Adepp, a rischio il 20% degli odierni professionisti

Tra welfare e sinergie, a confronto su futuro casse previdenza private e degli iscritti.

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Autonomia, sinergie, welfare strategico, fiscalità di scopo: sono state alcune delle parole chiavi emerse durante il webinar organizzato dall’Adepp (l’associazione che riunisce le casse di previdenza privatizzate dei professionisti) al quale hanno partecipato i presidenti degli ordini professionali, esperti e giornalisti. Un evento organizzato per riflettere, nello scenario post Coronavirus, su quello che potrà essere il ruolo futuro delle Casse di previdenza private. 

«Pare evidente ormai che ci sia una nuova esigenza di fare previdenza – ha esordito il presidente dell’Adepp, Albero Oliveti -. Una previdenza che non sia soltanto quella ordinaria e postlavorativa, quella cioè che si concretizza nella pensione o nell’assistenza a chi lavorando ha un bisogno. Bisogna iniziare a ragionare sul concetto di supporto al lavoro. Un welfare che divenga assistenza strategica e che possa essere sia un sostegno all’attività professionale e al suo reddito, ma anche uno strumento che permetta a ognuno di sviluppare al massimo la propria potenzialità lavorativa». 

«Allo stesso tempo – ha proseguito Oliveti – oggi ci dobbiamo impegnare in un welfare che qualcuno ha chiamato “catastrofale” con evidente riferimento all’emergenza Covid-19, con interventi che qualche volta possono configurarsi proprio come forme di sostegno passivo o di ammortizzazione sociale, senza avere però una fiscalità di scopo».

«A questo proposito – ha sottolineato sempre il presidente dell’Adepp – è bene ricordare che veniamo tassati nei rendimenti dei nostri investimenti patrimoniali come se fossimo un’attività di impresa di tipo lucrativo, cosa che in Europa non avviene». Un prelievo che ogni anno costa alla previdenza dei professionisti qualcosa come 500 milioni di euro di “taglia” sui rendimenti maturati sul patrimonio di 87 miliardi circa.

«Siamo chiamati costantemente a sostenere il Paese in cui lavoriamo ed è evidente che siamo sensibili a questo tema, ma noi riteniamo che il nostro compito sia quello di sostenere i professionisti e le loro attività, non saltare il fosso andando a fare investimenti sul Sistema Paese, cosa che – ha concluso Olivetinon spetterebbe a noi, bensì alla fiscalità generale». Tanto più in un contesto dove l’attuale governo BisConte tratta i professionisti come lavoratori di serie D.

«Al centro delle nostre riflessioni, ci sono i professionisti duramente colpiti da questa pandemia. Stimiamo che il 20% degli iscritti agli ordini e alle Casse rischiano di essere definitivamente espulsi dal mercato del lavoro – ha denunciato la presidente del Comitato unitario delle professioni, Marina Calderone -. E’ indispensabile mettere in campo una sinergia che veda tutto il sistema unito e in grado di parlare alla politica che, anche con questi ultimi decreti, non ha capito il valore dei professionisti. La platea che ha avuto accesso ad una sola forma di sostegno è stata enorme. 500.000 professionisti che hanno richiesto il bonus 600 euro stanno a significare che a rischio c’è la professione stessa. Sono caduti modelli, tipologie contrattuali tutto è diventato più fluido e complesso e anche per questo c’è bisogno di ragionare su soluzioni che affrontino temi trasversali al lavoro e alla professione – sottolinea Calderone -. Le società tra professionisti mai decollate, l’equo compenso mai attuato, uno statuto dei lavoratori che deve essere trasformato in statuto dei lavori, la fragilità di una professione che deve fare i conti con le trasformazioni e evoluzioni del mondo, tutto necessita di unione e unità». Oltre a contrastare i tentativi da parte delle pubbliche amministrazioni e anche di qualche privato di chiedere al professionista una prestazione a titolo gratuito o a tariffe minimali con la scusa del presunto prestigio di lavorare per una determinata società o amministrazione.

«Questioni delicate e importanti – ha sottolineato il coordinatore della Rete Professioni Tecniche, Armando Zambrano – che uniti potremo affrontare meglio Abbiamo bisogno di mettere in campo una lobby che non sia fine a sé stessa ma che serva a portare avanti le istanze delle nostre platee. Siamo di fronte ad un momento storico se nel nostro piccolo riusciremo ad avviare un progetto comune. Non c’è bisogno di investire soldi ma idee da mettere a fattore comune». 

Sul ruolo sociale e politico delle professioni, si è concentrato invece l’intervento di Filippo Anelli, presidente dei medici Fnomceo: «devono essere rivalutate l’autonomia e la qualità delle professioni. Ma soprattutto è importante sottolineare che la professione rappresenta una commistione tra le proprie competenze e il fatto che esse debbano essere utilizzate per il bene della persona e della società. Perché il potere che deriva della conoscenza non può essere libero ma deve essere condizionato a questo fine ultimo. Le professioni – ha aggiunto Anelliacquistano un valore strategico nella società perché esse diventano strumento fondamentale per garantire la democrazia nel nostro Paese. Auspico quindi che ci sia una forte azione culturale per recuperare quella dimensione sociale e politica che le professioni devono avere nel nostro Paese». 

«Negli ultimi 12 anni abbiamo affrontato diverse crisi ma fino ad oggi anche se il mondo dell’occupazione registrava un segno negativo compresi i lavoratori autonomi (-11,2%) i liberi professionisti crescevano raggiungendo il 28% in più. E se anche il calo dei redditi non evidenzia i segni profondi della crisi in atto è indubbio che questa pandemia incrementerà il divario tra chi guadagna perché è riuscito a specializzarsi e riqualificarsi e chi non è riuscito a fare questo percorso. Difficile trovare soluzioni – ha affermato il presidente di “Economisti e giuristi insieme” e presidente del consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani -. Lavorare e ragionare insieme come ordini e insieme alle Casse è sicuramente un bisogno per condividere non solo assistenza ma investimenti strategici. Dobbiamo cambiare e far cambiare paradigma. Tecnologie, innovazione, specializzazione sono le parole che devono essere supportate da investimenti, Gli ordini non possono investire, devono fare un patto con le Casse. Il loro ruolo è importante».

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