pandemia da Coronavirus hanno colpito la ricchezza la metà delle famiglie italiane vedono nero” circa i propri redditi e sulla capacità di un loro recupero nei prossimi mesi, con molte che hanno difficoltà a pagare le rate del mutuo, con quasi un terzo delle famiglie che eviterà le vacanze. Soprattutto, deve preoccupare il dato relativo alle riserve di liquidità delle famiglie, sufficienti per meno di tre mesi.

L’indagine straordinaria condotta dalla Banca d’Italia traccia un quadro molto pessimista che paralizza le famiglie, andando anche oltre alcune stime più possibiliste circa un recupero dell’andamento economico nella seconda parte dell’anno da parte di economisti e organizzazioni internazionali, concordi nel sottolineare comunque come nel 2020 il Paese subirà un tracollo del Pil a due cifre. 

Segnali negativi che fanno il paio con quelli contrastanti forniti dall’Istat, che fotografano un rimbalzo a maggio del commercio (+24%) e «primi segni di ripresa» su redditi, consumi e mercato del lavoro, evidenziando anche come un’impresa su 3 sia a rischio chiusura e addirittura 6 ristoranti e alberghi su 10 potrebbero chiudere, entro un anno, per motivi economici e organizzativi. 

Altro dato poco rassicurante arriva anche dagli agenti immobiliari: le loro aspettative su compravendite e prezzi delle abitazioni si sono volte decisamente verso il peggioramento: sono diminuiti i potenziali acquirenti e ci si aspetta un calo dei prezzi. 

Non sorprende il crescente pessimismo delle famiglie perché il 40% di loro dichiara già di avere difficoltà a pagare le rate del mutuo. La crisi da Coronavirus ha infatti impattato direttamente sui loro redditi «anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti». Per il 15% il calo è di oltre la metà del reddito complessivo e l’impatto più negativo, come prevedibile, è tra i lavoratori autonomi: quasi l’80% ha subito un calo nel reddito e per il 36% la caduta è di oltre la metà del reddito disponibile. Un crollo cui pochi all’interno del governo paiono essersi accorti: mentre ai lavoratori dipendenti privati è stata assicurata la cassa integrazione, a quelli pubblici lo stipendio pieno anche a prescindere dall’effettivo lavoro svolto e a disoccupati e nullafacenti il reddito di cittadinanza, a chi è colpevole di possedere una Partita Iva è stata erogata solo l’elemosina dei 600 euro (per due mensilità) e, per i soli iscritti all’Inps, i 1.000 euro del fondo perduto, mentre per gli autonomi iscritti alle casse privatizzate c’è solo un’evanescente promessa, tutta da verificare, di ricevere chissà quando l’erogazione di altri 1.000 euro. Comunque sia, un trattamento decisamente diverso ed iniquo tra lavoratori dipendenti e autonomi.

Sui prossimi mesi ci sono poche illusioni: «circa la metà della popolazione  – secondo Banca d’Italia – si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nell’arco dei prossimi 12 mesi, anche se di intensità inferiore a quella degli ultimi due mesi» con la conseguenza che «circa il 30% cento della popolazione dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60% ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle precrisi».

Intanto, mentre le famiglie italiane vedononero“, tutti a risparmiare il più possibile in vista di tempi grami, con buona pace della ripresa dell’economia.

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