Solo il commercio elettronico tiene acceso il motore dei consumi: nel carrello della spesa sempre più virtuale degli italiani, i prodotti acquistati sul web occupano lo spazio più importante. A certificarlo le rilevazioni del Centro studi Confimprese su ristorazione (negozio, asporto, consegna) e non alimentare (negozio e online) nel periodo 1-14 giugno 2020 sullo stesso periodo 2019, che confermano lo spostamento dell’ago della bilancia verso gli acquisti online. Ma il commercio continua la fase negativa segnata dal -41% nella ristorazione, -25% nella moda, -21% nell’intrattenimento. Solo casa e arredo crescono dell’8,5%.
«La politica – afferma Mario Resca, presidente Confimprese – deve prendere atto dell’importanza del commercio e supportarne la ripresa perché il settore non può reggere ulteriormente l’urto della crisi. A rischio ci sono migliaia di posti di lavoro e un’intera filiera. Gli operatori lottano per riaprire i negozi, ma manca il turismo, che prima del Coronavirus era la sola voce in attivo del Paese con 90 milioni di arrivi turistici l’anno. Oggi il turismo è solo locale e si concentra nel fine settimana ma, nel frattempo, gli alberghi sono vuoti, i ristoranti non aprono e non pagano gli affitti con il rischio di contenziosi legali con le proprietà immobiliari. I dati del rapporto Confimprese evidenziano la cautela degli italiani nel riprendere una vita normale, privilegiata dagli acquisti online».
Nel dettaglio dell’indagine di Confimprese, il paniere di riferimento del totale vendite sui primi 14 giorni di giugno del 2020 fa segnare -41,61% rispetto allo stesso periodo del 2019 con un’incidenza del +15,5% delle consegne a domicilio e del +19% dell’asporto e in un anno i due canali hanno registrato un incremento rispettivamente del +47% e +41 per cento. Quasi il 60% delle aziende indica più performanti i punti vendita nei centri città, nonostante la mancanza di turisti italiani e stranieri e il 30% dei lavoratori ancora in telelavoro.
Nella classifica delle regioni si salvano quelle maggiormente colpite dalla pandemia. Secondo la metà degli intervistati, la Lombardia ha performato meglio delle altre, seguita da Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Marche. Le regioni con i risultati peggiori sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Provincia di Bolzano, Umbria, Valle d’Aosta.
Sempre nel periodo di riferimento 1-14 giugno 2020 vs 1-14 giugno 2019, nelle vendite nei negozi i 4 settori di riferimento (abbigliamento/accessori, casa/complementi d’arredo, intrattenimento, altro non alimentare) sono tutti negativi, tranne la casa che fa segnare il +8,5%. L’abbigliamento flette del -25,5%, l’intrattenimento del -21%, gli altri comparti del -15,5%.
Diverso l’andamento del commercio elettronico dove l’intratteninamento è in testa con +278%, seguito dalla casa con +213% e dalla moda con +183%. Come per la ristorazione, anche nel non alimentare i centri città sono il canale indicato come più performante dal 73,6% dei rivenditori, seguiti dai centri commerciali (31,5%).
Nella classifica delle regioni, il Sud registra i migliori risultati di vendita con il 40% dei rivenditori che indica la Puglia come la più alto performante seguita da Sicilia, Lazio, Calabria e Campania. Staccate Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana e Molise indicate come ben performanti solo dal 16% del campione. Male Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Abruzzo, Liguria, Marche, Sardegna, Valle d’Aosta, Umbria le peggiori.
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