Nominati i nuovi vertici delle Asl dell’Emilia Romagna: la Giunta regionale ha designato i nove direttori generali e di due commissari che guideranno per i prossimi 4 anni le Aziende del Servizio sanitario e le Aziende ospedaliere del territorio, da Piacenza alla Romagna.
Ecco i nomi dei nuovi vertici delle Asl: a Piacenza, Luca Baldino (Azienda Usl); a Parma, Massimo Fabi (Azienda Ospedaliero-Universitaria) e, come commissaria, Anna Maria Petrini (Azienda Usl); a Reggio Emilia, Cristina Marchesi (Azienda Usl-Irccs); a Modena nominato Claudio Vagnini (Azienda Ospedaliero-Universitaria); a Bologna nominato Paolo Bordon (Azienda Usl) ed Anselmo Campagna (Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli); a Ferrara Monica Calamai (Azienda Usl) e, come commissario, Paola Bardasi (Azienda Ospedaliero-Universitaria); a Imola Andrea Rossi (Azienda Usl) e in Romagna Tiziano Carradori (Azienda Usl).
Per Parma e Ferrara la nomina è a commissari, perché insieme ai direttori lavoreranno per l’unificazione delle due Aziende (Sanitaria e Ospedaliero Universitaria). La squadra si completa con Antonio Brambilla alla direzione dell’Azienda Usl di Modena e Chiara Gibertoni a quella dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, attualmente già in carica.
«Le nostre scelte sono state dettate dalla competenza, dall’esperienza e dal merito dei professionisti designati – sottolineano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore alle politiche per la salute, Raffaele Donini -. Aumenta il numero delle donne, da due a cinque, alcuni direttori arrivano da altre regioni, a dimostrazione anche dell’attrattività del nostro sistema sanitario. Quella dell’Emilia Romagna è una sanità d’eccellenza, ed è fondamentale che a guidarla concorrano persone capaci e con una storia professionale all’altezza dell’incarico».
L’approvazione delle delibere con i nuovi nuovi vertici delle Asl conclude dunque un percorso iniziato a novembre dello scorso anno. Per dare al nuovo esecutivo la possibilità di decidere le nomine, garantendo al tempo stesso la continuità amministrativa, gestionale e organizzativa delle Aziende nella fase di transizione verso la nuova legislatura, la passata Giunta decise allora di designare commissari straordinari delle Aziende sanitarie e Ospedaliere i direttori generali in carica, i cui contratti erano in scadenza. Successivamente, lo scorso 3 aprile, per assicurare la massima operatività ed efficienza delle strutture e dei servizi sanitari durante l’emergenza Coronavirus, gli incarichi dei commissari furono prorogati fino al 30 giugno; nella stessa occasione la Giunta nominò due nuovi commissari straordinari per l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena e l’Azienda Usl di Parma, dove i direttori, d’accordo con la Regione, avevano deciso di lasciare l’incarico avendo maturato i requisiti per la pensione.
La nomina del nuovo vertice della Usl di Bologna nella persona di Paolo Bordon ha suscitato critiche in Trentino, dove il dirigente lascia la guida dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari con un anno di anticipo rispetto alla fine del contratto, in quanto la giunta provinciale trentina non gli avrebbe dato alcuna risposta circa la conferma del contratto in essere per un altro mandato. Dinanzi ad un muro di gomma eretto dalla giunta leghista, ovvio che un professionista stimato e capace come Bordon abbia preferito fare un salto di qualità aggiudicandosi la prestigiosa piazza di Bologna, anche grazie alle insistenti pressioni giunte dallo stesso Bonaccini.
La cosa ha suscitato polemiche politiche da parte delle minoranze del centro sinistra trentino. In un’interrogazione, gli esponenti di Futura, Paolo Ghezzi e Lucia Coppola, interrogano il presidente della Giunta , Maurizio Fugatti, e l’assessore provinciale alla sanità, Stefania Segnana, per sapere «se il loro sollievo per le dimissioni anticipate di Paolo Bordon dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari sia motivato dal fatto che il direttore generale aveva osato dire la verità su una scriteriata scelta della giunta provinciale, quando aveva dichiarato: “Il turismo di gente che proviene da zone a noi vicine come quelle lombarde di cui molti hanno seconde case e frequentano abitualmente gli splendidi luoghi di vacanza delle località turistiche trentine, sono diventate la ‘minaccia’ perché in quella fase di grande frequentazioni delle piste e delle località sciistiche trentine si è manifestato un contagio diffuso in particolar modo partendo dagli operatori turistici, maestri di sci, personale degli impianti di risalita e lavoratori della ristorazione, questo è stato sicuramente un problema che ha avuto delle ricadute importanti”».
Non solo: secondo Ghezzi e Coppola, «colpisce che né il presidente né l’assessore competente abbiano trovato mezz’ora, nelle loro agende, per confrontarsi con il direttore Bordon, che li ha affiancati quotidianamente durante i tre mesi dell’emergenza pandemica, e valutare se fosse il caso di fare a Bordon una controproposta rispetto all’offerta che gli era arrivata da Bologna; colpisce che l’assessore – peraltro smentita dallo stesso presidente – abbia fatto riferimenti a scelte della precedente amministrazione e a “differenti visioni”, senza spiegare quale sia la “visione” dell’attuale giunta provinciale; colpisce che dall’Ordine dei medici e dal mondo delle Rsa si siano levate voci preoccupate sull’abbandono di Bordon e di altri dirigenti della sanità trentina mentre il presidente e l’assessore ostentano una perfetta tranquillità per il presente e il futuro del sistema sanitario provinciale».
Se in Emilia Romagna con i nuovi vertici delle Asl la sanità acquisisce una serie di professionisti di primo piano, in Trentino bisognerà vedere chi sarà chiamato a gestire la sanità locale, specie in una situazione di elevato rischio che nel prossimo autunno la pandemia da Coronavirus possa nuovamente dare un colpo di coda, che potrebbe essere esiziale per una sanità provinciale priva di un’adeguata guida istituzionale e, soprattutto, politica.
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