Paralizzato, immobile, chiuso: il complesso e variegato mondo delle cerimonie e degli eventi è in crisi. Matrimoni, battesimi, prime comunioni, cresime, eventi e congressi, che proprio in questi mesi avrebbero visto il loro momento migliore fanno i conti con il Coronavirus. E i numeri parlano chiaro con quasi 155.000 cerimonie che mancheranno all’appello nel 2020 in tutto il Veneto secondo una stima dell’ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto basata su quanto si è svolto in Regione lo scorso anno. Ad oggi sono state rinviate quasi tutte le celebrazioni di aprile, maggio e giugno e, a detta degli operatori, sulla stessa via anche quelle della seconda metà dell’anno. Il grande spauracchio è l’incertezza di quando il virus scomparirà e permetterà di tornare a festeggiare in tutta tranquillità.
«Il recente “Bando per contributi a supporto delle micro e piccole imprese colpite da COVID-19 nei settori commercio, somministrazione e servizi alla persona” – afferma Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – è un chiaro esempio della volontà di intervenire a sostegno degli imprenditori maggiormente colpiti. Chiediamo alla Regione Veneto che, anche per gli “invisibili” del variegato mondo delle cerimonie e degli eventi, possa essere approvata analoga misura di sostegno, che metta a disposizione delle risorse da destinare a contributo a fondo perduto. Anche importi che possono apparire modesti in questo particolare frangente storico ed economico, rappresentano un tassello importante per mantenere una solidità aziendale in vista di una ripartenza delle attività che si auspica possa giungere in tempi rapidi».
Secondo Bonomo «il mondo delle cerimonie e degli eventi coinvolge decine e decine di attività a carattere artigiano: si va dalle sartorie specializzate nell’abbigliamento e accessori da cerimonia, ai tecnici degli allestimenti, alloggi e location, a quelli specializzati nell’intrattenimento audio, video e foto, ai laboratori dell’artistico, ai saloni di bellezza e acconciatura. Per finire con la ristorazione, il catering e il trasporto persone. 23.613 le aziende potenzialmente coinvolte in regione attive a marzo 2020. E nei primi tre mesi dell’anno ne abbiamo già viste chiudere ben 662. A questo “mondo” mancano, stima il nostro ufficio, dai 700 milioni ad 1 miliardo di euro. Tanto valgono i preparativi e lo svolgimento degli eventi».
Tornando ai numeri, in Veneto in un anno si celebrano 14.769 matrimoni, 27.358 battesimi, 70.300 ragazzi ricevono la prima comunione o la cresima e si svolgono infine 42.150 tra eventi e congressi. Per un totale di 154.577 appuntamenti che attivano oltre 140 diverse attività, si va dalla stampa degli inviti all’addobbo floreale, raggruppabili in 7 macro aree: Abbigliamento e accessori cerimonia (1.511 aziende artigiane), Allestimenti, alloggi e location (2.666), Artistico (1.164), Bellezza (11.356), Intrattenimento, audio, video e foto (1.082), Ristorazione e catering (4.183) e Trasporto persone (1.651). Questi settori hanno visto, nei primi tre mesi del 2020, la chiusura di ben 662 attività a carattere artigiano. I più penalizzati risultano essere, rispetto al peso che hanno nel settore, sartorie e catering.
«Tra i vestiti ordinati a fine anno scorso disdetti o, quando va bene, congelati sino a nuova data -racconta Beniamina Zecchin, presidente regionale delle sartorie di Confartigianato – e l’incertezza su quando torneremo a lavorare normalmente, hanno inferto un colpo terribile al nostro settore che ha visto chiudere ben 66 laboratori nei primi tre mesi del 2020».
«Anche per fotografi e video operatori è corsa contro il tempo per trovare soluzioni concrete. Gli affitti, il costo delle attrezzature e le spese gestionali incombono e abbiamo anche subito la beffa della non chiusura durante il blocco imposto solo di facciata dato che non è venuto nessuno» afferma Roberta Cozza, presidente del gruppo regionale fotografi.
«Cerimonie ed eventi sono uno dei tanti nostri mercati svaniti nel nulla – affermano Nordio, Pulita e Rigato, rappresentanti di Taxi, Ncc e BusOperator -. Intanto si rimane alla finestra per capire cosa accadrà, stringendo i denti e studiando nuove soluzioni per un mercato che dovrà, perlomeno per i primi tempi, adattarsi all’inedito “nemico”, fino a quando tornerà la stagione dei fiori d’arancio».
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