Brutta botta quella deliberata dall’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) che ha imposto a Cattolica Assicurazioni una ricapitalizzazione da 500 milioni di euro per rafforzare il proprio patrimonio culminata con uno scivolone di Borsa del 16%.
Il consiglio di amministrazione di Cattolica Assicurazioni, riunitosi per esaminare la lettera dell’Ivass che chiedeva immediati interventi di patrimonializzazione, «ha preso doverosamente atto delle indicazioni» arrivate dall’autorità di vigilanza e «pertanto, ha dato mandato al management di preparare un piano nei tempi richiesti, al fine di rafforzare la solvibilità del Gruppo», a cui è stato chiesto, tra l’altro, di procedere a un aumento di capitale da 500 milioni di euro entro fine settembre.
Nell’ultimo monitoraggio fatto da Cattolica Assicurazioni del suo indice di solvibilità, risalente allo scorso 22 maggio, il “solvency ratio” del gruppo, principale indicatore di solidità patrimoniale, è pari al 122%, a fronte del 147% del 31 marzo scorso, mentre quello della capogruppo è al 130%.
La notizia dell’imposizione del rafforzamento del capitale da parte dell’Ivass ha innescato una forte corrente di vendite per tutta la giornata sulla compagnia veronese in Piazza Affari, con il titolo che ha chiuso con uno scivolone del 16,8% a 3,4 euro dopo aver toccato un minimo di seduta a quota 3,3.
A completare la giornata nera di Cattolica Assicurazione guidata da Paolo Bedoni c’è anche la citazione per danni alla compagnia formulata dall’ex amministratore delegato, Alberto Minali, che si è dimesso da consigliere della società nella serata del 29 maggio. Minali, che chiede alla compagnia un risarcimento di 9,6 milioni di euro, ha motivato il provvedimento con la «asserita mancanza di una giusta causa» della revoca delle sue deleghe, avvenuta il 31 ottobre 2019. Da parte sua, Cattolica che ritiene «infondate» le pretese, «che saranno oggetto di adeguata risposta in sede difensiva».
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