L’assemblea dei soci di Autobrennero ha approvato il bilancio 2019 così come proposto dal consiglio di amministrazione della società, che lo aveva deliberato lo scorso 22 maggio.
I soci hanno approvato all’unanimità anche la distribuzione di dividendi per 23 euro ad azione – per un totale di 35,2 milioni di euro su 87,1 milioni di utile – il medesimo valore indicato per i bilanci 2017 e 2018, i cui utili erano stati rispettivamente di 81 e 68 milioni.
Nel dettaglio, nell’esercizio 2019 di Autobrennero il valore della produzione si è attestato a 401,3 milioni di euro (+4,2 milioni). I costi della produzione sostenuti nel 2019 hanno raggiunto il valore di 303,6 milioni, contro i 313,2 milioni del 2018 (-9,6 milioni).
Il risultato operativo, pari a 97,7 milioni di euro, segna un incremento di circa 13,8 milioni rispetto all’anno precedente. Positivo, anche nel 2019, l’apporto della gestione finanziaria, che con 17,7 milioni vede il proprio contributo incrementare di 3,1 milioni rispetto all’anno precedente.
Il risultato prima delle imposte è stato di 117,1 milioni (nel 2018 era stato di 95,2 milioni). L’utile di esercizio del 2019, al netto di imposte per 30,0 milioni, raggiunge il record storico di 87,1 milioni, con un incremento di 18,9 milioni rispetto all’anno precedente. Il principale indicatore di redditività, l’Ebitda, con 179,1 milioni rappresenta il 44,63% del valore della produzione, l’Ebit il 24,34% (97,69 milioni).
Nell’attesa di nuove certezze in materia di concessione, necessarie per sbloccare il piano degli investimenti da 4 miliardi di euro, Autostrada del Brennero nel 2019 ha investito 20,1 milioni in sovrappassi, vie di fuga, innovazioni gestionali e altri interventi, oltre a 47,4 milioni spesi nella manutenzione periodica del manto stradale, impianti, segnaletica, sicurvia, gallerie, opere d’arte, cura del verde e altre attività.
Tornando alla questione della concessione Autobrennero, ormai scaduta da quattro anni, nelle more del rimpallo tra Unione europea e governo italiano, il presidente della regione Trentino Alto Adige, maggiore azionista singolo di A22, ha proposto al ministero delle Infrastrutture e trasporti di prorogare di altri 7 o 10 anni la concessione in essere, magari con un blitz della pattuglia parlamentare regionale nel corso della conversione in legge del decreto “Rilancio”, anche in considerazione della maggioranza del governo BisConte sempre più traballante.
Essì che la soluzione ci sarebbe, chiara e lineare, valida per Autostrada del Brennero così come per altre concessioni autostradali scadute o in procinto di esserlo: il ritorno della gestione (e degli utili) in mano allo Stato così come da accordi originari siglati all’epoca della stipula del contratto di concessione. Sarebbe un elementare atto di trasparenza e di diritto, volto a restituire al patrimonio pubblico un bene che, in altri casi finiti sotto inchiesta giudiziaria, è servito solo per allargare all’inverosimile la redditività per gli azionisti a danno delle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Il tutto con pedaggi decisamente più cari del dovuto ad opera pubblica ampiamente ammortizzata.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, consultate i canali social:
Telegram
https://twitter.com/nestquotidiano
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata