Abbassare l’Iva anche in Italia per rilanciare i consumi

Steger: «copiare dalla Germania che per il 2020 taglia le aliquote». Bort: «sarebbe utile per rilanciare i consumi, soprattutto delle famiglie». Moser: «innalzare l’aliquota del 10% per gli acquisti dai portali digitali con consegna a domicilio».

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Tra i provvedimenti utili per rilanciare l’economia dopo due mesi abbondanti di blocco generalizzato imposto dalla pandemia da Coronavirus arriva anche la proposta di abbassare l’Iva, che in Italia ha livelli tra i più alti d’Europa, seguendo quanto ha già deciso la Germania nell’ambito del proprio piano di ripresa.

Per il senatore altoatesino della SVP e vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, Dieter Steger, «bisogna guardare a quanto accade in Germania, che ha ridotto l’Iva portandola dal 19 al 16% e dal 7 al 5% per un periodo transitorio limitato al 2020. Un abbattimento di questa tassa sui consumi farebbe da moltiplicatore per l’andamento economico, con un beneficio immediato per le famiglie e le piccole attività economiche».

La proposta di abbassare l’Iva è vista con favore dal presidente della Camera di commercio di Trento e di Confcommercio Trento, Giovanni Bort: «uno dei più forti problemi da risolvere al più presto è il rilancio dei consumi interni, che al momento sono praticamente fermi, come testimonia l’impressionante crescita della liquidità detenuta dalle famiglie nei conti correnti, con grave rischio di chiusura di migliaia di imprese, soprattutto piccole, nei prossimi mesi. L’abbattimento delle aliquote Iva, che in Italia sono particolarmente alte, tra le più alte d’Europa, sarebbe un utile volano per rimettere in moto l’economia».

Poi, «allineare il livello dell’Iva italiano a quello del nostro principale mercato di esportazione sarebbe utile per evitare che l’economia italiana sia sempre in affanno a rincorrere dietro ai migliori, limitando l’effetto distorsivo. Vedo con favore – sottolinea Bort – la proposta di abbassare l’Iva italiana ai livelli tedeschi, perché consentirebbe di rilanciare l’economia e i consumi, riducendo l’onere per le famiglie consumatrici, oltre a generare maggiori entrate pure per il fisco grazie ad una maggiore attività economica. Perché, è bene sottolinearlo con forza, il rischio che corre l’Italia è di entrare in una fase di lunga stagnazione dell’economia che sarebbe un male ancora peggiore di quello del crollo dell’economia causato dal Coronavirus. Serve una frustata decisa per chiudere al più presto una brutta pagina».

Sempre dal fronte del commercio, da Confcommercio Alto Adige giunge una proposta che va a tagliare le grinfie alle grandi piattaforme del commercio elettronico mondiale, quelle che spesso prosperano anche grazie a condizioni fiscali di assoluto favore, irraggiungibili per una normale bottega fisica. 

Il presidente di Confcommercio Alto Adige, Philipp Moser, propone di applicare «una maggiorazione di 10 punti alle aliquote Iva correnti per tutti gli acquisti effettuati sulle piattaforme di commercio elettronico che prevedono la consegna dei beni direttamente al consumatore tramite i servizi postali. Da questo rincaro sarebbero esclusi gli ordinativi elettronici che prevedono il ritiro presso il negozio fisico da parte del consumatore. Ciò per favorire la ripresa delle attività delle botteghe, soprattutto quelle di periferia, che dal blocco imposto dal Coronavirus hanno subito una pesantissima concorrenza sleale da parte delle piattaforme di commercio elettronico che stanno desertificando l’offerta commerciale nelle nostre realtà urbane».

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